Comunque la si pensi l’affaire Superlega o Superliga ha messo a soqquadro il mondo del calcio europeo. Ed è davvero singolare, almeno per chi non è fortemente appassionato di questo sport, osservare come, in piena pandemia da Covid in coso, a contrastare il progetto si siano mossi folle di tifosi (nel Regno Unito) con sit-in davanti agli stadi e manifestazioni di piazza e addirittura siano scesi in campo premier di Governo come il britannico Johnson (che ha pure minacciato una legge ad hoc), il francese Macron e persino l’italiano Draghi. I vertici del Calcio europeo e mondiale sono andati contro l’iniziativa a muso duro, minacciando sanzioni, espulsione e anatemi. Così hanno fatto anche alcuni allenatori e giocatori, soprattutto nel Regno Unito.
Ora, la di là della querelle che ha guadagnato l’attenzione dei media perché, giova ricordarlo, il Calcio è lo sport di gran lunga più seguito nel mondo e muove somme di danaro ingenti, anche senza JPMorgan, la Banca d’affari che avrebbe finanziato la Superlega, e anche senza il progetto di una Superlega o Superliga ora strategicamente congelata o accantonata, stupisce come su temi almeno altrettanto importanti Governi e popoli siano silenti, immobili, afoni.
Prendiamo l’agricoltura.
In Italia gli agricoltori, benché rappresentino la filiera che dà da mangiare, letteralmente, alla Nazione (durante il lockdown tutti ce ne siamo accorti), sono trattati da ultima ruota del carro.
Le quotazioni alla fonte dei cereali sono ancora bassi (il grano oscilla tra i 200 e i 300 euro a tonnellata), quella della carne anche con crisi di consumo dovuta anche alla chiusura di ristoranti e mense.
Nel settore vino, uno dei più significativi del Paese, mentre alcune tipologie hanno spuntato e spuntano prezzi e performance positivi, anche in periodo di pandemia, altre soffrono di speculazioni con prezzi così bassi delle uve da mettere in forse la stessa sopravvivenza delle aziende viticole.
Frutta e verdura soffrono del stesso male: prezzi troppo bassi all’origine decuplicati al dettaglio a cui si devono aggiungere i danni da malattie, parassiti e da cambiamento climatico.
Già il cambiamento climatico. Altro tema che determina pesantemente il futuro dell’agricoltura italiana ed europea. Gli agricoltori sono quotidianamente alle prese con un clima che è cambiato e sta cambiando, distruggendo raccolti e inaridendo o allagando terreni coltivati con ripercussioni economiche, sociale ed alimentari non da poco. Senza contare le sfide commerciali con competitor stranieri che, spesso, conquistano fette di mercato con prezzi stracciati e senza fornire le stesse garanzie chieste ai produttori italiani ed europei. Eppure, nonostante queste situaizoni di “disagio”, nessun premier è sceso in campo così pesantemente a difesa delle filiere agroalimentari italiane ed europee come contro la Superlega o Superliga. Nessuna legge speciale è stata annunciata in modo forte per aiutare i contadini, i comparti agricoli, zootecnici, vinicoli. Nessuna dichiarazione veemente è stata fatta a difesa del Made in Italy o del made in UE. Eppure l’Italia, ad esempio, è il Paese che ha la seconda industria manifatturiera d’Europa e tra le prime al mondo. Le sue eccellenze agroalimentari muovono decine di miliardi di euro di fatturato, con decine di migliaia di addetti e contribuiscono in maniera significativa al PIL nazionale e, di conseguenza, a quello dell’Unione Europea. Il sistema agroalimentare italiano, per parlare di numeri, nel biennio 2019-2020, è stato uno dei cardini dell’economia nazionale con un valore di oltre 522 miliardi di euro in tutte le sue componenti, dall’agricoltura, all’agroindustria, ai servizi legati al cibo, pari a oltre il 15% del PIL italiano. Eppure sembra non avere tifosi, hooligans, supporter che pure si nutrono, oltre che di fede calcistica anche del cibo che ogni giorno è prodotto da campi, stalle e Cantine.
Ecco, forse ci vorrebbero gli “ultras” del cibo e vino Made in Italy e, più in generale, del Made in UE, per utilizzare, una buona volta, quel soft power del gusto che potrebbe avere proprio l’Italia in prima linea e come leader assoluto, per una volta, di un progetto europeo.
Ingenue speranze? Inutili utopie? Forse. Però ci sono “battaglie” che vanno fatte a prescindere dal risultato, sui campi di Calcio come nella vita.
E la politica, in questo senso, dovrebbe fare da traino, da esempio, da riferimento. Lo ha fatto solo per il Calcio “dei ricchi” e dei potenti. Peccato.
fi.l.