Adesione convinta «ma anche riflessiva» della Confederazione italiana agricoltori alla protesta promossa il 2 settembre da cantine e consorzi contro la crisi dei vini rossi piemontesi. Dopo le dichiarazioni di Coldiretti Piemonte (area ex dc di centrosinistra) che aveva avanzato critiche neppure troppo velate all’iniziativa, parlando esplicitamente del rischio «terrorismo psicologico» e dell’esigenza di avviare un progetto di rilancio del settore (tesi scontata su cui, ovviamente tutti sono d’accordo), ecco che la Cia (area di sinistra) sposa con riserva l’iniziativa di attenzione che una ventina di Cantine sociali piemontesi, la Vignaioli piemontesi ed i Consorzi di tutela dei Vini d’Asti e Monferrato, dei Vini dei Colli tortonesi e dei Vini d’Acqui hanno indetto per mercoledì 2 settembre ad Asti.
Lo hanno deciso venerdì scorso ad Asti, nel corso di una riunione che la nota diffusa dal sindacato agricolo definisce animata, i vertici piemontesi dell’organizzazione di categoria. Presenti il presidente regionale Roberto Ercole ed il vicepresidente nazionale Dino Scanavino.
Nell’assemblea sono stati discussi i vari aspetti della crisi commerciale che da molti anni attanaglia il comparto dei vini rossi con gravi ripercussioni sulla vita di oltre dodicimila aziende agricole.
«Aderiamo alla manifestazione che chiede attenzione al mondo politico per i gravi problemi che attanagliano il comparto dei vini rossi piemontesi – ha affermato Scanavino – perché riteniamo che la situazione costituisca un peso insopportabile per la vitivinicoltura piemontese e che sia necessario giungere al più presto allo smaltimento delle giacenze in modo da rendere nuovamente sostenibile l’approccio al mercato del vino».
L’iniziativa del 2 settembre (dalle 10 in piazza Alfieri ad Asti) vuole richiamare l’attenzione dei parlamentari piemontesi, con particolare riferimento a quelli della maggioranza di governo, sulla drammatica situazione dei viticoltori che hanno in molti casi ancora le cantine piene di giacenze degli anni precedenti (in particolare di Barbera d’Asti non ancora a docg e quindi di valore commerciale bassissimo) e che dopo le molte promesse delle scorse settimane, non hanno visto la realizzazione di alcuna iniziativa concreta.
«Saremo tutti impegnati ad ottenere che vengano eliminate le giacenze degli anni scorsi – conclude Scanavino – ma l’indicazione dei vertici della Cia piemontese sono stati chiarissimi nel richiedere che, al contempo, si mettano le basi per una nuova fase di governo del settore che eviti l’insorgere di altre situazioni analoghe nei prossimi anni con esiti che sarebbero a dir poco devastanti».
Insomma la Confederazione degli agricoltori dice sì alle proteste di piazza, ma non fine a sé stesse.
Un augurio impossibile da condividere, anche se l’esperienza induce al pessimismo. Non fosse altro perché gli organizzatori della manifestazione hanno indirizzato, a nostro avviso in modo forse un po’ avventato, i loro strali esclusivamente agli uomini politici del centrodestra di Governo.
Fatto, questo, che sembra avere irritato ambienti regionali e romani, mentre, all’opposto, avrebbe soddisfatto gli esponenti di opposizione sia a livello locale che governativo.
La strumentalizzazione politica è automatica e non aiuta a trovare sinergie bipartisan utili per risolvere la crisi.
Sdp