
Ennesima puntatona della soap-opera “Asti sì – Asti no” sull’inserimento della città di Alfieri – e di 20 ettari di moscato dell’azienda Zonin – nell’area di produzione delle uve moscato docg. Come previsto, e com accade un po’ troppo spesso da vent’anni a questa parte in Italia, non si è deciso un cavolo. Nel senso che, sotto la presidenza dell’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto (Lega), si è rimandata ad una “audizione pubblica” la questione che da un annetto sta ingrassando gli avvocati e facendo litigare parte degli agricoltori con il Consorzio di Tutela.
Ha spiegato a Sdp l’assessore Sacchetto: «È stata una riunione serenissima. Io, dico la verità, avrei preferito mantenere la linea del no all’ingresso di Asti nella zona di produzione, anche per le forzature che ci sono state all’epoca del Governo Prodi e più di recente. Tuttavia, stante la volontà di molti parti della filiera di trovare un punto d’intesa, ho appoggiato la proposta di una audizione pubblica nella quale giuristi del vino, tecnici, industriali e vignaioli, possano dire una parola sul nuovo disciplinare ancora bloccato a Roma. Dopo di che il Comitato nazionale vitivinicolo, vista le relazione dell’audizione, portrà decidere in merito, prendendo o non prendendo in considerazione gli esiti dell’audizione che dovrebbe svolgersi, in luogo ancora da stabilire, tra fine ottobre e inizio novembre».
Dunque un’altra assemblea, più allargata, tanto che già qualcuno sul web parla di fare audizioni in tutti e 52 i Comuni del moscato immaginando una sorta di referendum popolare. Una roba mai vista, che fa sobbalzare più di un osservatore e che Dino Scanavino, vicepresidente nazionale Cia (coltivatori) e vignaiolo in quel di Calamandrana (Asti) boccia tout-court: «No la via corretta è quella dell’audizione pubblica. Li vignaioli che hanno qualcosa da dire potranno farlo, insieme a Cantine sociali, industrie, vinficatori, sindacati e associazioni».
Sarà l’ultimo atto di questo – ma c’è chi dice che l’audizione non sarà possibile farla -, diciamo la verità, decisamente stucchevole botta-e-risposta tra favorevoli e contrari, pro e contro Zonin (che, forse, minacciando di rivolgersi alla Corte di Giustizia europea ha buttato benzina sul fuoco), pro e contro Bruxelles, pro e contro tutti.
Lo speriamo anche perché – come dichiara in un suo commento su questo blog l’agronomo Maurizio Gily – dall’estero stanno arrivando vini al moscato fatti davvero bene e come si dice tra i due litiganti il terzo…
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Condivido l’intervento del Sig. Bosco tranne un particolare: l’Asti e il Moscato sono effettivamente beni non indispensabili ma non di lusso, non ancora. Magari lo fossero, forse ci potremmo preoccuparre un pò meno. Il bene di lusso o quello ritenuto tale crea una forma di dipendenza, di desiderio che porta il consumatore a cercare di procurarselo anche andando contro alle proprie reali possibilità economiche. Se in momenti particolari, come l’attuale crisi economica, si è costretti ad accantonare l’idea di acquistare il bene desiderato ecco che in panorami più sereni torna ad allettare il consumatore. Calandomi nei panni del consumatore tipo e bazzicando fra negozi, vinerie, ristoranti, enoteche o nei vari wines shop, di diverse regioni italiane e chiedendo info sui vari prodotti in esposizione mi è successo (un pò troppo spesso per i m gusti) di sentir descrivere l’Asti e il Moscato in termini non poi così lusinghieri come potrebbero lasciar pensare i recenti articoli dei media che hanno trattato del “boom Moscato” (o moscatomania). Potrebbe trattarsi di sfortuna ma questo genere di esperienze è stato sufficiente ad alimentare il m dubbio personale che le fondamenta del “fenomeno Moscato” non siano poi così solide. Mi chiedo se l’attuale favore che il Moscato riscontra, ora, dal consumatore derivi più dall’essere conomicamente abbordabile più che dall’immagine. In un contesto simile aumentare gli impianti risulta essere troppo rischioso. Io rimango del parere di sfruttare l’onda positiva per lavorare in qualità ed in promozione. Certo rimane da approfondire quanto sia reale il rischio di perdere da denominazione. Cogliendo l’occasione di prendere informazioni in merito da organismi sindacali e/o rappresentativi del settore le risposte sono state alquanto vaghe:”…nn dovrebbbe. ma forse…, c’è la possibilità…, dicono….Sono risposte che non accetto e che aumentano la confusione in merito, soprattutto la mia.Il panorama legislativo moderno è indiscutibilmente complesso, questo è innegabile ma è altresì vero che al giorno d’oggi ci si può avvalere di professionisti che possono essere più che utili nel fare chiarezza…o non si vuole fare chiarezza?
Sul fatto di far uscire i vignaioli dal buco ho alzato bandiera bianca già da tempo e le linee di pensiero, viticole, in cui continuo ad inciamparmi confermano la mia scelta. Le nuove generazioni? Quelle che sono venute subito dopo di me hanno fatto poco, a quelle attuali stiamo già mettendo troppe cose sul groppone anche più importanti. I ns panni sporchi dovremmo lavarceli da soli, ora, già troppe volte si è delegato ad altri ed al dopo. Le varie associazioni? Diffido di loro ma è anche successo di sentire cose sensate più da loro che dai viticoltori stessi.
Ok, credo di essere stata nuovamente logorroica…scusate!
Quello che ha scritto Contadina verace à l’attuale realtà. E qui non ci piove. Ma se uno analizza bene quello che scrive non è che Contadina verace sia molto soddisfatta dell’attuale realtà.
Contadina verace ha capito (purtroppo troppi l’hanno dimenticato) che la fortuna dell’Asti spumante e del Moscato d’Asti è scaturita dall’intelligenza e dalla fantasia di alcuni imprenditori. Gancia x l’Asti spumante e di alcuni contadini per il Moscato d’Asti. Senza intelligenza e senza fantasia con il moscato non si va da nessuna parte. Non dimentichiamoci mai che il moscato non è un prodotto di prima necessità: L’Asti Spumante ed il Moscato d’Asti sono prodotti di lusso, dei quali si può tranquillamente farne a meno. Ecco allora la necessità di creare per questi due prodotti un’immagine diversa. Creare la voglia di consumarli. E qui ci vuole fantasia.Risolvere il problema con l’aumento degli impianti o l’abbassamento del prezzo vuol dire “trascinare questi due prodotti a livello degli altri moscati, dei tavernelli, del barbera” con le note conseguenze.
Fantasia, fantasia, fantasia, vedere il problema oltre l’attuale realtà, con la consapevolezza che “chi vede le cose un giorno prima degli altri, per un giorno passa da pazzo”
Buon Moscato d’Asti
@contadina: mi sa che siamo “compagni” di cantina, allora. E, purtroppo, sottoscrivo quel che dici.
@Contadina: okkei, è ufficiale: ti candidi a presidente del Consorzio di tutela e/o di Assomnoscato… no, perché hai detto più cose sensate tu su questo blog che molti soloni/tribuni/manager negli ultimi dieci anni. Sottoscrivo quasi (quasi!) tutto ciò che scrivi… mi manca solo il come uscire da questo stallo del moscato+quantità=soldi dove la qualità è la “x” incognita (reminiscenze matematico-liceali). Essì perché ‘sti vignaioli bisogna pur farli uscire dal buco e tutte le associazioni e i consorzi e i movimenti fino ad ora non ci sono riusciti… personalmente credo che si debba cominciare dalle scuole e lavorare in prospettiva per le prox generazioni, se ci saanno ancora le vigne sulle nostre colline. Intanto, però, visto che mi giungono voci di truppe cammellate che si starebbero dirigendo alla volta di Canelli (11 nov.) e, il 14 novembre, di Torino, embbè spero che si sia tanto intelligenti da dare il buon esempio avviando confronti civili e soprattutto costruttivi, magari mettendo da parte protagonismi e/o infantilismi da parte di tutte le parti (scusate il bisticcio) in gioco. È una partita importante, forse più importante di quanto appaia. Ne va del futuro dei vigneti, del paesaggio, dell’economia, in definitiva del futuro dei nostri figli. Speriamo che qualcuno se ne accorga…
@Filippo: vivaddio che esiste la democrazia…a patto che chi vota o esprime pareri lo faccia con un minimo di consapevolezza! Nn so quale genere di contadino erudito frequenti tu ma il m contadino quotidiano di solito nn guarda oltre la propria tasca. L’ennesima conferma alla recente assemblea di cantina dove al momento dello sciorinare costi-ricavi, vendite, mercati, programmazione, ecc…ho visto lo sguardo dei vicini di sedia appannarsi e assumere l’espressione rassegnata di chi aspetta che il tormento abbia fine. Altri, più dinamici, si agitavano come se la sedia gli bruciasse il sedere. L’interesse si desta solo quando si parla del prezzo uva o di eventuali contributi. Il mio contadino quotidiano si interessa esclusivamente dell’equazione sup=Kg=€ relativa alla propria azienda, compra spumantelli e prodotti alimentari di dubbia provenienza perchè costano poco, nn gliene frega nulla del territorio, dell’ambiente nè della promozione. Se gli ventili l’opotesi di allargare gli impianti vedrà la cosa nn nell’ottica globale dei mercati ma come un’opportunità di aumentare la superf della propria azienda, se sente che il mercato tira è felice perché “…così cercano di più il nero”(che c’è stato anche quest’anno). Il “nero” che fra l’altro era l’argomento principale della platea, ovviamente sottovoce, durante l’assemblea della Produttori nell’agosto del 2010 indetta con l’intento di capire il parere dei produttori in merito alla firma o meno dell’accordo moscato. Solo se hai davanti un contadino-vinificatore allora il discorso può vertere sulla situazione dei mercati, su strategie, su problematiche, ecc… altrimenti il discorso tipo è:”hai potato?, hai legato?…” Quanto spesso senti un contadino parlare di qualità? Al massimo è una cosa in più ma ciò che lo rende gaudente è sempre e solo la quantità. Questo è il contadino tipo, poi sono consapevole che ne esiste una minoranza che invece cerca di tenersi informata che ha obiettivi più lungimiranti e che vede il sitema moscato in un’ottica meno individualista. E visto che sul moscato devo viverci spero sia questa seconda tipologia di contadino, nn la massa, che venga a Canelli per dare un’opinione che possa portare un valore aggiunto, ponderata e consapevole. Certamente è un diritto sacrosanto quello di esprimere la propria opinione ma bisogna farlo con un minimo di impegno cerebrale visto che può avere ripercussioni su un insieme di persone! Ah, a scanso di equivoci, nn è che m consideri particolarmente edotta, anzi soffro della mia ignoranza, ma perlomeno cerco di sbirciare oltre il mio orticello il che è già di più di quello che fanno molti dei m colleghi.
Confermo la news di Giovanni Bosco, sull’invito (che ho avuto per vie traverse anch’io) c’è scritto assemblea pubblica. A questo punto mi chiedo, se non è una pubblica audizione, a che diamine serva quest’assemblea. Vabbè che parlare è sempre un bene ma non vorrei che l’assemblea canellese servisse solo a: 1) far casino e accreditare ancora di più le divisioni del mondo del moscato – 2) permettere a personaggi di parte industriale, agricola o – peggio – politica di autoreferenziarsi come “difensori” di una tesi o dell’altra – 3) perdere tempo prezioso e dilatare ancora di più i tempi di approvazione del nuovo disciplinare. Insomma il timore mio e di molti altri osservatori è che l’assemblea non serva a trovare punti di contatto, esacerbando ancora di più le contrapposizioni inutili al grido di “tanto poi ci pensa Bruxelles…”. Lo stesso errore lo ha fatto il Governo in tema di manovre economiche e sappiamo tutti come sta andando a finire. Il mondo del moscato abbia più coraggio, anche di superare le divisioni e non ascoltare sirene e sirenette che stanno spostando l’attenzione di di tutti dai problemi veri della filiera: produrre uva di ottima qualità, venduta e comperata al giusto prezzo, vinificando vini venduti al prezzo più remunerativo possibile, evitando furbate, come gli spumantelli a basso costo (1,99 euro a bottiglia) abbigliati come l’Asti e, magari, fatti con le stesse uve moscato del docg ma fuori dalla quota docg e sistemai sugli scaffali dei supermercati accanto agli Asti che costano 4/5 euro in più … Non è più tempo di questi mezzucci.
Per una corretta informazione non sarà un’audizione pubblica( prevista dalla legge e vincolante che si sarebbe dovuta fare 3 anni fa, prima dell’inizio della pratica) , ma semplicemente un’assemblea pubblica alla quale tutti possono partecipare, senza vincolo di avviso. L’organizzazione è stata curata dal Consorzio dell’Asti Spumante e dalla Regione Piemonte assessorato all’agricoltura (i volantini-invito sono firmati da Paolo Ricagno e Claudio Sacchetto).Dove sono stati distribuiti non lo so. Penso che siano stati inviati via email ai soci del Consorzio (io l’ho avuto da un socio)
TEATRO BALBO VIA DEI PARTIGIANI CANELLI (at) VENERDI’ 11.NOVEMBRE 2011 alle ore 9,30.
Buon Moscato d’Asti
ma neppure a me m’hanno invitato… vado i’ stess perché: m’interessa (tutti vivono di moscato, non solo quelli che lo coltivano, lo vinificano e lo vendono), voglio vede e ache cosa serve la riunione (spero serva, ma sospetto le solite manfrine da una parte e dall’altra, ammesso che ci sono solo due parti in gioco) eppoi abito vicino 😉 ….
Io invece, non sono stato invitato da nessuno e credo anche che nessuno mi inviti, ma non me ne frega nulla, tanto io ci vado lo stesso .Voglio vederli tutti in faccia i protagonisti del settore……
anche se la maggior parte li conosco già…..e poi ..eh ..i commenti li facciamo dopo è meglio…
pure io sono stato gentilmente invitato a partecipare alla “riunione” dell’undici novembre a Canelli. Anche se non è stato precisato che si tratta della pubblica audizione ma l’argomento trattato è quello.
@Contadina: questa volta ti muovo un appunto, non condivido il tuo augurio che a qualcuno – anche se la pensa diversamente da te – non sia dato modo di esporre le sue opinioni. Cara Contadina questo è il contrario della democrazia e non solo tra i filari. Io, invece, mi auguro, come accade da anni su questo blog, che tutte (tutte) le voci e le anime del moscato abbiano la possibilità di farsi sentire in un mosaico di opinioni che non necessariamente deve essere scontro e contrapposizione. Lo so che è più facile a dirsi che a farsi, ma credo che arrivati ad un certo punto – non solo su quetsi temi -, ognuno di noi debba fare l’adulto e esporre le proprie idee senza pensare che chi non è d’accordo sia: a) un lestofante, b) un venduto, c) un nemico da abbattere. ‘Ste cose hanno già avvelenato la Politica (non a caso la maiuscola) sforziamoci di non intossicare altri ambiti, mantenendo le differenze, certo, ma senza avviare guerre.
@Giovanni: il collega Quirico ovviamente si riferiva a questioni ben più delicate e, consentimi, drammatiche che quelle legate al moscato. L’ho detto e lo ripeto: ho la sensazione che il mondo del moscato si stia prendendo un po’ troppo sul serio, per certi versi scimmiottando certi vizi e malcostume della politica e dell’economia nazionale. Confido nei vignaioli piemontesi che hanno bene i piedi piantati nel terreno delle loro vigne e il cui slogan da sempre è: esageruma nen (e scusatemi se la grafìa non è esatta).
Confermo anch’io che la pubblica audizione si terrà proprio l’11.11.11 a Canelli alla quale sono stata gentilmente invitata…insieme ad un centinaio di colleghi che strafregandosene alla grande di Asti-Zonin si sono ridestati dal torpore quando è stata ventilata l’ipotesi che ci sia la possibilità reale di un aumento degli impianti. So che alcuni di voi sono favorevoli ma io proprio NO e mi auguro vivamente che nn sia dato modo ai miei dotti colleghi di esporre le loro opinioni che sono sempre e inevitabilmente legati alla propria tasca individuale. Ciao ciao, io stacco per un paio di giorni e vado a prendermi una bella “storta” base Sangiovese così per un pò dimentico il mio moscato…che amo ma quanto fa tribolare!
“La democrazia può prosperare in un clima turbolento.Dove ci sono acquiescenza, cinismo, passività,rassegnazione, è aperta la strada per coloro che vogliono spogliarci dei nostri diritti”(Domenico Quirico “La Stampa” 26.10.2011).
Il problema non é x l’11.Novembre a Canelli. il problema nascerà a Torino il 14.novembre in Regione Piemonte dove si riunirà il comitato consultivo regionale per la vitivicoltura che dovrà discutere “l’annullamento del provvedimento del 2002 con la possibilità di impianti a Moscato, essendo il mantenimento del “blocco” ormai discutibile sia sul piano giuridico sia su quello economico” in parole povere (testuale da Regione Piemonte) LA LIBERALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI A VITIGNO MOSCATO POTREBBE CONSENTIRE DI AUMENTARE LA PRODUZIONE DI UVE BASE DEGLI SPUMANTI VARIETALI A MOSCATO O DEGLI SPUMANTI AROMATICI, INOLTRE SI APRE LA POSSIBILITA’ DI ORIENTARE PARTE DELLA PRODUZIONE ALLA DOC PIEMONTE MOSCATO.
Alcuni contadini si stanno già attrezzando per mettere i vigneti sui….tetti delle case.
Buon Moscato d’Asti
@Piercarlo: prima di tutto grazie per la “dritta” di Canelli. Verificheremo se davvero è così, non per sfiducia nelle tue info, ma per regola professionale. Come funziona la pubblica audizione? Sembra che un paio di delegati, credo dal Ministero, leggano il disciplinare e che quindi siano ammesse le osservazioni di chi si è accreditato a parlare. Non so se le osservazioni ammesse siano solo scritte o anche verbali. Comunque sembra non ci sai nessun dibattito, ammesso che qualcuno si aspetti questo. Conclusa la raccolta delle osservazioni delegati le esporranno al Comitato nazionale vini che potrà o meno tenerne conto, decidendo (speriamo questa volta lo faccia!) in modo assolutamente autonomo. Vedremo se questa telenovela – che sembra faccia un po’ sorridere tutto il mondo del vino italiano e non solo – troverà una fine o no…
Buongiorno..
Notizie di questi giorni, le audizioni non saranno ad asti ma a Canelli nel teatro balbo ,venerdì
11 nov. ore 9.30. (nella città storica del moscato)
“Qualcuno sa come funzionano queste pubbliche audizioni?
Ho già chiesto a qualcuno, ma non mi hanno dato delle risposte certe…
Non è che le cose devono stare ….” come dire… vedo non vedo”. ciao
spero solo che se faranno l’audizione pubblica noi tutti andremo a dire la nostra… è un pò un vizio piemontese lamentarsi con fare da maritre senza pensare che spesso ci danno possibilità di scelta. se l’audizione verrà effettuata e l’affluenza sarà minima… non voglio più sentire volar euna mosca al riguardo…. nè da chi ritiene sia giusta l’entrata nè da chi ritiene il contrario!!!!!!
colgo anche l’occasione per esporre una questione che mi ha lasciato allibito e, lo ammetto, anche un pò spaventato: girovagando a luglio in napa valley mi sono imbattuto in una città a me conosciuta…. si chiamava asti, proprio come la nostra….. speriamo che il tormentone e l’odore di business non arrivi oltreoceano altrimenti (permettetemi il piemontesismo…) siamo panati…..
@Luca: non è che non mi fidi delle tue letture, ma vorrei sapere dove Berchio ha preso quei dati, perché nel suo scritto non sono indicate le fonti, che come sai sono basilari per dare veridicità ai dati che vengono riportati. In caso contrario non valgono un fico secco. Io, invece, ti invito a leggere il focus del Sole 24 Ore del 17 ottobre scorso. A pagina 4 si danno i numeri di Asti, Prosecco e altri spumanti italiani per il 2010. Differiscono non poco da quelli che citi tu e sono indicate anche le fonti che sono attendibili essendo: dogane, contrassegni di Stato, Istat-Ismea, AcNielsen. Infine un particolare: io a Bordeaux c’ero e non ho visto mai, ripeto mai, addetti del Consorzio di tutela servire Asti negli stand di aziende associate al Consorzio. Lì c’erano, in forze, titolari e dipendenti delle aziende. Quanto al Prosecco prodotto e pubblicizzato dalle industrie, suvvia, non nascondiamoci dietro il dito: i piemontesi sono tra i maggiori imbottigliatori di Prosecco doc, hanno anche chiesto ed ottenuto una deroga per questo, cioè per imbottigliare il prosecco fuori dalla zona di produzione. E i veneti, a cui tutto si può imputare meno che siano commercialmente sprovveduti, l’hanno concessa senza tanti patemi, la deroga, perché porta reddito e benessere ai contadini. Fosse successo il contrario in Piemonte si starebbero ancora accapigliando… Quanto alla identità territoriale del moscato confusa con il Prosecco proprio su questo blog abbiamo scritto quanto basta, e senza andare a Bordeaux…
avrei molte cose da commentare ma poi qualcuno mi da dell’incarognito o del polemico o del crociato… riguardo alle promozioni del consorzio bando alle ciance e guardiamo i numeri, leggete lo specchietto sugli spumanti presentato da mario berchio sull’ultimo numero di Moscato d’Asti..ha del sorprendente..sull’Asti dal 1999 al 2010 c’è stato un calo delle vendite del 10%! dal 2005 al 2010 le vendite sono aumentate del 4,5% ma se confrontato con un più 83%sul doc del Prosecco e un più 73% del franciacorta… o allo stesso più 169%del moscato d’asti..
@Tappo: grazie del commento, prima di tutto. La tua “lettura” a me sembra un po’ tirata per i capelli… anche se in realtà all’epoca più d’uno dei dirigenti di associazioni di parte agricola si scagliarono contro il Gov. Prodi che prima di “morire” aveva fatto ‘sto casino. In realtà il buon Sacchetto ne fa più una battaglia di tipo popolare (o populistico, a seconda dei punti di vista). Tu ci hai visto anche un risvolto politico… mah, forse non così evidente… però alla fine in quest’Italia delel barricate e del tutti contro tutti ci sta anche questo…
Questa qui, che l’Assessore voleva dire no all’ampliamento per vendicarsi del governo Prodi, ci mancava. L’aggiungiamo all’archivio. E, visto che qui il latino imperversa, absit iuniuria verbis
@Giovanni: confortato…
@ Filippo.Per una corretta infornazione Ti elenco i nominativi dei dirigenti CTM che negli ultimi anni sono intervenuti sui vari giornali cartacei e online per parlare di moscato. Valter Cresta, Giovanna Balestrino,Giovanni Marino, Filippo Molinari, Pierluigi Prati, Gianluigi Gallione, Maria Rosa Garbarino, Piercarlo Sacco, Luca Vola, Claudio Canavero, Luciano Manzo, Fabrizio Canaparo, Marinella Barbero, Gianluca Balbo, Gabriella Agosti. Tralascio l’elenco dei semplici soci. Quanti rappresentanti delle altre organizzazioni che si interessano di moscato hanno fatto altrettanto. Consorzio di tutela? Assomoscato?Moscatellum?Cia, Confagricoltura, Coldiretti?Vignaioli Piemontesi, Confagrimoscato, Associazione dei comuni? Cepam?
Il CTM non è solo…bosco, ma uomini e donne che hanno imparato ad usare oltre le mani ed i piedi anche il cervello.
Buon Moscato d’Asti
Ammetto pubblicamente la m ignoranza ma nn so bene come funzioni una pubblica audizione. E’ un chiedere il parere del pubblico o una votazione vera e propria? Nel secondo caso sarei un pò preoccupata perchè un voto deve essere dato con consapevolezza e nn sulla spinta degli ormoni.
Fra ciò che “si vuole” e cio che “è meglio fare” spesso c’è un bel divario e nn so quante persone, contadini in prima linea, siano veramente in grado di prendere una decisione ben ponderata
A questo punto la radio ci potrebbe veramente far comodo…
Da cosa ne sò, le pubbliche audizioni si faranno ad asti,alla camera di commercio
la data mi manca, ma ci sono circa tre settimane scarse….ok
Ecco perchè la radio potrebbe essere utile, quando si saprà la data, se ci fosse qualche avviso
radiofonico per la popolazione, ci sarebbe di grande aiuto, far si che la gente lo sappia e che possa
partecipare numerosa..Bisogna salvaguardare i “sorì” e quelli che ci lavorano… (e non solo i sorì ma anche “IAIVE”…..ciao…………..
@Felice Musto e @Giovanni Bosco… Gestisco io personalmente il “Lunedì dell’Asti” su Radio Vallebelbo, nel senso che sono materialmente IO che ogni lunedì alle 13 mando in onda “in diretta” il programma di Ezio Pelissetti. Ci tengo a sottolineare che lo spazio NON è a pagamento ed è stato creato grazie alla disponibilità GRATUITA (almeno per quanto riguarda la radio) di Ezio Pelissetti. E aggiungo che tale spazio, seppur breve, è a disposizione di chiunque voglia intervenire e dire la sua, ovviamente in modo garbato, decoroso e civile, come avviene su questo BLOG. Sono anni che mi occupo del programma e non mi è mai arrivata una (e sottolineo UNA) domanda da chiccessia… Caro Musto, se il programma per lei è così tanto pietoso può sempre fare un gesto semplice semplice: cambiare stazione…
@Giovanni: dicevo che si facessero sentire le altre voci del Ctm anche su radio o giornali… comunque non c’è di che… ci mancherebbe… 😉
@felice musto. Grazie x l’invito ai programmi radiofonici, ma purtroppo costano e noi non abbiamo, come ho scritto, nè contributi, nè sponsorizzazioni…il nostro bilancio annuale è di circa 350 euro pari ad una settantina di tessere (la libertà di parola è rara e pochi sono quelli che possono permettersela).
@ filippo. Molti sono i soci CTM che trovano ospitalità GRATUITA sul Tuo sempre aggiornato blog e di questo Ti ringraziamo.
Buon Moscato d’Asti
@Felice: grazie dei ringraziamenti, l’ospitalità in questo blog, per chi discute nella civiltà e nel rispetto di tutte le opinioni, è d’obbligo. Tuttavia perché il Consorzio dovrebbe “piantarla lì”? In quanto agli aggettivi che usi per definire, a mio parere in modo ingeneroso, gli interventi consortili in radio dico che: ovvio che sono “faziosi” perché è una parte, sia pure maggioritaria, del mondo del moscato che parla. Sul “pietosi” non condivido, ogni posizione può essere criticata e no condivisa, ma definirla pietosa mi sembra ingiusto (non trovo pietoso neppure il “trota”, figuriamoci!). Bene al suggerimento di maggiore comunicazione da parte del Ctm, magari non solo veicolata dal Bosco ché sennò diventa monocorde (ma il mio è solo un suggerimento da professionista).
Condivido l’ultimo passaggio dell’amico giovanni CTM. L’importante è che a questa paritetica poi non partecipino solo i viticoltori in quota ai soliti tre…. Quindi per gli addetti, occhio alle informative, alle maggioranze ed ai numeri. Sperando che stavolta gli organi di stampa non si distraggano come quasi sempre…. ciao e buon moscato d’asti a tutti!
PS ma quando la pianta lì il consorzio di fare quei pietosi e faziosi passaggi audio (lunedì dell’asti ) a pagamento su RVB? Ovvero quando ne fate voi come CTM o Consorzio produttori moscato? Il mezzo radio è molto ascoltato in zona moscato e potrebbe dare un po’ di vigore alla vicenda perchè volga, si spera, alla giusta conclusione.
a filippo grazie, come sempre, per l’ospitalità!
@Giovanni: ecco appunto…
@Filippo. Come scrive l’amico Adriano Salvi io sono un provocatore di nascita (mia mamma mi chiamava l’asinel brusch), ma sono capace anche a parlar chiaro: Tu mi conosci da tantissimi anni, sai perfettamente che da oltre 60 anni io vivo, mi mantengo e mantengo la mia famiglia grazie al moscato: prima come figlio di contadini, soci di una cantina sociale, poi come dirigente di una ditta vinicola ed infine come assicuratore soprattutto nel ramo grandine. Mi interesso di moscato per “interesse”. Conosco bene la storia del moscato, ma anche la storia dei passati e dei presenti attori del moscato. Da sempre il “problema” ha avuto alti e bassi. Quasi sempre i “bassi” sono opera degli attori. Il CTM, movimento d’opinione come loro erano Gli Amici del Moscato negli anni ’70, si è dato il compito di tenere gli occhi aperti su tutto e quando serve suggerendo delle soluzioni.
Per avere la massima libertà di azione non riceviamo contributi nè sponsorizzazioni. Possiamo anche dare noia ma non siamo filosofi , nè conducator e tantomeno ducetti ma abbiamo tanta, tantissima esperienza e un archivio che fa tremare le vene a parecchia gente.
Il Moscato è una risorsa socio-economica non solo per i contadini ma anche per tutto quel mondo che lavora e vive in questa zona (oltre 50 mila persone). Continueremo pertanto a difenderlo con le unghie e coi denti e Ti garantisco che frecce al nostro arco ne abbiamo parecchie.
Buon Moscato d’Asti.
(speranto che non sia troppo leggero e annacquato)
@Fabio: tua idea ego communico
@Giovanni: ossignur! mi sa che quando si parla di moscato ci si prende un po’ troppo sul serio. Credo sia anche questo il problema di una filiera che continua ad avvitarsi su sé stessa con condazzo di prime donne, “spartachi” di campagna, conducator di collina, duci e ducetti e persino filosofi che “lasannolunga”. Ora però la pianto qui perché non voglio far polemica, ma solo invitare tutti a prenderla, come dire, un po’ più easy (facile, per chi non sal il latino…). Del resto quel “buon moscato a tutti” dovrebbe essere un viatico leggero, o no?!
Sic transit gloria mundi
@ Filippo.L’impero romano è duranto pur sempre sui 500 anni (Ottaviano 27 a.C. – Romolo Augusto 476 d.C.) Il consorzio astigiano,capitale dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti,non ha ancora 80 anni….forse pensavi agli imperatori, parecchi di loro sì che hanno fatto una brutta fine….
Buon Moscato d’Asti
beh, Roma, caro Giovanni, non è che ha fatto una bella fine… intendo come capitale dell’impero romano, ma a pensarci bene neppure come capitale dell’attuale…
“Provocatio ad populum” così si usava già nell’antica Roma e bevevano già il Moscato e qui da noi c’erano ancora i barbari e le boscaglie..
Buon Moscato d’Asti
😉
Aste Nitet Mundo Sancto Custode Secundo