L’Italia è stato ed è un esempio per come ha affrontato l’emergenza più acuta del Covid. Il prezzo, però, è stato salatissimo e crudele: decine di migliaia di morti, la cosa più terribile e drammatica, e un’economia allo stremo che rischia di cancellare il futuro di molte imprese e famiglie.
Ora, con la recrudescenza di una pandemia che sembra non retrocedere, si riaffacciano i timori e le disposizioni “stringenti” che il Governo, per contrastare la diffusione del virus, dovrebbe rendere pubbliche domani (7 ottobre). Intanto, sui social, circolano notizie allarmanti di produttori vinicoli che già annunciano cancellazioni di ordini da quelle regioni italiane che hanno anticipato le restrizioni governative.
Sono segnali che fanno preoccupare.
In questo senso va la lettera appello di Filippo Mobrici (foto), presidente del Consorzio della Barbera e dei vini del Monferrato e anche vicepresidente del Consorzio Piemonte Land che organizza le iniziative promozionali dei Consorzi vinicoli del Piemonte.
Quello di Mobrici è un appello accorato ad andare avanti, sia pure in sicurezza, per non affossare una filiera del vino che, anche se nessun Governo italiano sembra mai esserne accorto, è strategica per l’economia e la società italiane ed è a supporto anche di altri settori come la tecnologia, il turismo, al ricerca e l’Università.
Mobrici riferisce dei segnali positivi colti alla Douja d’Or di Asti, rassegna enologica che ha chiuso i battenti domenica scorsa, e auspica la continuazione di una ripresa, senza impedimenti e con sempre migliori e puntuali aiuti.
Ecco la lettera di Mobrici.
«Le prossime decisioni politiche sulla gestione dell’emergenza Covid-19 dovranno tenere in considerazione lo stato del tessuto economico. Il comparto del vino ha ricominciato a vedere la luce anche con la ripartenza dei canali Horeca e eventuali chiusure rappresenterebbero un danno ingente. È doveroso e necessario osservare scrupolosamente le misure di sicurezza, ma auspichiamo che si arrivi al massimo a chiusure limitate e temporanee. Il nostro comparto di riferimento, in particolare quello relativo alle nostre denominazioni del Monferrato, ha retto all’urto di questi mesi, ma nuove restrizioni radicali potrebbero incidere in modo irreversibile».
Questa la riflessione di Filippo Mobrici, Presidente Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato. In un momento delicato come quello di queste settimane, che vede il Piemonte stretto tra conseguenze del maltempo e crisi sanitaria globale, il comparto del vino risponde cercando di guardare al futuro.
Un futuro che si declina anche nell’apertura al pubblico femminile, che dimostra un apprezzamento sempre maggiore verso la Barbera d’Asti. Lo dimostrano alcune interessanti indagini di mercato, che evidenziano come la regina dei vini piemontesi stia conquistando il favore delle donne grazie all’insieme di profumi e armonie di grande carattere e grande bellezza che sa esprimere. Ma nel cielo di quelle denominazioni che compongono il firmamento del Consorzio, c’è anche una nuova stella che brilla: è il Marengo, la versione spumante del Piemonte Cortese. Un vino che reca nel nome quello benaugurale di una vittoria: quando nel 1800 Napoleone conseguì in queste zone il successo di una battaglia che gli aprì le porte d’Europa.
Etichette e storie presentate nel mese di settembre alla manifestazione astigiana del vino Douja d’Or, la prima a essere organizzata in presenza dopo le restrizioni. I numeri della Douja del Monferrato, titolo della rassegna del Consorzio nell’ambito dell’evento (11 settembre – 4 ottobre 2020), hanno confermato un apprezzamento di pubblico trasversale, con oltre 4.000 degustazioni servite: «Le misure di contingentazione e di distanziamento hanno portato a contenere i numeri, ma anche a selezionare un pubblico più interessato e attento – commenta Mobrici – La nuova formula della manifestazione, svolta in presenza per dare un forte segnale di ripartenza legato a un prodotto come il vino, si è dimostrata vincente».
E nel segno dell’attenzione che il Consorzio rivolge alla promozione del proprio comparto di riferimento, importante la partecipazione in queste settimane di giornalisti e comunicatori di prima importanza, sul territorio per scoprire vini e storie di una regione storica e vinicola come il Monferrato, Patrimonio dell’Umanità Unesco.
«Anche in questo anno segnato dalla crisi sanitaria globale, il nostro comparto di riferimento ha dimostrato di reggere nei numeri e nell’immagine, segno di un consolidamento sempre più forte in Italia e nel mondo – continua Mobrici – Siamo stati tra i primi a investire sui vitigni autoctoni, penso per esempio alla nostra adesione progetto “Indigena” mirato appunto a questo tipo di valorizzazione, idea che abbiamo condiviso in netto anticipo sui tempi. Il Monferrato è un territorio di bellezza e opportunità, dove giovani imprenditori e grandi aziende hanno cominciato a investire risorse sempre più importanti che dal vino portano a importanti ricadute economiche nei settori immobiliari, enoturistici e della ristorazione».
Con oltre 65 milioni di bottiglie e più di 11 mila ettari vitati, pari a circa il 30% della superficie a Doc e Docg del Piemonte, il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato tutela 13 denominazioni, 4 Docg (Barbera d’Asti, Nizza, Ruchè di Castagnole Monferrato e Terre Alfieri) e 9 Doc (Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato e Piemonte).