Cento quintali per ettaro con la possibilità di aggiungerne
15 come riserva. L’assemblea dei vignaioli e dei produttori d Asti Spumante e
di Moscato d’Asti, convocata dal Consorzio nei giorni scorsi, si è espressa e
ha proposto le rese per ettaro che caratterizzeranno la vendemmia 2021.
I prossimi step saranno, come di consueto, formali. La Regione Piemonte, nella
fattispecie l’assessorato all’Agricoltura retto dall’acquese Marco Protopapa,
una volta recepite le indicazioni dell’assemblea dal Consorzio di tutela, ne
discuterà con le associazioni di categoria per una decisione univoca. Una volta
stabilita la quale sempre la Regione emanerà una determina che fisserà
ufficialmente le rese. Questione di giorni.
Anche quest’anno, quindi, non ci saranno indicazioni di prezzo, come vuole il
codice europeo, ma non è escluso che le uve moscato d’Asti di attesteranno
sulle quotazioni dello scorso anno portando il reddito degli agricoltori, al
netto dell’andamento climatico e della maturazione delle uve, tra i 12 e i 15
mila euro a ettaro da cui, ovviamente, bisogna detrarre costi di produzione e
contributi vari.
detto ciò i primi commenti dei vertici consortili sono improntati a una
prudente soddisfazione.
Il presidente del Consorzio, Lorenzo Barbero si dichiara moderatamente
soddisfatto e dice: «La decisione di andare a 100 quintali per ettaro, con una
adeguata riserva, arriva da performance di vendite che hanno premiato,
soprattutto all’estero, sia il Moscato d’Asti sia l’Asti Spumante docg. Vedremo
quale sarà l’andamento della vendemmia 2021 e come risponderanno i mercati che
si esprimeranno, come di consueto, nella seconda metà dell’anno». E a chi
osserva come la riserva di quindici quintali a ettaro potrebbe rappresentare
una tentazione per chi vuole speculare Barbero risponde così: «È esattamente il
contrario. Le riserve sono al minimo storico. Bisognerà vedere le produzioni
reali in vigna, ma in ogni caso avere un “polmone” adeguato è uno strumento di
stabilizzazione per tutte le filiere vitivinicole».
Anche Stefano Ricagno, vicepresidente senior del Consorzio dell’Asti e del
Moscato d’Asti docg è soddisfatto dell’indicazione rese: «Si è arrivati alla
quota ideale indicata dal disciplinare e questo non può che essere un sintomo
di buona salute della filiera. Del resto gli ultimi dati relativi alle fascette
sono positivi. In ultima analisi, però, bisognerà verificare quando in realtà
produrrà il vigneto moscato».Sulla governance di rese e prezzi Stefano Ricagno si esprime così: «Credo che sia il
momento in cui questa filiera debba dimostrare non solo unità e consapevolezza,
ma anche quella maturità ed equilibrio che servono per fare un salto evolutivo
verso un nuovo modo di intendere il futuro dell’Asti Spumante e del Moscato
d’Asti docg, un futuro più adulto, più progettuale, orgoglioso e sostenibile,
relativamente alla propria storia, alle tradizioni e ai paesaggi naturali che
ne sono le fondamenta».
Fin qui le questioni politico-amministrative legate al vitigno moscato bianco a
cui si devono abbinare temi altrettanto concreti come la difesa e la
valorizzazione dei “Sorì”, le esposizioni di pregio sui crinali collinari che
attendono protezione e tutela sia geomorfologia sia economica (sul caso si sta
muovendo l’associazione dei Comuni del Moscato d’Asti); lo sviluppo delle
pratiche sostenibili in vigna e in Cantina che da sempre sono un argomento
d’impegno del Consorzio e di molti produttori; e, non ultimi, tutti gli aspetti
legati alla commercializzazione dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti, in
tutte le loro declinazioni, in Italia e nel resto del mondo. Di carne al fuoco
ce n’è molta, i competitor non mancano, ma il comparto dell’Asti e del Moscato
d’Asti sembra avere, ancora una volta, carte buone da giocare.
SdP
Asti e Moscato d’Asti. L’assemblea del Consorzio indica le rese per la vendemmia 2021: 100 quintali/ettaro di uva docg più 15 di riserva. Ora parola a Regione e associazioni di categoria
inserito il 29 Luglio 2021Lascia un Commento
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