Un mini forum sull’agriturismo, informale quanto basta, ma che ha fornito dettagli e dati importanti su uno dei settori più importanti e tuttavia non valorizzato del sistema turistitico Italia.
se ne è parlato ad Asti, nell’ambito della Fiera del Tartufo, dove nell’area di Confagricoltura, Agriturist ha organizzato un incontro cui hanno partecipato Vittoria Brancaccio, presidente nazionale di Agriturist, insieme a Rosanna Varese e Fiorella Riminato, rispettivamente presidente e direttore regionale dell’associazione di titolari di strutture agrituristiche.
Tra il pubblico anche il sindaco e il vicesindaco di Asti, Fabrizio Brignolo e Davide Arri, l’assessore comunale al Turismo, Andrea Cerrato; le consigliere regionali Motta e Valle, insieme a dirigenti Confagricoltura (Coscia, Veggia, Forno, Macchia e Giaquinta)
Dagli interventi è venuta fuori una fotografia abbastanza positiva di un settore, quello dell’agriturismo, che fornisce lavoro e reddito soprattutto a donne e giovani, ma soffre ancora di gap negativi, dalla scarsa considerazione da parte delle istituzioni alla mancanza di infrastrutture territoriali (moltissimi agriturismo si trovano in aree periferiche) e tecnologiche (banda larga e wifi non sono ancora diffusi come dovrebbero).
Tutti i relatori hanno, però, sottolineato il ruolo basilare dell’agriturismo a tutela del patrimonio naturale e delle eccellenze agroalimentari italiane, senza dimenticare le risorse economiche e di occupazione che sono ancora tutte la sviluppare e incrementare.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Di seguito le videointerviste che Sdp ha realizzato proprio con Brancaccio, Varese e Riminato e il fotoreportage di Vittorio Ubertone
Le interviste
VIttoria Brancaccio Presidente nazionale Agriturist [cvg-video videoId=’26’ width=’900′ height=’506′ /] |
Rosanna Varese Presidente Agriturist Regionale Piemonte [cvg-video videoId=’25’ width=’900′ height=’506′ /] |
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Fiorella Riminato Coordinatore regionale Agriturist [cvg-video videoId=’23’ width=’900′ height=’506′ /] |
Le fotografie
troppo buona (con me)… per il resto concordo in pieno… 😉
Ohhh…bentornato Filippo, la t grinta mi mancava ;-)))
Purtroppo i controlli sono carenti, nn solo in questo settore, perchè tutta la forza pubblica è indirizzata là dove rende di più: multe, tasse, gabelle,…
Il trend del consumatore tipo (almeno nelle ns zone) nn è poi così esigente…basta che si mangi! E per quanto riguarda il turista, salvo le dovute eccezioni, concorderai che è piuttosto semplice da inchiappettare.
La mia stizza deriva dal prendere atto che si fa di molte iniziative una presa in giro. Ci sono realtà agrituristiche che veramente operano con professionalità e finiscono per avere gli stessi benefici di chi nn si fa scrupoli di sorta.
Quelli, i contributi pubblici, sono aiuti che dovrebbero dare un benefit all’agricoltura, alla vera agricoltura, ma come al solito si perdono nei meandri dell’opportunismo
Hai ragione, CV, mi sono rammollito… anche perché mi sono un po’ rotto di fare il “grillo” di un mondo che è tenero con i potenti e forte con i deboli, che urla e annuncia battaglie e poi, quando gli lanciano un osso, abbassa la testa o, peggio, s’inorgoglisce per aver conquistato… il nulla… amarezze a parte (tanto non servono a nulla) entro nello specifico… Sdp era l’unico, ripeto UNICO, media presente alla confstampa di Agriturist che, attraverso le sue dirigenti, ha annunciato un nuovo corso, almeno per i loro associati indicando un codice etico che, guarda caso, ricalca la nuova legge sull’agriturismo della Regione Piemonte. La legge dice, ad esempio, che il 25% dei prodotti devono essere di produzione propria e l’85% del territorio. È poco, lo so, come dice il poeta “bisognerebbe fare di più”. Eppoi chi controlla che tutti rispettino la legge? Per ora nessuno, ma ho trovato già cosa buona che un’associazione abbia pensato di darsi un codice etico… Ho sbagliato? Mi sono rammollito perché dò il beneficio del dubbio? Forse. Comunque resto dell’opinione che alla fine è il pubblico dei consumatori a decretare se un Agriturismo (ma anche un ristorante, uan pizzeria, un B&B, un hotel, un bar, un vino, un salame…). Io, per esempio, tanti anni, sono andato ad cena in un agriturismo astigiano… dentro sembrava di essere in un tristellato… porzioncine, capesante, gamberetti, uova di quaglia… vini anonimi… anche veneti… prezzo adeguato… senza ricevuta… non mi hanno più visto e ne ho sempre parlato male… 6 mesi dopo hanno chiuso. Io mi sarò rammollito, ma quelli, grazie a Dio, non cambiato lavoro… ciao!
Ahi, ahi, ahi Filippo …mi sembri diventato docile e mansueto, come mai? Premetto che nn ho sentito le interviste, nn ne avevo proprio voglia, ma spero di nn essermi persa niente di rilevante!
E quindi…w gli agriturismi!!! Sì, soprattutto quelli che hanno usufruito di un sostanzioso contributo pubblico e nn hanno mai aperto o qualora beccati e obbligati esercitano l’attività con atteggiamento dissuasorio. W gli agrit che utilizzano lo 0,0001% dei prodotti della loro azienda nel confezionare pranzi e cene da 50-100 commensali …commensali felici e soddisfatti di pagare 30-40 €, vini esclusi, senza l’incobenza di dover piegare la ricevuta fiscale per mettersela in tasca! Di questi agriturismi se ne è fatto cenno o ci si eclissa con eleganza la dove il discorso si fa più spinoso?