In questi giorni, in valle Belbo, l’amarezza di questo disgraziato periodo, se possibile, sembra ancora più amara. Due lutti hanno colpito il mondo degli artigiani del gusto e del vino.
A Canelli, nell’Astigiano, è mancato Renato Giovine, 72 anni, una vita passata nella sua pasticceria che sfornava cose buone gustate da generazioni di canellesi e di affezionati clienti dei paesi vicini.
Un pasticcere, Renato, dalle mani d’oro, lo ricordano gli amici, che non si negava mai per dare una mano a supportare iniziative sociali e solidali per la sua città e il territorio. Una colonna della comunità che era stato al centro di progetti importanti e innovativi. Uno, tra i tanti, l’invenzione dei “Coppi di Canelli” che oggi, qualche sito internet, presenta addirittura e chissà perché, come “Coppi delle Langhe”. Ma li aveva inventati lui, erano i suoi “Coppi di Canelli”, biscotti/cialde a forma delle tradizionali tegole piemontesi, i coppi appunto, fatti a base di nocciole del Piemonte che Renato aveva sempre proposto in abbinamento ai migliori Moscato d’Asti e Asti Spumante docg della zona abbinando, in modo magnifico, non solo due eccellenze della terra, ma anche arti e tradizioni enologiche e di pasticceria.
In questi giorni sono molti i ricordi di amici e conoscenti che sui social ricordano la sua umanità e abilità di artigiano pasticcere.
Non sono frasi di circostanza. È tutto vero. Renato era davvero così, una brava persona, un cuore d’oro e dolce.
Un esempio le parole affidate a Facebook di Elena Bosca, pasticciera e cake designer, protagonista di tramissioni tv, figlia di Sergio Bosca, altro noto pasticcere canellese: «E riaffiorano i ricordi di quando, da bambini, assieme alla mia famiglia e la vostra si andava al SIGEP (salone internazionale di Rimini dedicato a gelateria, pasticceria, panificazione artigianali e caffè ndr) assieme. Tu e papà, due grandi pasticceri. Amici e mai concorrenti. E l’ho imparato da voi il rispetto per i colleghi. Ci siamo visiti molto poco in questi anni, ma conserverò sempre un bellissimo ricordo di te. Buon dolce viaggio Renato».
Osca Bosio se ne è andato a 52 anni, un’età che per tutti è ancora foriera di progetti e cose da fare. Era un vignaiolo di Langa con vigneti e Cantina di famiglia sulla collina di Valdivilla, una frazione di santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, al centro di quella valle Belbo, Patrimonio dell’Umanità Unesco, che è considerata la valle delle bollicine dolci più famose d’Italia e del mondo con Case storiche, aziende e realtà artigianali, come quella di Oscar, a fare da motore a vini mito del Piemonte come l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti docg.
«Era un collega e un galantuomo – lo ricorda Romano Dogliotti, vignaiolo bandiera dei moscatisti piemontesi e presidente del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti -. Una persona seria, Oscar, produttore di grandi vini con il quale si collaborava in perfetta sintonia. Alla sua famiglia giungano le condoglianze e la vicinanza di tutti i produttori e del Consorzio».
Parole di cordoglio anche da parte di Giovanni Bosco, presidente del Ctm, il Coordinamento Terre del Moscato che è il movimento culturale della filiera: «Abbiamo perso un grande amico del Ctm, sempre in prima fila nelle nostre manifestazioni dove il Moscato d’Asti era protagonista».
SdP