Agrobusiness. McDonald’s punta all’agricoltura italiana con la benedizione del Mipaaf (e di Expo, ovviamente). Sarà un bene?

inserito il 9 Ottobre 2015

Presentiamo il tema senza commenti. Il più grande colosso del fast food, McDonald’s, da anni fa la corte ai prodotti tipici italiani. Ora ha coinvolto anche gli agricoltori. Il tutto con il patrocinio del Ministero e con la partnership di Expo, il cui titolo, giova ricordarlo, è “nutrire il pianeta, energia per la vita” e dove allegramente convivono anime diverse, dal fast food allo slow food, dal vino alla cola, dal piccolo è bello al grande è meglio. Insomma il normale caos mondiale al quale siamo più o meno abituati. Al centro, comunque, c’è l’Italia, che in fatto di agroalimentare è sempre leader: agroeccellenze indiscusse, biodiversità alle stelle, artigiani del gusto maestri acclarati in tutto il mondo, imprese alimentari al top, insomma tanta roba. In questo senso il colosso della grande “m” ha sempre corteggiato le tipicità italiche. Qualche anno fa sono quindi stati lanciati sul mercato nazionale i panini con prodotti tipici italiani. Carni, formaggi, ortaggi “made in Italy” per far smettere di storcere il naso a tutti coloro che hanno sempre visto in McDonald’s la fiera del precotto, dell’omologazione alimentare, se non proprio il contrario dello Slow Food. Tuttavia la pagina pubblicitaria uscita oggi (8 ottobre) su diversi quotidiani marca, a nostro parere, un salto di qualità. McDonald’s, infatti, fa un po’ quello che fece qualche anno fa Coca Cola quando assoldò uno chef italiano e sdoganò le bollicine scure come bibita perfetta con spaghetti al pomodoro e impepata di cozze. Qualcuno (compresi noi) gridò allo scandalo. Altri addirittura chiesero lo stop alla rèclame (leggi qui).

mc e agricoliOggi McDonald’s fa un po’ la stessa cosa: arruola un gruppo di giovani impreditori agricoli italiani (artigiani del gusto come un cuoco di fama), li mette dentro ad un progetto dal nome evocativo (Fattore Futuro, leggi qui) e li trasforma non solo in propri fornitori, ma anche testimonial. Lo scopo è evidente: accreditarsi come una società attenta ai gusti locali, disposta ad aprirsi anche ai produttori del territorio fornendo reddito e crescita. Tutte cose positive. Ma che vanno testate nel tempo. Preferibilmente senza quei preconcetti che fanno dubitare a prescindere delle grandi imprese multinazionali alimentari (ne abbiamo anche noi in Italia e in Piemonte). D’altra parte, però, gli spunti per dubitare non mancano. Da anni McDonald’s è al centro di discussioni e interrogativi sulla bontà del suo cibo e sull’effetto di una dieta solo a base di panini alla carne e patatine. C’è chi ci ha fatto un documentario (leggi qui) o mini inchieste giornalistiche tra l’ironico e il divertente (leggi qui). Ognuno può trarre le proprie conclusioni. Personalmente sono più dalla parte di chi sostiene che qualsiasi cosa va presa con moderazione. Persino le sane agroeccellenze del Belpaese. E dunque tornando alla sinergia tra agricoltori italiani e McDonald’s non resta che farsi un nodo al fazzoletto e aspettare che la grande “m” porti ancora più benessere alla filiera agroalimentare italiana che, da parte sua, deve stare attenta a non tradire la propria identità. Altrimenti va tutto a rotoli.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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