Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa diffusa dal Consorzio dei Vini d’Acqui.
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Un blogger esperto di vino e tre sommelier di famosi ristoranti stellati che vanno in giro per le colline dove si produce il Brachetto d’Acqui docg e l’Acqui docg, sia rosso sia rosé, e che per la prima volta li assaggiano, insieme ad altre eccellenze del territorio dicendo quello che pensano.
È accaduto in questi giorni nell’ambito di un’iniziativa di promozione e valorizzazione voluta dal Consorzio vini d’Acqui presieduto da Paolo Ricagno.
Dice Ricagno: «Abbiamo raccolto impressioni e indicazioni davvero interessanti da questo gruppo selezionato di operatori. Cercheremo di metterle in pratica con la collaborazione dell’intera filiera».
Ma chi erano gli operatori invitati dal Consorzio al primo contatto con Brachetto d’Acqui e Acqui docg? I sommelier: Matteo Bernardi, che lavora a Le Calandre di Padova, ristorante Tre Stelle Michelin; Sebastien Ferrara, sommelier dello chef Enrico Bartolini al ristorante Mudec di Milano, anche questo locale premiato dalle Tre Stelle della Guida Rossa; e Cristian Brancaleoni, sommelier dello storico ristorante Del Cambio di Torino, una stella Michelin (Cristian è anche stato premiato come miglior sommelier ASPI 2022).
Il blogger era Saverio Russo di WineBlogRoll, uno dei blog di riferimento del mondo del vino.
Questa pattuglia di esperti ha assaggiato una sessantina di vini tra Brachetto d’Acqui docg dolce, sia in versione tappo raso sia spumante, Acqui Rosso fermo e Acqui Rosé (fermo e spumante) insieme qualche esempio di Brachetto passito e allargando l’analisi anche ad altri vini fratelli aromatici piemontesi dell’uva brachetto come l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti compreso il recentissimo Canelli docg, espressione territoriale del Moscato d’Asti.
Il focus della visita, tuttavia, era su Brachetto d’Acqui e Acqui docg.
Bernardi, Brancaleoni, Ferrara e Russo ne hanno tratto impressioni positive per quanto riguarda la qualità con riferimento soprattutto all’Acqui Rosso che, per gli esperti avrebbe enormi potenzialità commerciali, ma soffrirebbe di un prezzo troppo contenuto che in qualche modo le penalizzerebbe la valorizzazione. Confermate le storiche qualità e i valori del Brachetto d’Acqui che, a sorpresa, è stato indicato anche come aperitivo con specialità salate e ideale come ingrediente di cocktail. Per il Rosé vale il consumo in purezza che ne esalta le qualità.
Dunque per Bernardi, Brancaleoni, Ferrara e Russo la “missione piemontese”, preferita a quelle proposte in contemporanea da altre blasonate denominazioni italiane, è stata una full immersion nel mondo delle uve brachetto con inevitabilmente tour tra le aree più rappresentative dei grandi vitigni aromatici piemontesi, dall’Acquese al Nicese (gli ospiti hanno alloggiato al Relais Villa Prato di Mombaruzzo), dal Canellese alla zona di Santo Stefano Belbo e di Cossano Belbo.
Gli ospiti non hanno potuto non sottolineare la grande bellezza dei paesaggi che, dal 2014, primi in Italia tra le aree vitivinicole di pregio, sono state proclamate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Il commento finale di Paolo Ricagno: «Gli esperti che abbiamo invitato e che per la prima volta, in modo approfondito, hanno conosciuto la nostra denominazione, il nostro territorio e i nostri paesaggi, hanno detto quello che già sappiamo, ma che spesso dimentichiamo e cioè che viviamo in un posto bellissimo il quale, con il lavoro e l’ingegno dei vignaioli e delle Cantine, dà vini eccezionali, storici, apprezzati in Italia e in tutto il mondo, in cui tutti noi abbiamo il dovere di credere per costruire un futuro alle nostre comunità, al nostro operato e a quelle tradizione del Piemonte vinicolo, di cui il mondo del brachetto è parte fondante e fondamentale».