Coldiretti conferma l’accordo su Asti 53° Comune del Moscato e approva le decisioni su presa di spuma e denominazioni del mosto. In una nota diffusa ai media, Maurizio Soave, presidente provinciale artigiano della Coldiretti con delega al settore vinicolo ha riferito dei lavori dell’ultima riunione della Commissione Paritetica sul Moscato che si è riunita lo scorso 4 giugno e di cui Sdp ha già dato conto riportando autorevoli commenti.
Sulla querelle di Asti Soave ha detto: «Si è finalmente trovata la soluzione “tecnica” ad un problema, quello dell’inserimento del comune di Asti agli attuali 52 facenti parte della omonima DOCG, che ha fatto discutere molto, che ha originato tensioni sul territorio e che ha visto ricorsi sui tavoli del Tar. Il trovato compromesso, di inserire “simbolicamente ” Asti con tre ettari circa appartenenti all’Istituto Agrario Penna assicura la tutela della Denominazione dalle ipotetiche possibili usurpazioni, ma nel contempo evita un allargamento della base produttiva (altre ipotesi prevedevano l’introduzione del territorio vocato del 53° comune o almeno una settantina di ettari inizialmente), non facilmente giustificabile agli occhi dei produttori che da anni si sono assoggettati, tramite accordo di filiera, ai contenimenti delle rese ed ai divieti di impianto. A questo proposito la Regione Piemonte ha convocato un ulteriore incontro l’11 giugno alle ore 9,30 per predisporre il parere regionale da trasmettere al Comitato Nazionale Vini».
Dunque di Asti come simbolico 53° Comune del Moscato si parlerà ancora in questi giorni.
Per quanto riguarda la regolamentazione della presa di spuma, Soave ha dichiarato: «La soluzione adottata, secondo la quale la Regione, con proprio provvedimento stabilirà di non includere i volumi derivanti dalla presa di spuma nella docg è un segno di serietà produttiva che tutela il mondo agricolo. Secondo il nuovo schema di disciplinare e le disposizioni contenute nella nuova “legge 61”, infatti, lo sciroppo zuccherino normalmente aggiunto ai mosti per la presa di spuma avrebbe potuto comportare, come accade per altri spumanti italiani, l’aumento delle rese a Denominazione d’Origine, incrementando così la produzione di circa 12 mila ettolitri di Asti. Un danno economico alle aziende che producono uva e una possibile caduta d’immagine verso il consumatore».
Coldiretti, infine, approva anche la regolamentazione dei possibili passaggi da Asti a Moscato d’Asti «che consente di governare meglio un fenomeno positivo di crescita che sta vivendo il Moscato in versione non spumante».
Sdp