Le dichiarazioni, consegnate oggi, 28 dicembre 2022, al quotidiano La Stampa, da Giorgio Rivetti (foto), produttore vitivinicolo astigiano al timone della Spinetta di Castagnole Lanze e della Contratto di Canelli, e che ha vigneti, vini e interessi anche nelle aree del Barolo, del Gavi, del Timorasso e in Toscana, sono una forte critica al Consorzio dell’Alta Langa presieduto da Maria Cristina Castelletta (Tosti 1820) che proprio qualche giorno fa aveva rilasciato un comunicato stampa (leggi qui) in cui celebrava i successi del Metodo Classico docg made in Piemonte.
Nell’intervento Rivetti conferma il buon periodo per l’Alta Langa, ma sottolinea alcuni aspetti che, a suo avviso, potrebbero compromettere il buon sviluppo della denominazione. Si va dall’altitudine dei vigneti di chardonnay e pinot nero, che il disciplinare fissa ad almeno 250 metri sul livello del mare, una quota che per il produttore dovrebbe essere elevata ad almeno 400 per i nuovi impianti per garantire una più alta qualità di uva e vino anche in considerazione dei cambiamenti climatici; alle questioni più prettamente burocratiche e operative (obbligo di indicazione della sboccatura fatta da terzi e, di contro, la libera vendita delle bottiglie da sboccare) che, a suo modo di vedere, svantaggerebbero i piccoli produttori.
Le dichiarazioni di Rivetti, una delle voci più autorevoli del panorama vinicolo piemontese, hanno dunque dato la stura a una serie di perplessità, alcune da sempre a centro delle discussioni tra produttori, rivelando un disagio tanto forte da far considerare allo stesso Rivetti se far restare la sua Contratto dentro a un Consorzio che, a suo parere, non la rappresenterebbe più. Una riflessione forte che, secondo quando dichiarato da Rivetti, starebbero facendo anche altri produttori con il rischio che in molti potrebbero uscire dal Consorzio e abbandonare il progetto Alta Langa.
Rivetti non è nuovo a critiche verso il Consorzio dell’Alta Langa. Tempo fa, quando, sulla spinta di alcuni produttori albesi, c’era stata una certa apertura consortile alla possibilità di aggiungere l’uva nebbiolo in percentuali rilevati alla produzione dello spumante brut docg, il produttore astigiano si era opposto in modo netto (leggi qui). La Contratto, del resto, oltre a essere una Casa storica con una delle quattro Cantine Cattedrali Sotterranee (con Gancia, Bosca e Coppo) da cui partì l’idea della candidatura a Patrimonio dell’Umanità Unesco dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, è tra le aziende vitivinicole che ha investito di più nell’Alta Langa con l’acquisto, alcuni anni fa, di una quarantina di ettari attorno a Bossolasco, sulle altre colline langarole, con vigneti sempre a una quota di circa 700 metri sul livello del mare.
Un investimento che ora, Giorgio Rivetti, vuole difendere da azioni che ritiene non utili allo sviluppo della denominazione e, anzi, controproducenti
fi.l.