A causa delle sanzioni contro la Russia, che ha aggredito militarmente l’Ucraina facendo deflagrare una guerra tutt’ora con, oltre alla tragedia di morte e distruzione nelle aree del conflitto, pesanti ripercussioni sul comparto agricolo e agroalimentare nazionale, in Italia si è aperto da alcuni giorni un vivace dibattito sulla PAC, la Politica Agricola Comune.
La speranza è che, al contrario di quello che accade spesso nel Belpaese, dalle parole si passi ai fatti in un tempo ragionevolmente breve.
Il nodo da sciogliere sono le regole europee che, in qualche caso, limitano l’attività degli agricoltori italiani a favore di equilibri comunitari che, allo stato, sembrano ampiamente superati.
Per capirlo basta leggere la definizione di PAC che dà il nostro Ministero delle Politiche Agricole: “La Politica Agricola Comune (PAC) rappresenta l’insieme delle regole che l’Unione europea, fin dalla sua nascita, ha inteso darsi riconoscendo la centralità del comparto agricolo per uno sviluppo equo e stabile dei Paesi membri. La PAC, ai sensi dell’articolo 39 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea, persegue i seguenti obiettivi: incrementare la produttività dell’agricoltura; assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola; stabilizzare i mercati; garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori”.
È chiaro che, in tempo di guerra, gli approvvigionamenti di molte merci, tra cui cereali e farine, che venivano importati dalle zone soggette a conflitto e sanzioni, e che oggi sono venute a scarseggiare, devono essere in qualche modo integrate da produzioni locali che non devono avere limiti e regole superate dagli eventi.
Lo pensano, per esempio, gli allevatori italiani che lamentano rincari anche del 100% di farine vegetali per mangime e hanno dovuto tagliare del 10% l’alimentazione dei capi con calo di produzione. Lo pensano anche le associazioni nazionali degli agricoltori che chiedono nuove regole PAC per produrre di più e soddisfare le esigenze del mercato italiano senza lasciare spazio a speculazioni straniere.
Che la PAC sia da ripensare ora lo dice anche l’assessore regionale all’Agricoltura e al Cibo, Marco Protopapa (foto). Dopo che le Regioni italiane hanno presentato in Conferenza Stato Regioni un documento comune a tutela dell’agricoltura, con le proposte per compensare gli effetti della crisi Ucraina – Russia sul comparto agricolo ed agroalimentare italiano, Protopapa ha rilasciato una nota in cui dichiara: «I segnali di ripresa del comparto agricolo sono stati interrotti ad inizio 2022 da una crisi generalizzata dovuta all’aumento dei costi energetici che hanno toccato tutti i settori, in particolare la situazione ha aggravato ulteriormente le produzioni lattiero caseario e della zootecnia. Gli assessori regionali all’agricoltura si sono prontamente attivati per aprire un canale con il Governo in modo da sostenere tutto il comparto e le imprese agricole attraverso azioni coordinate».
Nella nota dell’assessore piemontese si indicano alcune disposizioni da prendere in tempi rapidi: “Le proposte più urgenti riguardano la revisione della Politica agricola comunitaria 2023 e il posticipo al 2024 della sua entrata in vigore; la deroga sugli aiuti di Stato per l’agroalimentare, anche attraverso la proroga del Quadro Temporaneo adottato per far fronte all’emergenza Covid 19; l’attivazione di misure specifiche nazionali immediate per favorire la liquidità per le imprese; interventi immediati per la riduzione delle accise sul carburante e dell’IVA per il settore agricolo e per quello della pesca”.
Il commento finale di Protopapa è un appello accorato al Governo. Scrive l’assessore: «L’incremento dei costi di produzione e la grave congiuntura internazionale conseguenti al conflitto rendono necessario puntare nel breve periodo ad un maggior grado di auto approvvigionamento alimentare. Pertanto risulta necessario prevedere il sostegno a tutte le colture destinate all’alimentazione umana e zootecnica, eventualmente anche mediante una revisione del sostegno nell’ambito della PAC».
L’auspicio ora è che l’Europa ascolti e agisca.
SdP