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Archiviata la Douja d’Or 2011. Escono dati da record, ma ci sono ombre. Le 10 domande a Sacco (Ccia)

La Douja d’Or, il concorso-fiera enologico che si svolge da anni ad Asti e che è organizzato dalla locale Camera di Commercio, si è chiusa alcuni giorni fa, manco a dirlo, con successo. Almeno stando ai dati ufficiali.

Tutti i media, soprattutto locali, riportano dichiarazioni positive e dati da record. Tuttavia, per la prima volta in modo così perentorio, si sono alzate anche voci di critica. Produttori vinicoli che hanno messo in dubbio la valenza promozionale dell’evento (che poi è l’essenza della manifestazione), commercianti locali che ne hanno denunciato la scarsa ricaduta sul territorio (che poi è uno degli obiettivi primari della Douja) e persino qualche organizzazione professionale che, in modo non ufficiale, avanza perplessità su costi e ricavi della kermesse.

E come accade sempre più spesso è Internet la piazza virtuale dove si discute con più concretezza le cose che accadono nel mondo reale.

Così capita che su Facebook, il più grande e diffuso socialnetwork con milioni di utenti, si leggano dichiarazioni e commenti di segno opposto a quelli dell’organizzazione (la Camera di Commercio di Asti) o di chi, singoli o enti, alla Cciaa sono organici.

I critici contestano il fatto che al concorso astigiano ci siano troppi premiati, addirittura 500 su mille partecipanti, un po’ come se ai mondiali di calcio la coppa andasse alle prime dici squadre; che l’evento sia misconosciuto al di fuori dei confini provinciali; che per l’organizzazione siano impiegati ingenti risorse in cambio di una scarsissima visibilità di Asti e del suo settore vinicolo che ad Asti, per la verità esiste sono in parte infinitesimale.

Poi ci sono le critiche, per così dire, contingenti, cioè legate all’edizione di quest’anno. Al centro la novità delle novità, cioè l’aver deciso di spostare la Douja all’Enofila, il palazzo d’epoca, ex sede di una vetreria che, però, si trova in posizione periferica rispetto al centro storico di Asti, fino all’anno scorso sede della manifestazione.

Noi di Sdp a visitare la Douja allestita all’Enofila siamo stati un paio di volte. E, dobbiamo dirlo, il piacere di poter parcheggiare l’auto a due passi, senza entrare in città e magari scegliere di usare la navetta, è stato confortante.

Poi, però, tutto il bello è finito lì. Siamo entrati all’Enofila, che ha una facciata  Liberty stupenda e ben restaurata, ma per il resto sembra un asettico centro convegnistico con tanto di scala mobile adornata di lucine rosse in puro stile discoteca Anni Settanta, scaloni in cemento armato con copertura di linoleum nero borchiato (orrore!), corrimano e ringhiere in lamiera industriale (ri-orrore).

E che dire delle tristissime bancarelle sotto i portici Enofila o sistemate in un salone anonimo e freddo. E che dire della grande sala in cemento, con pilastri altissimi verniciati di arancio sotto ad una volta dipinta di nero che ospitava la sala degustazione allestita con banconi e vetrine assolutamente in distonia con la struttura. Vogliamo parlare del dedalo di scale e salette tra i secondo e il terzo piano? E del fatto che in ascensore per arrivare al piano definito terzo dalla segnaletica, bisognava in realtà spingere il bottone numero due?

Al di là di tutto, però, a nostro avviso gli errori più gravi sono stati altri. Intanto aver di fatto eluso il centro di Asti, privando la città di una delle manifestazioni più coinvolgenti. E continuare a dare l’impressione di organizzare la Douja d’Or più a fini localistici di passerella cittadina e provinciale, che pensarla come vero trampolino nazionale e internazionale del vino astigiano e piemontese.

Un esempio per tutti: Cheese da Bra presenta bancarelle e tensostrutture brutte almeno quanto le bancarelle della Camera di Commercio, ma lì Slow Food ha avuto l’abilità di distribuirle su tutta la città che, sia detto con rispetto per i braidesi, ha meno palazzi storici e monumenti di Asti. Eppure per un intero fine settimana rivive con bar e ristoranti pieni. Perché Asti ha scelto diversamente?

Ora qualche domanda a Mario Sacco, presidente della Camera di Commercio che organizza la Douja d’Or, è d’obbligo.

1) Quante risorse vengono impiegate per l’organizzazione della Douja? Girano voci disparate con cifre variabili tra i 500 mila euro e i 2 milioni (due!) di euro.

2) È vero che si tratta dell’80% delle risorse a disposizione della Camera di Commercio?

3) È stata monitorata la ricaduta media? Cioè della Douja parlano e scrivono solo, con tutti il rispetto, giornali, tv e radio locali e regionali o ci sono eco anche su scala nazionale e internazionale? E quanto la Douja è conosciuta fuori dai confini provinciali e regionali?

4) La partecipazione a fiere italiane o straniere – come il Vinexpo di Bordeaux – è davvero utile alla Douja e quante risorse sono impiegate?

5) Anni fa si parlò con insistenza di una Douja “spalmata” sul territorio. Perché il progetto è stato accantonato?

6) L’Enofila sarà ancora sede della Douja 2012?

7) Quali sono gli elementi negativi che hanno indotto a lasciare i centro di Asti fuori dalla Douja?

8 ) la Camera di Commercio ha i dati relativi alle presenze di stranieri in provincia di Asti che sono venuti in alberghi o altre strutture alberghiere specificamente per la Douja?

9) si sa se il ristorante della Douja sia stato frequentato più da turisti o da astigiani?

10) Ci sono iniziative che prima e dopo tengano vivo il messaggio della Douja prima e dopo la settimana della manifestazione?

Qualcuno di questi interrogativi potrebbe apparire velenoso o di aspra critica verso la Douja d’Oro. Nulla di tutto ciò.

Quello che ci preme, da appassionati di vino, è collaborare a migliorare la manifestazione promuovendo la nascita di nuove idee, che sono gli unici elementi in grado di trascinare fuori la provincia di Asti – ma anche il Piemonte e anche l’Italia – dalle secche dell’involuzione sociale e produttiva.

Il resto abbiamo il sospetto che sia solo autocelebrazione sterile.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

View Comments (5) View Comments (5)
  1. Buongiorno Filippo,
    condivido la scelta di porre tutti insieme delle domande.
    Condivido inoltre quanto lei afferma nell’articolo, cioè che l’informazione e la comunicazione in generale – ed in particolare quella del vino – passano sempre di più attraverso il web ed i suoi protagonisti.

    Mi chiedo quindi – e mi piacerebbe chiedere anche al Dr. Sacco – se è stata prevista una quota parte del budget della Douja d’Or da destinare alla comunicazione dell’evento sul web e in quali attività sia stata investita.

    Cordialità

  2. Rispetto le opinioni altrui, ma le rispetterei di più se fossero firmate con nome e cognome come io sono uso fare!
    Smettiamola pure con i concorsi, ma già che ci siamo anche con le fiere e promozioni di tutti i generi, così i produttori, tra un lamento e l’altro, forse la promozione la faranno loro…o no?

  3. per quanto concerne la tua prima domanda riguardante le risorse ti posso confermare che è proprio vero ( purtroppo ! ) che quasi tutte le risorse destinate all’agricoltura della CCIAA di Asti vengono destinate alla Douja d’or. Questo mi è stato detto con clamorosa non chalance dall’impiegata dell’ufficio estero della camera di commercio quando l’hanno scorso ho chiesto come mai tutte la altre CCIAA, in particolare Alessandria e Cuneo, organizzano spazi e danno contributi per tutte le fiere più importanti del settore vinicolo.
    Io ritengo questo concorso totalmente privo di utilità per il settore vinicolo e per il nostro territorio ( si intende questo è un pensiero puramente mio personale ) in quanto fuori dal territorio di Asti nessuno ha la più pallida idea di cosa sia la Douja e quindi trovo tremendamente vergognoso che si usino in questo modo risorse che in questo momento sarebbe di fondamentale importanza per ridare un po’ di ossigeno a questo settore vinicolo astigiano che non gode di così buona salute.

    ultima cosa: a proposito dei tanti premiati io sono andato per due anni di fila a degustare per il concorso e mi sono reso conto di quanto pressapochismo ci sia nel valutare i vini che di conseguenza diventano quasi tutti buoni. Un altra cosa che dovrebbe far pensare che è ora di smetterla.

  4. Una volta tanto non sono d’accordo su tutta la linea e mi spiego. Definire “periferica” la sede dell’Enofila appare risibile, in quanto è a 300 metri (forse meno) dalla stazione ferroviaria e dall’ex Campo del Palio, che è in centro città e dover si svolge il superaffollatto Festival delle Sagre.. Per annni ho frequentato, in qualche edizione tutte le sere per lavoro, la sede del Palazzo del Collegio…..stretti corridoii che diventavano impraticabili quando nelle ore di punta c’era un certo affollamento, confusione alle stelle , spazi decisamente inadeguati, difficoltà di parcheggio ecc. L’Enofila se non altro ha spazi più fruibili e quando sarà agibile il seminterrato avrà anche un impatto visivo migliore. Sono d’accordo che si poteva fare a meno di installare quella scala mobile solo in salita, perfettibili molti altri particolari ma, ripeto, in quella sede si può degustare con calma e va ricordato che non deve necessariamente piacere agli astigiani ma agli enoturisti che occorrerrà cercare di farci arrivare. Ho sentito alcuni “forestieri” che conosco ed i giudizi non sono poi cos’ì negativi. Va ricordato che i commercianti di Asti spesso sono “speciali” nell’arte del lamento, hanno accusato la Douja di spostare dal centro , che ad Asti corrisponde secondo i più soltanto a piazza Alfieri ed alla parte di corso alfieri dal Cocchi in su, ma ho notato che, nonostante folle considerevoli anche lì le domeniche di Sagre e Palio molti esercizi erano chiusi…..se poi quelli aperti non vendono forse è meglio che se la prendano con la crisi economica generale, non con la Douja. Vero è che, come sempre in passato, i “piatti d’autore” vengono serviti quasi esclusivamente ad astigiani, ovvero i ristoranti si portano appresso nelle varie sedi i loro clientri abituali, ma è cosa in fin dei conti di secondaria importanza, ne si puà impedirlo agli “aficionados” del genere. . Quanto al concorso va ricordato che la qualità media del vino italiano è migliorata in modo esponenziale in tutte le regioni negli ultimi 20 anni e che chi partecipa cerca ovviamente di mandare il meglio della sua produzione, premiarne uno su due come avviene non è poi così permissivo, ho assaggiato negli anni parecchi vini premiati e devo dire che dal punto di vista generale erano di buona qualità, poi ovviamente alcuni giudizi rimangono sempre soggettivi.. Condivido infine l’opportunità di sapere meglio il bilancio della manifestazione ed il reale impatto turistico, ma comunque la scelta dell’Enofila, la cui ristrutturazione, nel bene e nel male, è costata milioni di euro deve essere secondo me mantenuta.

  5. Ennesimo esempio di “lavori” eseguiti con il denaro pubblico e fatti senza criterio, ma francamente non mi stupisce ormai tutto funziona in questo modo. So che nn è questo il sito adatto ma nn riesco a fare a meno di notare analogie con il sistema politico italiano…direi in perfetta linea con lo stile di governo!

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