Nel 1900 all’esposizione mondiale di Parigi, Rudolf Diesel presenta il motore innovativo che prenderà il suo nome. È alimentato non a gasolio, come accade oggi, ma con olio vegetale, d’arachidi per la precisione. Con l’olio d’oliva che serve a conservare il tonno contenuto in una scatoletta si può produrre energia per alimentare un computer portatile per circa 40 minuti. Sono solo due degli spunti di riflessione emersi qualche giorno fa dalla relazione di Massimo Perletto, geometra albese albese fondatore di Mpoli, startup langarola che si occupa di riciclo degli oli vegetali esausti.
Perletto ne ha parlato in una cornice particolare e inusuale: un corso di aggiornamento per giornalisti organizzato dall’Ordine dei Giornalisti dei Piemonte, d’intesa con l’Osservatorio del Paesaggio del Monferrato e l’associazione dei Paesaggi Vitivinicoli Piemontesi, 50° sito Unesco proclamato Patrimonio dell’Umanità.
Ne scriviamo su SdP perché tutte le produzioni agroalimentari stanno sempre di più tendendo al biologico, vino in testa. Si fa un gran parlare di certificazioni bio, di eco-sostenibilità, di rispetto dell’ambiente, della necessità di ridurre drasticamente, se non azzerare, l’uso di pesticidi e altri agenti chimici. Un discorso ampio, articolato, che non possiamo ridurre a poche righe.
Merita, invece, segnalazione il progetto che Perletto ha chiamato “RecuperiamOli” (leggi: www.mpoli.it) cui si presenta una semplice quanto innovativa iniziativa per il recupero degli oli vegetali esausti, sia industriali che casalinghi. «L’idea mi è venuta su un aereo – ha raccontato Perletto -. Stavo rientrando a casa da un viaggio di lavoro e, ripensando alle notizie negative sul clima del pianeta, mi sono chiesto che cosa avrei potuto fare per lasciare ai miei figli un posto migliore e più sano dove vivere. Ho pensato all’olio vegetale che ogni giorno buttiamo negli scarichi. Non solo uno spreco, ma anche un enorme contributo all’inquinamento del pianeta».
L’imprenditore ha spiegato gli effetti devastanti dell’olio vegetale che va in discarica sotto forma di fanghi non smaltiti dal depuratore, ha descritto come inquini le acque molto di più rispetto al petrolio perché galleggiando (il petrolio si deposita sul fondo) impedisce l’ossigenazione e fa morire flora e fauna acquatiche.
RecuperiamOli, partita tre anni fa e che ha aderito al consorzio per la raccolta e il trattamento degli oli vegetali (www.conoe.it), è già stata adottata da una decina di amministrazione comunali dell’Albese e Braidese. L’intenzione è di espandersi in Piemonte e oltre. Per il 2016 prevede di raccogliere 400 mila chili di olio vegetale esausto. «Un modo per fare più bella e pulita la nostra regione che ha vari siti Unesco» annota Perletto. Qui sotto un paio di filmati che dimostrano come si possa raccogliere facilmente l’olio vegetale per uso casalingo e industriale.