Tra i piemontesi sono citati il Barolo e il Moscato d’Asti. Poi ci sono altri vini italiani legati ai territori di origine che, secondo l’analisi, sembra essere un condizione essenziale per chi acquista vino nelle enoteche.
Almeno questa è la tesi sostenuta da un’indagine presentata dall’associazione Vinarius che raggruppa un centinaio di enoteche in Italia e una decina all’estero. Qui di seguito la nota stampa che illustra la ricerca e che dà spunti di riflessione per le filiere vinicole piemontesi.
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Vinarius, l’Associazione delle Enoteche Italiane, presenta i risultati di un’analisi che vede coinvolte le enoteche tramite un sondaggio relativo al periodo che si sta per concludere grazie al quale sono state raccolte alcune anticipazioni sulle previsioni di vendita per il periodo delle festività natalizie, il più rilevante dell’anno.
L’analisi dei dati emersi ha anche permesso di completare la fotografia del settore con la valutazione dei trend di consumo registrati nell’ultimo triennio. Alla base del sondaggio proposto alle enoteche con una serie di quesiti sul tema, l’obiettivo di analizzare gli orientamenti delle vendite e delle preferenze dei consumatori, anticipando quelle che saranno le scelte degli italiani durante il periodo delle feste. La ricerca è condotta analizzando quanto emerso dalle risposte ottenute dagli operatori del canale enoteche che disegnano un quadro che tiene conto della relazione che si instaura tra enotecario e cliente finale tramite la vendita diretta.
“L’associazione Vinarius è da sempre impegnata nel rappresentare al meglio questa categoria anche attraverso l’analisi e la comprensione delle dinamiche del mercato. I dati evidenziati dal sondaggio, grazie alle risposte pervenute dalle enoteche, confermano la validità e la continuità del lavoro che svolgiamo come associazione”, spiega Andrea Terraneo, Presidente Vinarius.
Il sondaggio, infatti, ha esplorato e analizzato le preferenze dei consumatori nell’arco dell’ultimo triennio, formulando delle previsioni rispetto a quali saranno i vini che verranno maggiormente scelti durante il periodo invernale e natalizio ed i dati che emergono dal questionario vedono un trend positivo che riguarda la crescita dei vini rossi che, a quanto pare, restano i favoriti dal consumatore nel periodo natalizio con aumenti significativi delle vendite (dal 7 al 13% nel triennio). I più venduti, tra i rossi, sono soprattutto alcuni grandi terroir: Barolo, Amarone e Brunello ed alcuni rossi autoctoni da singole aree come il Lagrein. Quello della territorialità resta un vero e proprio trend in forte crescita.
Si registra una crescita, rispetto agli ultimi 3 anni, che si attesta intorno al 3,5%, anche per i vini bianchi fermi. Le varietà Chardonnay, Lugana, Gewurztraminer sono le maggiormente richieste.
Per quel che concerne l’andamento dei vini da dessert nell’ultimo triennio, il trend continua a non far emergere nelle vendite questa categoria di prodotti per i quali le enoteche intervistate temono che non ci saranno grandi variazioni rispetto al trend del triennio (-20/25%). Moscato d’Asti Docg, Moscato in generale e vini passiti del sud Italia restano tra i prodotti più richiesti.
Tra le bollicine, l’analisi dei dati che emerge vede incrementare le vendite si questa tipologia sia per il Metodo Classico sia lo Charmant. La classifica elegge il Metodo Classico quale spumante preferito dagli italiani per le feste natalizie e lo Champagne come il primo prodotto dagli italiani con un incremento del 15/20% delle vendite in enoteca, seguito da Franciacorta e infine da Trento doc. Le enoteche si confermano il luogo/canale di vendita preferenziale per questo tipo di prodotti dal posizionamento medio alto.
“Per quanto concerne le previsioni sui volumi di vendita per il Natale 2023 e, in generale, durante la stagione invernale gli operatori del settore sono estremamente ottimisti. Malgrado la difficile congiuntura economica 2023, tra inflazione e caro-vita, tutto sommato, la situazione resta comunque positiva”, afferma Andrea Terraneo, presidente Vinarius “Le enoteche si attendono un aumento del lavoro soprattutto per le feste, confermando quanto già annunciato, in ottica previsionale”.