Di scelte giuste e sbagliate, in termini di comunicazione e marketing, che hanno contribuito al successo o hanno causato problemi a un prodotto ce ne sono a bizzeffe. Quello, però, che sta accadendo in queste settimane sui social e sui media italiani è curioso e singolare.
Proviamo a sintetizzarlo.
Qualche settimana fa una famosa ditta che produce pasta viene fatta oggetto sui social di una vera shit storm (tempesta di m… in italiano) perché ritenuta responsabile di aver attribuito un nome un po’ troppo nostalgico dell’era fascista a una varietà di pasta. Sul sito l’azienda spiega anche l’origine del nome a quella pasta e il periodo storico nel quale sono nati prodotto e denominazione. Apriti cielo. Sui social comincia il tornado di critiche e appelli a boicottare la pasta “fascista”. A nulla è valsa la difesa di alcuni che hanno fatto notare come quelle storiche tipologie di pasta (tra l’altro prodotta al 100 per cento da grano italiano) avessero nomi utilizzati da anni anche da altri produttori. A niente è servito che la proprietà fosse indicata come ultra democratica, di certa fede antifascista e addirittura munifico sponsor di Feste di una parte politica sicuramente di Sinistra. Gli hater da tastiera si sono scatenati ugualmente sulla rete e hanno coinvolto, con poche eccezioni, anche i media tradizionali.
Le critiche sono state aspre e, a tratti, sgradevoli e ingenerose tanto che l’azienda, dopo aver provato a spiegare, ha dovuto annunciare il cambio di nome alla pasta “nostalgica” cancellandone dal suo sito Internet aziendale ogni traccia. Tristezza.
L’altro caso ha a che fare con la pandemia. Nelle ultime ore una importante industria italiana di biscotti (che è famosa anche per la sua pasta) lancia sul mercato una versione particolare di un suo biscotto il cui nome inneggia agli abbracci, pratica invisa in tempi di Covid proprio a causa delle giuste regole igienico-sanitarie. Il sacchetto dei biscotti, in origine giallo, è anche stampato in azzurro con la stessa tonalità dei camici degli operatori sanitari e una scritta ricorda l’abnegazione degli infermieri in lotta contro il virus. Un successo. I social si sono riempiti di sacrosanti elogi e lodi all’azienda che ha pure annunciato di donare il ricavato della vendita fino a 2 milioni di euro agli infermieri. Chapeau.
SdP