Daniele Oddone (foto), 33 anni, enologo diplomato alla scuola enologica di Alba e laureato all’Università di Torino, produttore vitivinicolo di Capriata d’Orba (Alessandria) al timone di “Cascina Gentile”, azienda vitivinicola di famiglia da tre generazioni, è il nuovo presidente del Consorzio dell’Ovada docg. Subentra a Italo Danielli che è stato alla guida dell’ente consortile dalla sua fondazione e che resta nel nuovo direttivo composto, oltre che da Oddone e Danielli (La Valletta), da Giuseppe Ravera (Ca’ del Bric), Roberto Porciello (Cascina Boccaccio), Giovanna De Rege (Rocca Rondinaria), Elisa Paravidino (La Piria), Andrea Pestarino (Alvio Pestarino), Paolo Barbieri (Sassaia), Caterina Ferrario (Molare’s), Manuela Camolese (Tenuta Alma), Riccardo Podestà (Cascina Belvedere), Roberto Ghio (Ghio Vini).
A telefono Oddone, che SdP aveva già intervistato al Vinitaly 2019, prima uscita ufficiale dell’Ovada docg (vedi qui) e ultima, per ora, alla kermesse scaligera visto lo stop decretatao dal Covid, racconta di come in questi due anni il vino simbolo dell’Ovadese ed espressione più alta del suo vitigno dolcetto, «Unico rispetto a tutti gli altri presenti in Piemonte» annota il neopresidente, abbia raccolto attenzione e consensi, in Italia, ma anche all’estero.
Dice: «Oggi le aziende produttrici sono una cinquantina di cui poco meno di quaranta associate al Consorzio. Gli ettari sono circa 130 e sono aumentati rispetto a qualche anno fa, anche per il fatto che sono arrivati nuovi imprenditori a investire sul nostro territorio».
Le bottiglie sono circa 100 mila, un numero contenutissimo rispetto ad altre denominazioni piemontesi e che fa pensare a una “nicchia” per intenditori. In realtà, almeno negli intendimenti del Consorzio, l’Ovada docg aspira a essere riconosciuto come uno dei grandi rossi del Piemonte.
«Del resto ne abbiamo tutte le caratteristiche – dice Oddone -. Certo la situazione di emergenza sanitaria legata al Covid non ha aiutato, ma negli ultimi tempi la produzione è aumentata del 20%. È un segnale di estrema vivacità che vogliamo sviluppare».
Come? «Intanto attraverso la ricerca – spiega il giovane presidente –. Abbiamo avviato una collaborazione con l’Università di Torino per uno studio approfondito sulla composizione polifenolica dell’Ovada di cui non esiste molto materiale. Inoltre puntiamo a rafforzare la collaborazione con gli altri consorzi della provincia alessandrina per creare iniziative ed eventi in sinergia. Sono convinto che le aree vitvinicole dell’Alessandrino, lavorando in rete, possano rappresentare una zona di pregio vinicolo altissimo che deve tornare ad avere la propria identità».
Intanto ci sono da presidiare i mercati. Oddone conferma: «Quello italiano, soprattutto del Nord, assorbe gran parte della produzione, ma ci sono anche interessanti azioni commerciali in alcuni Stati dell’Unione Europea, negli Usa e nell’Estremo Oriente asiatico. È incoraggiante».
La meta? «Ampliare la produzione, nel rispetto del territorio e del paesaggio, e fare in modo che l’Ovada docg non solo si accrediti come uno dei grandi vini rossi del Piemonte, ma diventi anche quel volano necessario ad avviare il settore enoturistico che, dopo il superamento di questa pandemia, potrebbe rappresentare il rilancio dell’Ovadese, una zona ancora incontaminata e ragionevolmente disponibile agli investimenti» sostiene Oddone. Auguri.
(foto e video di Vittorio Ubertone)
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)