Dark Mode Light Mode

Annuncio. Nuova campagna pubblicitaria per Asti e Moscato docg tra spot tv e web. Riserbo sul nome del testimonial-ambasciatore. E a primavera si cambia presidente e Cda. Intanto sul nuovo direttore…

Cominciamo dai costi, circa due milioni di euro per la nuova campagna di comunicazione che il Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti sta presentato in questi giorni ai vignaioli. Noi abbiamo partecipato a una di queste riunioni. Da una parte quelli dell’agenzia Hub09, incaricata della creatività e della programmazione sui media, dall’altra i vignaioli con i loro rappresentanti nel Cda del Consorzio.
I soldi arriveranno dalle trattenute che il Consorzio opererà ai vignaioli, ma anche dalle aziende. Insomma, come è stato sempre detto, un progetto comune per contrastare una crisi che, in assenza di numeri ufficiali, sembra aver segnato ancora la filiera con, comunque, volumi che restano tra gli 80 e i 90 milioni di bottiglie. Lontano, certo, dai 106 di nove anni fa, ma in questi anni è cambiato molto in tutto il mondo e il comparto del moscato forse ha pagato sia una certa eccessiva lentezza decisionale sia una non sempre chiara programmazione nella comunicazione e nella promozione della denominazione.
Cambierà ora? I presupposti, almeno quelli, ci sono.
I rappresentanti della parte agricola, con in prima fila i vice presidenti consortili Stefano Ricagno e Flavio Scagliola affiancati da una raffica di consiglieri, ci credono.
Ed ecco l’incarico alla Hub09 di Torino (quella del lancio dell’Asti Secco con lo slogan “Rural Glam”) per una nuova Campagna.
I pubblicitari ci hanno dato dentro. Prima si sono scusati per i troppi termini inglesi (“È la réclame, bellezza!”) e poi hanno presentato le loro idee. Partendo da un ambasciatore, «Che è più di un testimonial» hanno spiegato, sul cui nome c’è ancora riserbo (uno chef? un conduttore? un giornalista?), che racconti, accompagnato da un’amica, la costellazione del moscato, il suo territorio, i suoi cibi, la sua storia, i suoi paesaggi.
Una sorta di Don Chisciotte e Sancho Panza o, se preferite, Virgilio e Dante o, meglio, il Phileas Fogg del Giro del mondo in 80 giorni e il suo fedele amico cameriere Passepartout. È questa, in sintesi, l’idea che verrà declinata con spot che andranno in onda sulle tv generaliste, ma anche sui canali televisivi più di settore e sulle radio, sui giornali e sul web con una specie di serie sul tipo di “Casa Vianello” (sia detto senza ironia, quel programma di Sandra e Raimondo fu ed è un pezzo d’onore della tv d’un tempo) con un format che verrà sviluppato per una ventina di “pillole” sui principali social, Facebook e Instagram.
Dunque il Moscato si rifà il look e vuole uscire in grande spolvero da quella strada accidentata fatta di “guarda il Prosecco come vende!”, “noi così non andiamo da nessuna parte”, “ci pagano poco l’uva”, “vendono le bottiglie al costo delle patate” e, quella che fa più male di tutte, “quelli del Barolo sì che sono fighi dovremmo dare in mano il Moscato a loro”. Sono tutte frasi sentite dire da produttori più o meno piccoli.
In questo senso forse la nuova Campagna pubblicitaria, oltre a riaprire il dialogo con il mercato italiano che qualcuno dà per comatoso anche se, tanto per parlare ancora di Prosecco, quello docg, i dati la raccontano diversamente (leggete qui), sembra puntare a rinvigorire un orgoglio di filiera un po’ fiaccato. Ci riuscirà?
Beh, ad ascoltare i commenti della base sembra un compito arduo, ma non impossibile. Al netto delle osservazioni alla Campagna della Hub09 (“Parlare al solo mercato italiano è troppo poco”, “Si doveva fare una cosa più di impatto e giovane”, “Raccontare il territorio e roba vecchia”) quello che più preoccupa è l’estrema disillusione dei vignaioli. Una disillusione fatta di mugugni, lamentazioni persino imprecazioni, ma senza una vera coscienza di sé che parta dalla cultura contadina, dalla fierezza delle colline del Moscato e per i vini che vi nascono. Si preferisce attaccare, rinvangare, costernarsi, perfino applaudire chi smonta tutto, senza guardare avanti. Poi, però, ci sono anche quelli che non ci stanno e guardano avanti.
Se proprio dobbiamo parlare di contrasti, sembra proprio questo il contrasto più aspro nella parte agricola: quello tra chi frena e chi accelera un carro che va avanti, nonostante tutto e tutti.
Infine i tempi: la Campagna della Hub09 dovrebbe, se non verrà deciso diversamente, partire a maggio e durare fino a Natale, tradizionale momento topico per Asti e Moscato d’Asti docg. Inoltre, e questa è una novità, continuerà fino al 2023. Con una incognita: in primavera ci sarà un cambio di presidenza e Cda. Scaduto il mandato dell’attuale presidente, Romano Dogliotti, parte agricola, dovrebbe toccare alla parte industriale. Chi sarà il nuovo timoniere? Rappresenterà le multinazionali o le Case spumantiere del territorio? Sarà un manager o un patron? E il Cda vedrà la parità tra consiglieri di parte agricola (oggi sono 8) e parte industriale (oggi 11)? Leggi qui. Tanti gli interrogativi. E intanto, dopo l’andata in pensione del direttore Giorgio Bosticco, il Consorzio è a caccia di un sostituto. Si dice un giovane tecnico, forse di area non piemontese. Potrebbe essere un bene. Si vedrà.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

Add a comment Add a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Previous Post

Vino news. Per il Ruché approvata la tipologia "Riserva". Mobrici (Consorzio): «Giusto riconoscimento». Ferraris (Assoproduttori): «Punto di partenza importante»

Next Post

Intervista. Parla Mino Taricco neo vice presidente ComAgri del Senato. «Sui dazi Usa si tratti a oltranza. Agricoltura sempre più centrale in Italia». E su Barolo e Barbaresco dice che...

Pubblicità