Al Resort La Fermata di Alessandria il menù stellato sposa l’acqua minerale. Un déjà-vu che manca di passione

inserito il 10 Giugno 2011

L’appuntamento era intrigante: un resort bellissimo e fuori mano, elegante e chic, discreto quanto basta, non per un incontro galante, però, ma per gustare piatti stellati in abbinamento all’acqua minerale. Purtroppo, a parte le mise delle signore, tutte elegantissime e in tono con il tono del locale, la cena, a cui Sdp è stato tra i pochissimi media invitati, è stata francamente, a nostro avviso, deludente.

Diciamo la verità, come sempre,: dai cinque cuochi – Andrea Ribaldone e Riccardo Aiachini (La Fermata), Paolo barrale del Marennà di Sorbo Serpico (Avellino, Enrico bartolini del Devero di Cavenago Brianza (Monza Brianza) e Mattias Peri dello Chalet Mattias di Ligno (Sondrio) – ci saremmo aspettati di più. Più sapore, più gusto, più creatività (anche se il raviolo con ripieno di parmigiana di melanzane è davvero ottimo), più sostanza, in una parola: più passione, qualità, secondo noi, principale per un cuoco.

C’è da dire che non è facile far lavorare insieme cinque cuochi riuniti nel progetto Chic, il Charming Italian Chef  (http://charmingitalianchef.wordpress.com/, ma il sito non è aggiornato) che portano la cucina italiana d’autore in giro per l’Italia nel segno dei 15o° dell’unità nazionale. Però un po’ più di accortezza nel preparare una cena in terra piemontese, forse avrebbe evitato il flop delle nostre papille gustative.

Quanto all’acqua minerale – la Valverde, idrogriffe che tende al fighetto, ma testimoniano (senza tema di essere accusati di marchetta in assenza assoluta di contratto pubblicitario) davvero una minerale di origine piemontese leggera e buonissima – è mancato, per noi, il racconto dello sposalizio “Food Attraction”, lasciato al buon cuore dei commesali, che già abitualmente bevono acqua minerale a pasto (!) e alla simpatica intervista-spot (pubblicata qui sotto) rilasciata dal responsabile aziendale di zona.

Cappello giù, invece, per i vini presentati: dal Franciacorta de La Montina, al bianco di Pecorino in purezza e al rosè da Muntepulciano 100% della maison Feudo Antico, al Chianti Classico docg di Cecchi. Unica perplessità, ma più territoriale che qualitativa, per il buonissimo Moscato vendemmia tardiva Chiriera di Servetti di Cassine, paese dell’Acquese. Moscato d’Asti o Brachetto d’Acqui o Asti, tutti vini da dessert, piemontesi e a docg, avrebbero rappresentato al meglio la produzione enologica locale di eccellenza.

Che dire in chiusura? Per noi la serata è stata un’occasione mancata, dal punto di vista gastronomico in primis, e promozionale, in seconda battuta. Okkei invitare clienti e amici, politici e manager vari. Ma se promozione deve essere la platea deve essere dei media. Altrimenti che comunicazione è?

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

Intervista a Vincenzo Donatiello

1 Commento Aggiungi un tuo commento.

  1. Adriano Salvi 10 Giugno 2011 at 14:44 -

    “uno alla volta per carità…..” cantava il Barbiere di Siviglia. Non mi sono mai piaciute le cene con più chef ai fornelli, anche se da tempo sono di moda in occasione di eventi e presentazioni varie, ovviamente create a scopo promozionale con l’intento, spesso disatteso, di stupire piacevolmente gli invitati. Le ragioni delle mie perplessità su queste proposte “corali” sono presto dette: ogni cuoco che si rispetti ha un suo stile, una sua creatività, vera o presunta, più o meno di lungo corso, tendente spesso al modaiolo, ispirata ad altri ecc. Riunire piatti creati da mani differenti produce quasi sempre l’effetto testimoniato da Filippo. un miscuglio poco omogeneo che finisce per scontentare più che attrarre il gourmet. Ovviamente gli invitati a ufo, non si entusiasmano di certo ma porgono complimenti di circostanza…. Dalle foto le porzioni erano comunque a livello di boccone, secondo i presunti dettami della ormai vetusta Nouvelle Cuisine sconfessata (nella quantità) dallo stesso suo inventore Paul Bocuse, che ebbi il piacere di intervistare anni addietro e che “tranchant” come solo i francesi sanno essere, ricordò che le porzioni da lente di ingrandimento erano state un’invenzione italiana (sob). Il pregio principale della Nouvelle Cuisine fu senza dubbio quello di inserire il servizio “al piatto” sicuramente più elegante e valido (anche per la possibilità di servire piatti caldi) che il vassoio di portata stile “rifornimento pance vuote” e la presentazione piacevole e qualche volta artistica del contenuto, ma non era precisata la quantità…..per ben apprezzare il gusto forse qualche boccone (anche contenuto quale noublesse obligè) pare consigliabile. Comunque da tempo vanno anche forte quelle mini vaschette contenento ogni sorta di abbinamento di ingredienti. In più occasioni ho già visto ai rinfreschi in piedi dove “l’articolo” è sempre più diffuso, cravatte, camicie e vestiti delle signore pesantemente lordati nel tentativo di estrarre con una forchettina microscopica il contenuto, spesos di indecifrabile origine….buon appetito!

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