Forum. L’Araldica (Castel Boglione) fa 70 anni e regala un talk sul tempo con, tra gli altri, Mercalli («Il clima non perdona»), Enzo Bianchi («Vino dono di Dio») e Cotarella («Il vino lo fa l’uomo. Sì ai dealcolati»)

inserito il 17 Maggio 2024

Uno arriva a una annunciata tavola rotonda sul valore del tempo, organizzata per i suoi primi 70 anni dalla Cantina sociale Araldica di Castel Boglione, paese astigiano a due passi da Acqui Terme, e s’immagina una roba per pochi eletti. E, invece, per fortuna, si ritrova sotto a un padiglione da festa di paese (detto con tutto il rispetto e l’affetto possibili per le preziosissime e bellissime feste di paese) con 400 persone ad ascoltare un panel di relatori di prim’ordine.

Eccoli: Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana e giornalista scientifico; Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose; Riccardo Cotarella, enologo e presidente dell’Assoenologi; Giorgio Penna, direttore di CrescereInsieme onlus; Claudio Manera, direttore di Araldica Castelvero, con, nel ruolo di moderatore, il prof. Vincenzo Gerbi, dell’Università degli Studi di Torino. Insomma mica poco.

Il tempo, dicevamo, declinato, però, nelle sue varie accezioni: il clima, quello che ci è dato in conto di vivere, quello che serve per fare un vino come Dio comanda e quello che serve per capire che il mondo sta cambiando e che i flussi migratori vanno gestiti con cose semplici che si chiamano umanità e buon senso.

Ad aprire il talk ci sono Daniela Pesce, enologa e presidente degli enologi piemontesi e Claudio Manera. Una parentesi di ricordi personali e no. Poi Gerbi introduce i lavori. Parla di tempo, del valore che gli viene dato e quello che il tempo dà a noi.

Parla per primo il climatologo Mercalli. Lancia diagrammi, numeri e dati. La sintesi è impietosa: il tempo che abbiamo con il clima che cambia per colpa nostra, delle nostre attività con i combustibili fossili e l’inquinamento (astenersi complottisti e ignoranti in materia), è poco. Attorno al 2050 il punto di svolta: o cambiamo rotta oppure in Piemonte arriverà lo stesso clima del Pachistan con siccità perenni e temperature da 50 gradi all’ombra. Pessimismo? La scienza dice che, purtroppo, questo è lo scenario. Urge svegliarsi. «Altrimenti qui coltiveremo altri vitigni e in Sicilia solo mango e frutti tropicali» dice Mercalli. Detto per inciso mango e avocado già si coltivano in terra siciliana.

Quando parla Enzo Bianchi si ha sempre l’impressione di stare a sentire una persona che in parte sembra lo zio prete e in parte l’altro zio che certi preti li tollera così così. Insomma uno tosto. Il fondatore di Comunità di Bose non lascia nulla all’immaginazione e tra un ricordo di giovinezza e l’altro (lui è originario proprio di Castel Boglione) ti tira fuori roba forte: «Il vino è un dono di Dio». Applausi. «I vino è un mezzo per capire meglio Dio». Più applausi. «Vi auguro un futuro con tanto vino». Applausi da standig ovation.

Poi è la volta di Riccardo Cotarella, enologo famoso che a colpi di scimitarra ha difeso la categoria e il mondo del vino quando una trasmissione TV ha osato mettere in dubbio il ruolo dei “medici del vino” dando spazio ai guru del vino ottenuto senza alcun intervento umano. Cotarella a Castelboglione è più che categorico, è cristallino e inequivocabile: «Il vino lo fa l’uomo dall’uva. Chi dice il contrario è uno sciagurato». E non si fa problemi il Cotarella a sdoganare i vini dealcolati. Ammette che: «Per noi enologi togliere l’alcol al vino è come togliere il sangue a un essere umano, ma – avverte – chi fa vino lo fa per venderlo e farlo bere. Dunque – annota – è il mercato che comanda e se il mercato vuole vino leggeri, a basso tenore alcolico e dealcolati, noi dobbiamo farli perché è quello il nostro ruolo». Chiarissimo. Il pericolo è che per arrivarci l’Italia ci metta troppo tempo mentre altri Paesi occuperanno quelle fette di mercato. Occhio.

Da Giorgio Penna, della Onlus CrescereInsieme, è arrivata una articolata relazione sullo stato dei flussi di migranti e della forza lavoro che rappresentano. Una fotografia reale con tutte le tonalità della cronaca che raccontano di minori non accompagnati che sono un terzo dei migranti e di gente, esseri umani, che fuggono per cosucce come guerre, carestia, povertà e fame. «E tra i motivi che li spingono a fuggire c’è quello di costruire un futuro migliore, sicuro, dignitoso e vivibile per sé i propri cari» dice Penna. Ricorda qualcosa? I piemontesi emigrati in Sud America, i veneti che nel Dopoguerra arrivarono in Piemonte per lavorare nei campi e nelle vigne, i meridionali operai alla Fiat e manovali nei cantieri edili, pensavano la stessa cosa. Curioso no?

Grazie Araldica per averci regalo questo tempo per i tuoi 70 anni.

Filippo Larganà

Lascia un Commento


I commenti inviati non verranno pubblicati automaticamente sul sito, saranno moderati dalla redazione.
L’utente concorda inoltre di non inviare messaggi abusivi, diffamatori, minatori o qualunque altro materiale che possa violare le leggi in vigore.
L’utente concorda che la redazione ha il diritto di rimuovere, modificare o chiudere ogni argomento ogni volta che lo ritengano necessario.