C’è del buono il Danimarca. Nel Paese di Amleto non hanno dubbi e dichiarano amore all’Asti docg con siti Internet e pagine su Facebook. I francofoni, invece, con il nostro aiuto ne fanno carne da porco. L’amore tra la più piccola delle nazioni scandinave e le bollicine dolci piemontesi è testimoniato da numerose pagine pubblicate sul socialnetwork Facebook.
Basta digitare “Asti spumante” nell’apposito form e compare subito la pagina collegata in lingua danese. Questo è il link. Ma le sorprese non finiscono qui. Infatti nella finestra “figli” del sottomenu “info” il personaggio Asti Spumante indica una decina di famosi marchi di Asti e di più sono iscritti nell’elenco degli “amici”. Sulla “bacheca” vari messaggi di fans delle bollicine dolci piemontesi e altre amenità da fb.
Da nessuna parte, e questo è curioso, c’è un collegamento al Consorzio dell’Asti, che pure è presente su Fb e su Internet. Invece tra gli amici c’è l’Atl astigiana.
Sempre nel riquadro informazioni scopriamo che il “datore di lavoro” di Asti Spumante è asti.dk, raggiungibile a questo link, sempre in danese, e collegato a questo sito Internet: http://www.asti.dk/, rigorosamente in lingua danese.
Vi si trovano notizie sintetiche sulla città di Asti e sul territorio dove si produce lo spumante, schede tecniche su alcuni marchi di Asti e decine di ricette di cocktail a base di Asti docg.
Poi una spiegazione sul progetto Asti.dk. I responsabili del sito dichiarano che Asti.dk è un «progetto non-profit» gestito da Lasse Chor e Ckom Media, che così a naso sembrano essere rispettivamente una web-agency e una software-house. «Questo significa – spiegano ancora quelli di Asti.dk – che siamo dipendenti da sponsor in relazione alle nostre degustazioni di Asti e ad altre attività». Segue la lista delle aziende sponsor, tra cui spicca anche un marchio di hard-discount molto noto anche in Italia per proporre sottomarche e prodotti a prezzi stracciati, non proprio il testimonial ideale per uno spumante che da anni vuole elevare la propria immagine.
Se nel profondo Nord europeo c’è qualcuno che, in un modo o nell’altro, ama l’Asti, in Belgio c’è chi vende l’Asti docg a meno di 3 euro la bottiglia, per l’esattezza a 2,59.
Tutto è sul sito della Colruyt, azienda belga che si occupa di vendere, anche on-line, food e vini a «meilleurs prix», insomma ai prezzi migliori, cioè anche a basso costo.
Ebbene alla pagina 64 del catalogo Automne 2010, nella sezione Vins Mousseux, si legge di un Asti Spumante La Romana, marca che non siamo stati in grado di rintracciare, venduto al prezzo di cui sopra.
È il costo più basso tra gli spumanti in vendita da Colruyt, persino gli spagnoli spuntano prezzi tripli al nostro Asti docg. È giusto? Dal punto di vista commerciali sì, La Romana avrà fatto lecitamente il suo business. Dal punto di vista del marcketing d’immagine, a nostro avviso, no.
La presenza sul mercato di Asti docg nelle fasce più basse di prezzo – come già documentato da Sdp nel Natale scorso con una bottiglia di Asti Riccadonna docg venduta a 1,99 – lascia l’amaro in bocca per chi, come noi e tanti altri, ancora crede nel rilancio internazionale di uno spumante che ha tradizioni e qualità infinitamente superiori. Chissà che ne pensano al Consorzio dell’Asti?
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)