Qualcuno parla di rimasugli, di fondi di magazzino svenduti per far posto ad altra merce. Altri denunciano apertamente la lesa “moscatosità”. Fatto sta che l’ennesimo Asti docg svenduto al prezzo delle patate fa parlare, eccome.Le foto (ne pubblichiamo una) sono arrivate a Sdp via mail da un lettore della zona cuore delle coltivazioni del moscato bianco che si usa per fare Asti e Moscato docg.
Chi ha scattato le immagini ha indicato anche il supermercato della “promozione”. Fa parte di una catena che reclamizza anche prodotti tipici regionali, è diventato un must per la Gdo.
Ma quello che davvero fa male, ammesso che le foto ritraggano una bottiglia effettivamente venduta a quel prezzo, è che un prodotto che in Russia considerano come un grande vino spumante, venduto anche a 30 euro la bottiglia, sia svilito in modo così evidente con prezzi da sottomarca, nonostante il bella evidenza ci sia il bollino del Consorzio per la Tutela dell’Asti e del Moscato che, tra i suoi scopi, ha sempre messo la valorizzazione delle bollicine dolci docg piemontesi (proprio in questi giorni i vertici consortili sono in missione negli Usa per promuovere Asti e Moscato a New York e California).
Prima reazione da registrare quella di Giovanni Bosco, presidente del Ctm, il coordinamento terre del moscato, movimento che si batte per la tutela del paesaggio e dei vini del moscato, che pur stigmatizzando, cerca una motivazione. Dichiara Bosco: «Il prodotto deve avere tre/quattro anni. Tanto che alcune delle Cantine che sono indicate in controetichetta come appartenenti all’organizzazione che commercializza il prodotto, hanno cessato l’attività. Ma c’è come con un simile prezzo si possa garantire la qualità»
Magra consolazione, ammesso che sia vera, che si tratti di un rimasuglio di magazzino. Queste cose non dovrebbero accadere, meno che mai nella zona di produzione.
Eppure accadono ciclicamente e Sdp ne ha dato conto molte volte. Sono stati svenduti Asti docg a 1,99 insieme a panettoni e pandori; e anche, ma solo per un giorno, a 1,90 euro, per la festa del Papà. L’Asti a 1,50 euro, tuttavia, segna un record in negativo che non andava proprio raggiunto.
Intanto, lunedì scorso, c’è stata la prima riunione della commissione paritetica che riunisce case spumantiere e vignaioli i quali, con il coordinamento della Regione Piemonte e del Consorzio di Tutela, come ogni anno, devono fissare rese e prezzo per ettaro delle uve moscato.
È stata una riunione interlocutoria, bella parola per dire che non s’è concluso niente. Ma è chiaro che è la calma prima della tempesta. Una parte di vignaioli – Assomoscato con alcune cantine sociali dell’Acquese – sembrano essere determinati a chiedere alle case spumantiere un aumento di almeno 2 euro al miriagrammo per il conferimento delle uve. Altri, come Confagricoltura e Confagrimoscato, avrebbero richiesto un +1,40 euro.
Le case spumantiere per ora stanno zitte, ma fanno trapelare che di moscato non ce ne sarebbe così bisogno come si credevo solo pochi mesi fa.
La Moscatomania è già finita? È una questione di cautela commerciale? O si vuole solo spaventare la controparte (“tanto non ho bisogno del tuo prodotto”) per raffreddare velleità di aumento del prezzo della materia prima? Tutte le ipotesi sono aperte. Certo che però l’Asti docg a un euro e 50 sa di fallo a gamba tesa, da rosso diretto e espulsione immediata dalla partita.
Sdp
La realtà dei fatti è che in un supermercato di Santo Stefano Belbo (maggior centro di produzione di Moscato d’Asti), ai piedi della collina di Moncucco (patrimonio di noi santostefanesi prima che dell’umanità), erano in vendita bottiglie di Asti spumante Docg a 1,50 euro (annata 2008, imbottigliato a febbraio 2009). Tutto il resto è aria fritta!!!
@Produttori (immagino per bocca del presidente): 1) Non so cosa abbia capito Assomoscato del mio intervento, ma capisco l’accorata difesa d’ufficio dell’Asti svenduto “a insaputa” delle cantine sociali (alcune iscritte all’associazione) che componevano Unicò. 2) non ho urlato contro la parte agricola (questo lo lascio fare a certi avvocati), ho semplicemente espresso la mia opinione. Una cosa che, come sperimenta bene Assomoscato, si può fare su questo blog che dirigo; 3) confermo la mia impressione: alcuni rappresentanti di associazioni di categoria hanno due pesi e due misure perché lo sputtamento dell’Asti, a mio parere, si fa con 5 o 5 milioni di bottiglie. E, purtroppo, ci sono cascati tutti: cantine sociali e grandi gruppi industriali, su questo blog ben prima di certe indignazioni fu pubblicata, nel silenzio generale, la notizia di un Asti Riccadonna svenduto a 1,99, ecoo il link: https://www.saporidelpiemonte.net/blog/?p=1768 inoltre, sempre su questo blog, si fece il nome della cantina a cui si riferisce Assomoscato, ecco il link: https://www.saporidelpiemonte.net/blog/?p=5949 4) Interessante il concetto di “diversa gravità” (espressione che somiglia tanto a doppiopesismo). Urge la consulenza di un legale. Inoltre sarebbe bello e istruttivo vedere la faccia di un russo che a casa sua compra l’Asti a 30 e fino a 60 euro la bottiglia e qui lo trova a prezzi che vanno da 1,50 (ad insaputa di chi l’ha prodotto) a 6/7 euro la bottiglia. 5) Interessante sapere anche di quale produttore erano quelle bottiglie svendute a Santo Stefano Belbo. 6) Gli scandali sono inutili quando sono inventati. Nella notizia delle bottiglie di Asti svenduto, sia quelle “industriali” che quelle delle cantine sociali, non c’era nulla di falso. 7) Riservo la mia preoccupazione per cose ben più importante delle liti che continuo, con buona pace dell’associazione che raggruppa una parte di vignaioli, a considerare, queste sì, inutili e dannose.
Capiamo l’accorata preoccupazione di Filippo per quel gruppo industriale messo sulla graticola reo di aver organizzato e pianificato in 114 Hard Discount di tutta Italia una promozione dell’Asti spumante ad Euro 1,99.
Non capiamo invece l’accusa di doppio pesismo rivolta al mondo agricolo, reo di non essersi indignato perche’ in un solo supermercato di Santo Stefano Belbo un fondo magazzino di ben 5 bottiglie di Asti spumante, di cui tre vendute e due ritirate dal Consorzio Tutela Asti (onore al merito) e’ stato, all’insaputa delle cantine cooperative produttrici, messo in vendita ad Euro 1,50.
Non vogliamo parteggiare né per uno né per l’altro ma ci interessa difendere il concetto di “Valore Moscato”, quindi riportiamo i fatti come sono relamente accaduti.
I fatti :
• Asti spumante ad € 1,50 in un supermercato di Santo Stefano Belbo.
• Asti spumante ad € 1,99 in 114 hard discount in tutt’Italia (con supporto promozionale di passaggi televisi nazionali)
L’entità dello scandalo :
– 5 bottiglie a Santo Stefano Belbo ( di cui n. 3 bottiglie vendute e – ONORE AL MERITO – n.2 ritirate DAL CONSORZIO DI TUTELA DELL’ASTI SPUMANTE)
– Non si sa ma quel giorno 114 hard discount in tutt’Italia vendevano Asti docg
I protagonisti del misfatto :
• Un consorzio di cinque cantine sociali ben descritte sulla stampa per il cartone scolmo di 5 bottiglie a S.Stefano Belbo.
• Non è nota la “ casa spumantiera “ che ha organizzato questa vendita promozionale in tutto il territorio nazionale
Strategia commerciale che ha organizzato il fatto:
Per il supermercato di S. Stefano Belbo, nessuna, il supermercato ha smaltito un fondo di magazzino all’insaputa delle cantine sociali produttrici.
Per i 114 Hard discount italiani, pianificazione nazionale con passaggi televisivi, quindi concertazione commerciale tra l’hard discount e la “ casa spumantiera “.
Riteniamo che i fatti sopraesposti dimostrino chiaramente la diversa gravita’ dei due accaduti.
Urlare contro la parte agricola di doppio pesismo per 5 bottiglie vendute all’insaputa delle cantine produttrici ci sembrava di sollevare semplicemente un polverone; quello che ci lascia perplessi e’ come mai, prima di inveire contro, non si sia fatta una piccola indagine conoscitiva sulla realta’ dei fatti.
Sottolineamo che il nostro unico interesse non e’ rivolto alle lotte di potere per il controllo dei cortili ma semplicente ci sta a cuore valorizzare il Moscato d’Asti (difendendolo da inutili scandali).
Caro Giovanni, il ridicolo sta nel fatto che un più tardi di un anno fa fu messo sulla graticola un gruppo industriale perché in un hard discount (non un supermercato) era stata acquistata una bottiglia di Asti docg a 1,90… la foto campeggiò sulle pagine locali del quotidiano La Stampa a monito di uno sputtamento del prodotto… in quel frangente i rappresentanti del vignaioli tuonarono contro certi industriali che rovinano il mercato… oggi, malgrado i media facciano il loro lavoro di divulgazione allo stesso modo, non vedo le stesse reazioni pubbliche… perché? È questo che trovo ridicolo… il mondo del moscato, a mio parere, è ancora acerbo… puerile nel suo doppiopesismo, vittima di simpatie e antipatie, di lotte e guerre di potere per il controllo di cortili che non servono a nessuno, se non a quetso o a quel condominio. Quando le uniche cose che dovrebbe interessare sono: un reddito agricolo decente, proiezioni credibili sulle vendite, mediazioni (vera) tra le parti, una governance della produzione (non troppo, non troppo poco), tutela ambiente e paesaggio, promozione sensata (non gite aziendali), valorizzazione e sto a liti di quartiere… sarebbe ottimo, ma, con certe teste, la vedo durissima…
Cari amici, credo che su questa vicenda si sia parlato e scritto abbastanza. L’intervento del Consorzio dell’Asti Spumante che in questi giorni ha acquistato le rimanenti bottiglie chiude la vicenda. Una cosa vorrei però chiarire. Nel 1999 ho fatto un patto con quei giovani che scesero in piazza e che i mass-media definirono cobas, un patto che Sergio Miravalle che tutti conosciamo battezzò “Il tempo dell’uva raccolta e pagata dagli industriali è finito”. Da allora tantissime persone mi riferiscono cosa succede sul territorio e tutti devono sapere che non lasceremo passare più nulla…ridicolo o non ridicolo e questo vale per tutti….
Buon Moscato d’Asti
giovanni bosco
presidente CTM
Scusate, ma a me sembra che non sia stata ben capita l’ironia forse un po’ troppo “santo…stefanese” e da “asinel brusc” (così lo chiamava la sua mamma) di Giovanni Bosco. Forse perché lo conosco meglio di voi, posso dire che lui non si riferiva alla cantina sociale, ma ha utilizzato la parola “santo” per dire che “solo un santo può garantire un miracolo così nel rapporto tra prezzo basso e alta qualità”.
Comunque sia, noto che in questo frangente di santi ne sono stati chiamati in causa parecchi: da San Damiano a Santo Stefano, fino al mitico San GIOVANNI BOSCO, ops!!! Guarda un po’, proprio quel nome e quel cognome!!! Ricordiamoci però tutti il detto “Scherza coi fanti ma lascia stare Dio e i Santi”. Concludo tornando serio appoggiando in pieno il post del grande Adriano Salvi e quello di Bosco quando dice che ancora una volta si guarda il dito e non la luna “nascosta” dietro!!!
Concordo con Adriano, ormai qualsiasi cosa riguarda il moscato viene presa davvero troppo sul serio… con i rischio di cadere nel ridicolo…
a questo punto è evidente che si tratta di fondi di magazzino che si desidera far fuori. Il prodotto è sicuramente non imbottigliato ieri e ci si augura almeno che sia stato conservato in modo idoneo (non al caldo)
La lettera di Bosco ad Atnews ha ricevuto risposta anticipando approfondimenti che stavo cercando…..Detto questo mi sembra che la “tensione” attorno al Moscato sia un pò sopra le righe….da sempre le aziende di Santo Stefano Belbo vendono l’Asti a prezzi a dir poco concorrenziali….quando a Fontanafredda va controcorrente e lo vende a 15 euro, per che quantitativi non saprei, ma se fossero rilevanti onore al merito ed all’abilità commerciale dell’Oscar ormai internazionale….oltre naturalmente a tanto di cappello per acquistare le uve di Moncucco.
http://www.atnews.it/2012/07/19/leggi-notizia/argomenti/al-direttore-2/articolo/la-cantina-terre-dei-santi-non-fa-miracoli-non-produce-lasti-spumante-e-alcuni-vini-sono-premia.html
Dal momento che non sono abituato a voler avere sempre ragione, come altri, in quel che scrivo, preciso che non mi ricordavo cos’era questo ensemble di Cantine “Unicò” per altro non più operativo, creato a suo tempo con la catena di (piccoli) supermercati dove è stata segnalata la bottiglia di Asti a prezzo stracciato….a q
@Filippo e Adriano. La cosa grave è che da informazioni che ho preso il prodotto ha più di tre anni e solo un Santo tra quelli della Cantina sociale “Terre dei Santi” (CAstelnuovo Don Bosco e San Damiano d’Asti) può garantire un miracolo e nel prezzo e nella qualità. Messa da parte la facile polemica quello che mi rattrista è che il supermercato che ha messo in vendita le bottiglie si trova ai piedi di Moncucco, la collina resa famosa da Cesare Pavese nei Mari del Sud e considerata a ragione la collina con il miglior moscato della zona tantè che un importante azienda ha battezzato un suo Moscato d’Asti “Moncucco” acquistando le uve e pagandole oltre il 50% in più di quello stabilito in paritetica. Mancanza di cultura. Tanto lavoro ancora da fare…
Buon Moscato d’Asti
giovanni bosco
presidente CTM
hai detto bene…storia vecchia, l’Asti che io ricordi (e purtroppo sono vecchio) è sempre stato svenduto in più occasioni e sotto mentite spoglie con strani registri di imbottigliamento e nomi di fantasia nei supermercati ed anche all’estero. Quel che mi pare grave in questo caso è che in controetichetta ci siano i nomi delle 5 Cantine Sociali che in pratica lo “firmano” alcune sono fuori zona e non ho ben capito cosa c’entrino, tipo Terre dei Santi e quella di Castagnole Monferrato. Probabilmente è stata utilizzata (giusto per risparmiare) una solo controetichetta servita per qualche altro vino “Unicò” presumibilmente rosso e sospetto sia Barbera, venduta a meno di un euro come ho visto io non ricordo più in che supermercato astigiano con un altro marchio inventato per l’occasione….il presso dell’acqua minerale ormai si avvicina e personalmente preferisco bere quella…..