Si scrive Asti Secco si pronuncia Bio. Nascono a Canelli le prime bollicine biogiche dell’era non dolce legata al Moscato del Piemonte. E nascono in casa Tosti, una delle aziende canellesi storiche (dichiara la fondazione nel 1820) in tema di vini e spumanti.
A tenere a battesimo il primo Asti Secco bio, Giovanni Bosca, classe 1960, patron di un’azienda che produce ogni anno attorno 13 milioni di bottiglie vendute in Italia ed esportate, come è buona pratica delle maison piemontesi, in tutto il mondo.
«Il nostro Asti Secco Bio non è solo una scelta commerciale – dice Bosca – anche se – precisa – il mondo bio nel vino fa registrare incrementi a due cifre soprattutto per merito dei mercati del Nord Europa dove la cultura salutista del biologico ha trovato terreno fertile. Per noi della Tosti è stato anche una questione di testa. Dal 2009 abbiamo convertito i quasi 6 ettari di mia personale proprietà alla coltivazione biologica (si vedono dall’ufficio di Bosca ndr) perché ho pensato che fosse il momento di fare qualcosa per questa terra, la nostra terra. Un cambio di passo. Un segnale. Ci stava tutto. Per noi, i nostri figli, per il futuro. Abbiamo fatto Moscato e Asti docg bio, abbiamo chiamato la linea “Le lucciole” perché le vedevo nelle vigne nella mia infanzia, poi sono sparite e con il biologico sono tornate. La lucciola è un insetto sensibile all’inquinamento che torna nelle coltivazioni biologiche».
Da qui l’idea di un Asti Secco bio, novità nella novità. Con Bosca anche Mariacristina Castelletta, responsabile del marketing dell’azienda e due enologi: Alberto Canino e Alberto Alciati.
E se ai tecnici competono le spiegazioni tecniche di come non sia facile domare un’uva bio con produzioni decurtate, ma caratteri più vicini alla natura, a chi si occupa di marketing tocca raccontare dell’immagine di un prodotto nuovo due volte, come denominazione e come produzione. Dice Mariacristina Castelletta: «Per l’immagine di questo Asti Secco docg bio abbiamo deciso di partire da un omaggio al lavoro dei vignaioli e alla vita della vigna che si snodano, uniti, attraverso 6 momenti della giornata: alba, mattino, pomeriggio, tramonto, sera e notte. Ne abbiamo fatto 6 diverse etichette». Dunque 6 etichette per un unico prodotto che, in questo modo, si fa portatore di un messaggio, di un discorso di territorio. «Del resto – dice Giovanni Bosca – qui siamo nel cuore del 50° sito Unesco d’Italia, quello dedicato ai paesaggi vitivinicoli piemontesi. Tutto è partito da qui». Giusto. Ma non è l’unico messaggio affidato alle etichette. Con una “magia” resa possibile da una speciale carta termosensibile, alla giusta temperatura, sulle etichette dell’Asti Secco bio di Tosti compaiono le lucciole, piccoli puntini che si evidenziano copme per incanto e si spargono sull’etichetta disegnando una costellazione di lucciole. «Indicano la vita nella vigna attraverso le bollicine dell’Asti Secco bio. E noi ne siamo contenti» chiude Mariacristina Castelletta.
SdP
Qui le videointervista Giovanni Bosca – immagini realizzate da Vittorio Ubertone