Lamberto Vallarino Gancia (Ceev): «Il vino e il gusto della moderazione». L’industriale spumantiero piemontese spiega la campagna paneuropea per un consumo responsabile. Lanciata dalle aziende

inserito il 27 Febbraio 2009

 

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Bere vino con moderazione e soprattutto con la consapevolezza che il suo abuso non è ammesso in situazioni particolari, quando si è al volante, ma anche quando si assumono certi farmaci o per le donne in attesa di un bebé.

Storia già raccontata, frasi già sentite.

La novità di questi giorni, però, è che a lanciare un «programma paneuropeo per promuovere la responsabilità e la moderazione nel consumo del vino» non sono le solite lobby salutistiche, ma le stesse aziende produttrici europee che aderiscono alla Ceev, Comité Européen des Entreprises Vins, sorta di Ue del vino, con uffici centrali a Bruxelles, insieme alle organizzazioni professioni agricole che agiscono in ambito Ue.

È un’innovazione non da poco, eclatante e assoluta, quest’intesa della filiera del vino pro consumo consapevole, che ora, anche grazie ad un portale internet (www.wineinmoderation.eu) on-line da qualche giorno, trova forza e penetrazione divulgativa che prima mancavano.

Se ne parlerà anche il 25 marzo, a Roma, nel corso di un incontro organizzato da Uiv, l’unione italiana vini.

Intanto con un’intervista esclusiva a Sdp, Lamberto Vallarino Gancia, della quinta generazione di industriali spumantieri piemontesi (la sede è a Canelli nell’Astigiano) e presidente della Ceev, ha spiegato termini e spirito del progetto.

 

(Sdp) I produttori di vino europei che invitano al consumo consapevole, una bella novità.

«Di più, è la vera chiave di volta di una campagna di informazione che, finalmente, parte da chi conosce i vino perché lo produce ogni giorno»

(Sdp) Quando è nato il progetto “wine in moderation”?

 «Già l’anno scorso al Vinitaly di Verona avevamo presentato l’iniziativa. Ora, con il portale Internet e l’adesione di tutti gli Stati membri della Ceev, contiamo di raggiungere una divulgazione ottimale del messaggio, che, cioè, il vino ha tradizioni e consuetudini antiche contrarie all’abuso e sono per la salute del consumatore»

(Sdp) Un messaggio difficile da far passare se, come accade purtroppo spesso, accanto alle periodiche campagne contro l’alcolismo, molti mezzi di comunicazione accostano sempre il vino…

«È vero, è un errore grossolano e ricorrente, che ha generato non pochi problemi al mondo enologico. Per questo, come vado dicendo da anni, c’era bisogno che gli stessi produttori si decidessero a portare chiarezza. E per questo considero un successo che l’Europa del vino abbia cominciato a parlare con una voce sola per lanciare un concetto preciso: il vino va consumato con moderazione, ma non fa male e anzi fa parte della nostra cultura. In questi mesi abbiamo intenzione di coinvolgere nell’iniziativa “wine in moderation” sempre più soggetti del comparto del vino» 

(Sdp) Sembra che l’obiettivo primario di “wine in moderation” siano i giovani.

«Sono i consumatori di domani e devono essere preparati. Ma il nostro programma è anche indirizzato a chi ama il vino. Bere con moderazione vuol dire gustare al meglio un prodotto della terra, frutto della fatica e dell’ingegno di uomini e donne che lavorano con passione e abnegazione».

 

Concetti che erano stati espressi, proprio da Lamberto Vallarino Gancia insieme al nutrizionista Giorgio Calabrese, un anno e mezzo fa ad un convegno dal titolo “La testa nel bicchiere” che si era tenuto proprio a Canelli, nelle Cantine Contratto.

Anche in quella occasione si era posto l’accento sull’esigenza che venisse proprio dalle aziende produttrici l’imputo ad un consumo consapevole del vino e degli alcolici in genere.

Ora questo progetto, che è condiviso anche dal Copa-Cogeca, cioè dalle associazioni professionali agricole dell’Ue, sembra muovere i primi passi concreti.

 

Nel portale www.wineinmoderation.eu – che oltre alla versione italiana è pubblicato on-line anche in francese, tedesco, inglese, spagnolo e portoghese – c’è una miniera di notizie per chi vuole approfondire il tema. Si va dalle prescrizioni per un consumo responsabile agli effetti dell’abuso, ma c’è anche spazio per parlare dei prodotti, delle tradizioni nazionali, delle informazioni commerciali.

Il tutto nel segno non solo della moderazione nel consumo del vino, ma anche di quella ”art de vivre”, cioè di quel gusto della vita, di quella arte di vivere, che è molto distante dagli abusi.  

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