Intervista. Il dopo Trump e il futuro del vino italiano negli Usa. Parla Ernesto Abbona, produttore piemontese e presidente UIV. «In America molti nodi da sciogliere. I dazi? Hanno limitato le nostre perdite. Bene il Biden “dialogante”»

inserito il 3 Dicembre 2020

Ai maggiori Consorzi di Tutela e a una pattuglia di produttori abbiamo chiesto un’analisi sul futuro del vino italiano negli Usa alla luce della nuova amministrazione del presidente eletto Joe Biden che si insedierà il prossimo gennaio. Tra le voci da sentire non poteva mancare quella di Ernesto Abbona (foto), produttore vitivinicolo piemontese e presidente della UIV, l’Unione Italiana Vini, l’associazione che dal 1895 raggruppa le imprese italiane del vino. Ecco le sue risposte alle nostre domande.

(SdP) Presidente Abbona, in che modo il cambio di amministrazione, tra la presidenza Trump e quella Biden, influenzerà il mercato statunitense per il vino italiano? E il cambio di gestione della pandemia negli Stati Uniti, con un approccio più improntato alla sicurezza sanitaria, avrà ripercussioni sul mercato del vino italiano in Usa?

(EB) Non ci sarà, evidentemente, un collegamento diretto tra la nuova presidenza e il mercato del vino negli USA con riferimento in particolare alle nostre etichette. L’augurio e l’attesa, però, sono che con la nuova linea politica di Biden, sia sull’economia sia sulla sicurezza sanitaria, gli Usa recuperino velocemente quanto perso quest’anno in termini di benessere economico e sanitario, con effetti benefici sui consumi e quindi sugli acquisti di vino. E visto il nostro posizionamento nell’export verso gli Stati Uniti se i consumi interni di vino torneranno a crescere certamente ne avremo anche noi benefici diretti e immediati.

(SdP) I dazi minacciati, ma mai applicati per il vino italiano e che, invece, hanno sanzionato i competitor (soprattutto francesi e spagnoli) hanno in qualche modo condizionato il mercato Usa?

(EB) Le previsioni sulla chiusura 2020 del bilancio delle nostre esportazioni verso gli USA, diffusi a Wine2wine, confermano quanto l’effetto dei dazi sia stato pesante sui vini francesi e ci abbia aiutato a contenere le perdite di un anno comunque difficile. Il Belpaese riuscirà a mantenere la flessione dell’export verso gli Stati Uniti entro il -2% a valore (pari ad un complessivo 1,7 miliardi di euro), un risultato che rappresenta una mezza vittoria se si considera il calo generale delle importazioni statunitensi (pari al -10,1%, 5 volte superiore al dato italiano), con la Francia che lascia sul terreno ben il  -23% del valore dell’export. Questi numeri confermano quanto i dazi abbiano condizionato i consumi penalizzando evidentemente i prodotti che, a seguito delle imposizioni daziarie, sono stati costretti a uscire sul mercato a prezzi notevolmente superiori che in passato. Questa dinamica si è poi intrecciata con i condizionamenti legati al lockdown e alla pandemia restituendoci un quadro complessivamente favorevole, ma che dobbiamo tenere costantemente monitorato perché rappresenta un risultato legato comunque a una doppia contingenza destinata a mutare nei prossimi mesi, almeno per quanto riguarda il fronte sanitario.

(Sdp) La nuova amministrazione Biden si dichiara più europeista e aperta alle relazioni internazionali con l’UE, crede che questa apertura possa fare bene al vino italiano e perché?

(EB) Certamente la conclusione della politica protezionistica di Trump e dell’”America first” aprirà una nuova stagione nelle relazioni politiche e commerciali a livello mondiale con effetti che, ci auguriamo, incideranno positivamente anche sul fronte delle nostre esportazioni. Sarà certamente più facile dialogare con l’amministrazione Biden da parte dell’Unione Europea e questo offre a breve, un’opportunità preziosa per abbassare i livelli di conflittualità nati dalla vicenda Boeing-Airbus e Digital tax. Come Unione Italiana Vini abbiamo invitato l’Unione Europea nelle scorse settimane ad escludere i prodotti agroalimentari dall’offensiva daziaria verso gli USA seguita alla decisione del l’organizzazione mondiale del commercio (OMC) sulla vicenda Boeing-Airbus. Ma siamo stati ascoltati solo in parte. Ci auguriamo che sia solo una offensiva “tattica” e che preluda ad una stagione di dialogo che porti ad una distensione delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti. Siamo ottimisti verso la nuova amministrazione Biden pur consapevoli che la disponibilità al dialogo non significa rinuncia alla difesa delle prerogative degli Usa, ma, certamente, rispetto alle politiche protezionistiche del passato e a un atteggiamento generalmente “non dialogante” di Trump, la nuova amministrazione Biden lascia ben sperare per il futuro.

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