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Aziende. Ca’ dei Mandorli trova casa a Noceto Michelotti. Nasce una tenuta da 72 ettari tra vigneti di Moscato, Brachetto e Nizza docg. Stefano Ricagno: «Nostro progetto per territorio e paesaggio unici»

Una acquisizione annunciata e perfezionata qualche mese fa e finalmente, domenica 28 maggio, in coincidenza con la giornata di Cantine Aperte, la prima uscita ufficiale di Ca’ dei Mandorli, maison che fa capo alla famiglia Ricagno, nel sito di Noceto Michelotti.
La zona è quella tra Castel Rocchero e Castel Boglione, un anfiteatro di colline in pieno Monferrato tra le aree di Canelli, Nizza Monferrato e Acqui Terme, un triangolo d’oro per il vino piemontese che, giova ricordarlo, per fortuna non è solo Barolo e Barbaresco, ma anche Barbera, Moscato e Brachetto che qui trovano vette di eccellenza insuperabili.
Dunque qui la famiglia Ricagno ha voluto creare una struttura di importante entità: 72 ettari di vigneto a corpo unico (i Ricagno con questo oltrepassano i 250 ettari di loco competenza) con una cantina vitivinicola che fa scuola non solo per regole di allevamento e vendemmia della vite e dell’uva, ma che potrebbe essere un modello anche come disegno architettonico con uso di materiali il più possibile compatibili con un paesaggio unico.
Basta guardare le immagini e i video: la nuova casa di Ca’ dei Mandorli si candida a diventare un modello che parte dalla vite, come denominatore comune mai adeguatamente sottolineato in questa area di Piemonte dove si parla (e si litiga) solo di vino e rese e prezzi, e arriva fino alla cultura, l’arte (in cantina tra l’altro decine di barriques modificate e dipinte da vari artisti), la natura, l’ambiente, il paesaggio tutelato dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità attraverso i Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte.
Ma si può fare business tenendo a mente e in buon conto tutte queste cose. I Ricagno, Paolo, imprenditore vitivinicolo di lungo corso e presidente del Consorzio del Brachetto, e il figlio Stefano, enologo, direttore generale della Cuvage (bollicine) di Acqui Terme nell’orbita di Mondo del Vino, vicepresidente del Consorzio dell’Asti e oggi responsabile del progetto famigliare Ca’ dei Mandorli, ne sono convinti.
Resta, in attesa di vedere risultati e soprattutto assaggiare vini, la bellezza naturale dei luoghi che i Ricagno valorizzeranno anche dal punto di vista ricettivo con una struttura da 13 camere immersa tra i vigneti. Lo abbiamo detto, Ca’ dei Mandorli può diventare un esempio, perché non solo nelle Langhe e nel Roero, ma anche nel Monferrato ci sono progetti che aspettano solo di essere lanciati da imprenditori che intendono a 360 gradi la missione di coltivare la vite e fare vino.

Qui la nostra video intervista a Stefano Ricagno

 

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