Agriturismo Ai Ciuvin. Metti 5 vignaioli a cena con i loro vini e ottimi piatti per fare rete. Il che in Piemonte è già una notizia

inserito il 10 Ottobre 2016

Metti cinque vignaioli a cena in un agriturismo delle Langhe, quelle Langhe descritte da Cesare Pavese, quelle al confine con l’Astigiano. E mettili allo stesso tavolo a parlare di vino e futuro davanti a piatti preparati da uno di loro che è anche uno chef con i controfiocchi. Ed ecco che viene fuori una serata che non ti aspetti, dove il mondo del vino piemontese sembra essere meno incasinato di quanto è in realtà e certe polemiche appaiono, almeno per un asera, come echi lontani.
Un esperimento, certo, che ha avuto come scenario, ancora una volta, l’agriturismo Ai Ciuvin di Castiglione Tinella, uno dei primi in Piemonte già negli anni Ottanta, di cui è titolare Simone Cerruti, vignaiolo, produttore di vino (il suo Moscato d’Asti è davvero da urlo), che, però, è anche pizzaiolo e cuoco, un mix che spesso mette in pratica nella sua struttura ultimamente ristrutturata e che ora offre, oltre ad una magnifica area campeggio e una calda sala ristorante, anche camere arredate con gusto con vista mozzafiato sui vigneti della zona.
Dunque a Simone, qualche giorno fa gira in testa un’idea: perché, invece di andare ognuno per conto proprio, i vignaioli, soprattutto quelli giovani, non uniscono le forze e si presentano tutti insieme?
Lui ci mette la struttura e l’idea: cene e pranzi dove i produttori presenteranno i propri vini, senza invidie e competizioni inopportune, ma con un gioco di squadra. Essì, è scappata la parolina che da anni si dice, ma non si pratica mai: fare squadra.
Simone contattata quattro amici: tre di Santo Stefano Belbo (Cuneo): Luca Bosio della BFE (Bosio Vini e Bel Colle di Verduno); Paolo Grimaldi (Cà du Sindic); Emanuele Contino (Teresa Soria) e Simone Costa della Ermanno Costa Cascina Spagnolo di Canale.
Propone serate con i suoi piatti e lori vini. Gli amici accettano e Simone si mette ai fornelli. Idea semplice, realizzazione facile? Lo pensa solo chi non conosce il Piemonte del vino dove ogni collina è con ponti levatoi printi ad essere alzati e ogni vigna è una barca che naviga in un mare sempre sull’agitato con pochissimi fari che indicano la rotta. Ecco, Simone e i suoi quattro amici di cantina forse stanno cercando di accendere uno di questi fari guida.
«Perché siamo convinti che per adare avanti bisogna essere uniti» dice semplicemente lo chef vignaiolo che alla “prima” di questa avventura propone salumi e formaggi del territorio (Boffa e Caseificio Pepe di Costigliole d’Asti), un filetto di trota salmonata marinato nel Moscato, tajarin fatti in casa con porcini di bosco, capocollo di maiale cotto sei ore in crosta di pane; pesca al forno piemontese. I vini: un brut charmat metodo lungo con bollicine che berresti per tutto il pasto; un sorprendente Moscato vinificato secco che gareggerebbe con i mgliori Sauvignon del Nerd Est (e per favore smettiamola di dire che i piemontesi non sanno fare i bianchi); una Barbera d’Alba della zona roerina che dimostra che la Barbera è sempre la Barbera; un Barolo in modalità Verduno che ti riappacifica con il mondo e un Moscato d’Asti che ti fa riflettere sul perché in tanti litighino attorno a questo vino così dolce e gradevole sigillo di pace e giorni di festa più che di risse verbali e dispute giuridiche.
Bene, il sasso è stato gettato. La squadra (!) c’è, i giocatori pure. È un buon inizio. E chi be comincia si sa va avanti meglio.
Qui le nostre videointerviste e il reportage fotografico della serata che si è svolta sabato 8 ottobre scorso. Buona visione.

SdP

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