Assomoscato in assemblea. Critiche a Consorzio dell’Asti e Case spumantiere. «Non tirino troppo la corda»

inserito il 30 Aprile 2010

Niente proclami di secessione. Per ora. Tuttavia, come era prevedibile, Assomoscato ha confermato durissime critiche a Consorzio dell’Asti e parte industriale. Il primo ritenuto reo di «lavorare contro i contadini dell’area del moscato». La seconda sarebbe colpevole di «inventare scuse sempre nuove per pagare di meno l’uva coltivata a caro prezzo dai vignaioli».

Insomma quella che si è svolta venerdì 30 aprile, ad Asti, è stata un’assemblea che si potrebbe definire di “consolidamento”. In assise una cinquantina di delegati della Produttori di Moscato d’Asti associati, il libero sindacato di base che raggruppa oltre duemila aziende vitivinicole della zona . 52 Comuni tra le province di Asti, Cuneo e Alessandria – dove si coltivano e vendemmiano i grappoli di moscato atti a diventare Asti spumante e Moscato d’Asti.

Tra i relatori il presidente Giovanni Satragno che non ha usato mezzi termini per ribadire l’insoddisfazione dell’accordo chiuso lo scorso anno «senza sorrisi» per lo “sconto” del 3% sul prezzo dell’uva chiesto ed ottenuto dagli industriali. «Magari un tale atto avesse fruttato all’industria un risparmio del 3%! In realtà, molto probabilmente, il guadagno è stato usato come ulteriore sconto sul prezzo delle bottiglie» ha commentato amaro il presidente. Che si è dichiarato insoddisfatto anche per come si stanno profilando le trattative per la vendemmia 2010: «Per la prossima vendemmia proporrei di farci rimborsare prima di tutto quanto ci hanno sottratto, oltre a riconoscerci un adeguato aumento, sempre se l’industria sarà interessata ad ulteriori volumi del prodotto oltre la quota di 85 quintali, fissata lo scorso anno. Tutto ciò si potrà ottenere se il comparto agricolo si manterrà unito e non succederà quanto si verificò nel 2009. E’ facile capire che possiamo ottenere aumenti di prezzo solamente quando all’industria necessita prodotto, vale a dire che quando il prodotto corre dietro all’euro il prezzo sale.

Se dovessimo aspettarci lo slancio spontaneo dell’industria per un aumento, potremmo attendere sicuramente parecchi anni, anche perchè le varie scuse, gli industriali le hanno già pronte, scuse che noi, in dieci anni di militanza, conosciamo bene!» è stato il suo commento.

Poi ha parlato della questione Asti, cioè della querelle relativa all’entrata o meno del capoluogo artigiano nel novero dei Comuni compresi nell’area di produzione del moscato. Assomoscato e Comuni sono contrari. Anche il Tar del Lazio ha bocciato il decreto ministeriale (Ministro De Castro del Governo Prodi) con cui si era cercato di forzare la mano.

Ha detto Satragno: «Si tratta di una querelle che ha inizio nella primavera del 2008 con la modifica del disciplinare con decreto ministeriale, il quale by-passava le normali vie che si percorrono per l’ampliamento di una DOCG. La Produttori, avversa ad un tale provvedimento, in collaborazione con l’Associazione dei Sindaci dei 52 Comuni del Moscato e col Comune di Coazzolo, decide di impugnarlo di fronte al TAR del Lazio e nel marzo 2009, ottiene un primo grande risultato che si concretizza nell’annullamento del provvedimento ministeriale.

Questo sta a dimostrare che a volte è possibile difendersi dalle ingiustizie.

Lo stato attuale dell’arte è il seguente: dopo vari incontri con la controparte rappresentata dal comune di Asti, il Consorzio di Tutela e da un’azienda privata, con l’ausilio dei nostri avvocati in piena sintonia con l’Associazione dei Sindaci dei 52 Comuni e con il Comune di Coazzolo, ricorrenti con la nostra Associazione, abbiamo formulato la proposta che qui di seguito vi illustrerò.

Premesso che non siamo contrari affinché in virtù Reg. CE 1493/1999 e L. 164/1992  il prodotto sia legato al nome geografico della città di Asti, siamo altresì fermamente contrari che qualche privato che possiede già impiantati i vigneti varietà moscato bianco, venga graziato dei diritti e che quindi possa produrre Asti o Moscato d’Asti DOCG.

Questo non per invidia, ma per correttezza verso tutti gli altri produttori.

Abbiamo perciò proposto l’inserimento di una piccola area appartenente all’Istituto Tecnico Agrario sito in località Viatosto.

Nessuno potrà quindi dire che siamo contro Asti.

In data 28 aprile scorso questa proposta è passata al vaglio del Consorzio di Tutela dell’Asti sia nell’organo di consiglio che in assemblea del Consorzio stesso. L’esito della decisione è stato a mio parere a dir poco deludente, in quanto il deliberato è stato: “si propone l’inserimento di tutte le zone vocate del territorio di Asti (vedasi perizia Corino). Si demanda alla Regione Piemonte di inserire le aree che ritiene più opportune”. Un tipico atteggiamento da Ponzio Pilato classico di chi non vuole difendere i produttori. Qua mi pare di capire che ci sia la continua richiesta di camminare a braccetto, se non poi ogni tanto farci lo sgambetto».

Una situazione che Sdp ha già anticipato giorni fa e che la relazione del presidente di Assomoscato ha confermato in pieno.

Ora si attende che la Regione ci metta una pezza, magari prima della vendemmia 2010.

Tra gli ospiti dell’assemblea sono intervenuti, l’assessore all’Agricoltura della Provincia di Asti, Fulvio Brusa, Pietro Cavallero direttore di Confcooperative, Dino Scanavino, presidente artigiano della Confederazione Italiana Agricoltori e socio della Produttori Moscato, Franco Luigi di Coldiretti Asti.

Beppe Artuffo, sindaco di Santo Stefano Belbo e presidente dell’Associazione dei 52 Comuni dell’Asti e il sindaco di Coazzolo, Fabio Crosso, che hanno ribadito l’importanza di sostenere l’esclusività della zona di origine dell’Asti e del Moscato a difesa del reddito dei viticoltori di Moscato e la solidarietà all’azione intrapresa dalla Produttori Moscato.

Sdp

2 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. filippo 3 Maggio 2010 at 20:45 -

    Quelle del sindaco Carosso sono state sante parole (io c’ero e le ho sentite), tuttavia sono concetti che sono stati detti e ribaditi talmente tante volte che si sono, come dire, consunti. Intendiamoci, non sto dicendo affatto che non siano importanti, anzi, per noi di Sdp che siamo stati tacciati di “scrivere troppo di Moscato e Asti”, sono una base imprescindibile. Dico solo che oggi, a queste sacrosante rivendicazioni di reddito e territorio, debbono, gioco forza, aggiungerne altre, come l’esigenza di rinnovare i progetti sui vini piemontesi, lo svecchiamento di un marketing ormai provincialotto e inefficace, l’esigenza di evitare patti dannosi e cercare invece sinergie virtuose. Nella fattispecie trovare punti di contatto con un ente locale che ha sbagliato decisamente l’approccio ad una questione che andava gestita in ben altra maniera. Magari malconsigliato. È troppo tardi? Non credo. Insomma occorre trovare un’intesa soddisfacente. Nell’interesse di tutti, dei viticoltori e delle loro famiglie in primis. Troppo buonismo? Cerchiobottismo esasperato? Ingenuità che potrebbe aprire agli interessi dell’industria? Niente di tutto questo, per me. Gli interessi dell’industria non sempre e solo quelli del diavolo. Le prese di posizione di un ente non sempre sono dettate da egoismo e sete di potere. Dietro a questi casi, spesso ma non sempre, ci sono uomini che cercano di stare a galla, come tutti gli altri. Solo che deveno imparare a farlo senza fare affogare chi gli nuota accanto. E se non lo sa fare bisogna insegnarglielo. Magari parlando e comunicando.

  2. felice musto 3 Maggio 2010 at 19:54 -

    Il sindaco di Coazzolo, Fabio Carosso, ha infine giustamente ricordato che qualora qualcuno (professorone o che sia ) decidesse di fare “passare il concetto” che l’Asti possa essere ottenibile ovunque, e quindi , per assurdo anche con uve coltivate in serra , che cosa andremo a raccontare a chi da generazioni si “spacca la schiena” in certe vigne con pendenze e sesti di impianto da imporre solo trattamenti a mano? Chi gli impedirà di spostare i vigneti altrove, dove le lavorazioni meccaniche dovessero essere industrialemnte più vantaggiose?
    Che ne sarà quindi del giardino delle nostre colline? Tutti gerbidi? Che ne sarà del progetto UNESCO?

    Direi quindi, sulle giuste e coraggiose affermazione dei sindaci presenti l’altra mattina, che è d’obbligo garantire la sussistenza economica soprattutto alle piccole aziende arrampicate sulle più alte colline del Moscato tra Langa e Monferrato , perchè solo così si potrà fare vera salvaguardia del territorio e del tessuto sociale di certi paesi e di certe borgate che altrimenti scomparirebbero.
    Gli industriali e l’associazione “ex” tutela Asti devono farsene una ragione. Qui si gioca l’economia di un intero territorio.

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