Con la vendemmia delle uve moscato bianco cominciata da qualche giorno il Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti ha presentato un’analisi di come si presenta la raccolta, lo stato dell’uva e delle viti, le iniziative promozionali e di comunicazione, insieme, per quanto possibile, a qualche “buon proposito” per il futuro.
Relatori oltre al presidente Stefano Ricagno e al direttore Giacomo Pondini, il vicepresidente senior del Consorzio, Lorenzo Barbero con il direttore del laboratorio consortile, Guido Bezzo.
I mercati sono, come di consueto, il punto focale. Con una situazione economica non sempre stabile e una questione geopolitica travagliata da conflitti e tensioni le vendite della denominazione Asti, nelle due tipologie Asti Spumante e Mosca d’Asti, esprimono una situazione in buona sostanza di preziosa resilienza.
Per quanto riguarda il primo trimestre 2024 dal Consorzio fanno sapere che:
“Si mantiene stabile l’andamento del mercato nel primo semestre di quest’anno per l’Asti Docg, la principale denominazione piemontese, con una media produttiva equivalente a 90/100 milioni di bottiglie l’anno e un vigneto di circa 10 mila ettari. Secondo le rilevazioni il primo semestre si è chiuso con i volumi praticamente identici a quelli dello scorso anno (imbottigliato a 43,5 milioni), per effetto combinato di una contrazione dell’Asti Spumante (-6%, a 26,7 milioni di pezzi) e un sensibile incremento del Moscato d’Asti (+12%, 16,8 milioni di bottiglie), che riprende la propria corsa dopo le difficoltà dello scorso anno. I dati dell’imbottigliato sono confermati anche dalle elaborazioni del Consorzio relative alle vendite registrate su un panel di imprese che rappresenta l’80% del totale produttivo delle oltre 1000 aziende socie. Secondo il campione, le vendite complessive in Italia e all’estero nell’ultimo semestre segnano un tendenziale dei volumi commercializzati a +0,4%, per un equivalente di 34,1 milioni di bottiglie».
Nello specifico:
ASTI SPUMANTE: RUSSIA MA NON SOLO, CRESCE EST EUROPA, IN CALO AMERICHE E ASIA
Secondo il campione di aziende intervistate dal Consorzio, il primo semestre ha segnato il sorpasso dell’Est Europa – Russia inclusa – sull’Europa occidentale. La domanda di Asti spumante vede infatti l’area orientale primeggiare con 10,1 milioni di bottiglie vendute a fronte di 8,6 milioni delle aree limitrofe del Vecchio Continente. Un risultato effetto dell’incremento in Russia (+11%) – su cui però preoccupa l’aumento delle accise dello scorso maggio – ma anche di gran parte dei Paesi dell’Europa Orientale, che hanno segnato aumenti record (+10%), con diversi Paesi (i “big” Polonia e Grecia, ma anche Romania, Repubblica Ceca, Moldavia) in doppia cifra. Giù invece gli ordini dalle aree centrali e occidentali del Continente (-8,5%) soprattutto per effetto dei cali in Germania (-12%) e in Italia (-26%), dove i consumi rappresentano meno del 6% del totale. In totale sono 22,2 milioni le bottiglie commercializzate dal panel nel primo semestre di quest’anno che ha subito una forte contrazione degli ordini su mercati a minor peso commerciale (Americhe e Asia).
MOSCATO D’ASTI: USA E ASIA FANNO LIEVITARE LE VENDITE (+8%). BENE ANCHE L’ITALIA
Il risultato complessivo indica un ritorno alla crescita per il vino bandiera degli aromatici italiani nel mondo. A partire dalla sua piazza principale, quelle delle Americhe, dove mette a segno – secondo il campione intervistato che rappresenta l’80% del potenziale produttivo – un +10%, a oltre 7 milioni di bottiglie. Grazie a ciò, e alle ottime performance in Asia, il Moscato d’Asti porta a quasi 12 milioni le bottiglie totali commercializzate a giugno 2024, per un attivo di circa l’8% sul pari periodo dello scorso anno. Cresce l’Asia (+6,5%) con 2 Paesi nella top 5. La Cina (+14%) al quinto posto e la Corea del Sud (+28%) che con 687 mila bottiglie ordinate è il terzo cliente al mondo per il vino dolce astigiano. Bene anche altri Paesi a forte potenziale, come Giappone, Singapore e Tailandia, che mitigano il calo di Taiwan, piazza strategica per il Moscato d’Asti. E se in Europa la variazione positiva più significativa arriva proprio dall’Italia (1,2 milioni di bottiglie, a +8%), secondo mercato in assoluto, Oltreoceano è decisivo il +10% degli Stati Uniti, prima piazza al mondo con un equivalente di 6,6 milioni di pezzi.
Il che conferma l’alternarsi storico di vendite tra Asti Spumante e Moscato d’Asti che, nei fatti, restano le due facce di una medaglia che rimane strategica sia dal punto di vista economico e produttivo, sia su temi sociali, ambientali e di sviluppo del territorio.
Su questo la filiera, che opera su un territorio unico, Patrimonio dell’Umanità dal 2014 e con enormi potenzialità in termini turistici e appeal mondiale, deve interrogarsi per progettare programmi di consolidamento e sviluppo.
E a proposito di sviluppo “promozione” e “comunicazione” sono le parole d’ordine del Consorzio che sui mercati internazionali ha messo in campo progettualità per 1,5 milioni di euro (misure Ocm Promozione Paesi Terzi). Quattro i Paesi destinatari delle iniziative: Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Svizzera che per la denominazione valgono complessivamente un terzo del mercato. Fitto anche il calendario delle attività promozionali extra Ocm a partire dalla partecipazione alle principali fiere di settore (Prowein e Vinitaly), fino alla sponsorizzazione del grande tennis con le due bandiere astigiane official sparkling wine degli Internazionali BNL d’Italia a Roma e delle Nitto Atp Finals, in programma a Torino dal 10 al 17 novembre prossimo. Anche il territorio è continuamente protagonista degli eventi targati Asti Docg; dal Palio di Asti alla Douja d’Or al via il 6 settembre, dagli Acqui Wine Days fino alla Coppa Milano Sanremo o ancora al TrEno, le carrozze enologiche anni ’30 con locomotiva a vapore che attraversano Langhe, Monferrato e Roero, in cui si brinda con l’Asti Spumante.
Poi c’è la questione del “Climate Change” il cambiamento climatico è un fatto e anche la filiera del moscato bianco se ne deve fare carico. Interessanti le dichiarazioni di Barbero che auspicano una sinergia tra Consorzi, filiere e organizzazioni agricole con il ruolo, fondamentale della politica. Il vicepresidente senior del Consorzio ipotizza anche modifiche ai disciplinari per “aggiustamenti” sulle aree di produzione che con il cambiamento del clima andrebbero riviste. Un tema, questo, che ha messo a subbuglio il Consorzio del Barolo, vedi questione vigne a Nord. Il moscato bianco ora ha zone un tempo vocatissime per esposizione che sono in sofferenze e, di contro, aree poco vocate in ombra o in fondovalle, prima considerate poco pregiate, che ora forniscono prodotto di qualità. Un’altra questione da affrontare. Vedremo.
SdP
Qui sotto le immagini e le interviste a Ricagno, Pondini, Barbero e Bezzo realizzate da Vittorio Ubertone.