Asti e Moscato d’Asti. L’assemblea del Consorzio indica le rese per la vendemmia 2021: 100 quintali/ettaro di uva docg più 15 di riserva. Ora parola a Regione e associazioni di categoria

inserito il 29 Luglio 2021

Cento quintali per ettaro con la possibilità di aggiungerne 15 come riserva. L’assemblea dei vignaioli e dei produttori d Asti Spumante e di Moscato d’Asti, convocata dal Consorzio nei giorni scorsi, si è espressa e ha proposto le rese per ettaro che caratterizzeranno la vendemmia 2021.

I prossimi step saranno, come di consueto, formali. La Regione Piemonte, nella fattispecie l’assessorato all’Agricoltura retto dall’acquese Marco Protopapa, una volta recepite le indicazioni dell’assemblea dal Consorzio di tutela, ne discuterà con le associazioni di categoria per una decisione univoca. Una volta stabilita la quale sempre la Regione emanerà una determina che fisserà ufficialmente le rese. Questione di giorni.

Anche quest’anno, quindi, non ci saranno indicazioni di prezzo, come vuole il codice europeo, ma non è escluso che le uve moscato d’Asti di attesteranno sulle quotazioni dello scorso anno portando il reddito degli agricoltori, al netto dell’andamento climatico e della maturazione delle uve, tra i 12 e i 15 mila euro a ettaro da cui, ovviamente, bisogna detrarre costi di produzione e contributi vari.

detto ciò i primi commenti dei vertici consortili sono improntati a una prudente soddisfazione.

Il presidente del Consorzio, Lorenzo Barbero si dichiara moderatamente soddisfatto e dice: «La decisione di andare a 100 quintali per ettaro, con una adeguata riserva, arriva da performance di vendite che hanno premiato, soprattutto all’estero, sia il Moscato d’Asti sia l’Asti Spumante docg. Vedremo quale sarà l’andamento della vendemmia 2021 e come risponderanno i mercati che si esprimeranno, come di consueto, nella seconda metà dell’anno». E a chi osserva come la riserva di quindici quintali a ettaro potrebbe rappresentare una tentazione per chi vuole speculare Barbero risponde così: «È esattamente il contrario. Le riserve sono al minimo storico. Bisognerà vedere le produzioni reali in vigna, ma in ogni caso avere un “polmone” adeguato è uno strumento di stabilizzazione per tutte le filiere vitivinicole».  

Anche Stefano Ricagno, vicepresidente senior del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti docg è soddisfatto dell’indicazione rese: «Si è arrivati alla quota ideale indicata dal disciplinare e questo non può che essere un sintomo di buona salute della filiera. Del resto gli ultimi dati relativi alle fascette sono positivi. In ultima analisi, però, bisognerà verificare quando in realtà produrrà il vigneto moscato».Sulla governance di rese e prezzi Stefano Ricagno si esprime così: «Credo che sia il momento in cui questa filiera debba dimostrare non solo unità e consapevolezza, ma anche quella maturità ed equilibrio che servono per fare un salto evolutivo verso un nuovo modo di intendere il futuro dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti docg, un futuro più adulto, più progettuale, orgoglioso e sostenibile, relativamente alla propria storia, alle tradizioni e ai paesaggi naturali che ne sono le fondamenta».

Fin qui le questioni politico-amministrative legate al vitigno moscato bianco a cui si devono abbinare temi altrettanto concreti come la difesa e la valorizzazione dei “Sorì”, le esposizioni di pregio sui crinali collinari che attendono protezione e tutela sia geomorfologia sia economica (sul caso si sta muovendo l’associazione dei Comuni del Moscato d’Asti); lo sviluppo delle pratiche sostenibili in vigna e in Cantina che da sempre sono un argomento d’impegno del Consorzio e di molti produttori; e, non ultimi, tutti gli aspetti legati alla commercializzazione dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti, in tutte le loro declinazioni, in Italia e nel resto del mondo. Di carne al fuoco ce n’è molta, i competitor non mancano, ma il comparto dell’Asti e del Moscato d’Asti sembra avere, ancora una volta, carte buone da giocare.

SdP


 

 

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