Una bottiglia di Barolo del 1938, nascosta, forse in previsione di una festa, e poi dimenticata all’interno di un muro di un’antica casa padronale sullo stradone che porta alla città dove è nato il primo spumante d’Italia e dove ancora oggi vini e spumanti si affinano in Cantine storiche chiamate Cattedrali sotterranee.
Potrebbe sembrare il soggetto per il libro di Dan Brown, lo scrittore statunitense a cui devono best seller del mistero, e invece è uno dei tanti aneddoti, veri, accaduti durante il recupero e la costruzione di un nuovo resort che apre i battenti alle porte di Canelli, nell’Astigiano.
Il resort è “L’Aja della Mirusina”, una struttura “di charme”, con camere moderne e dall’arredamento sobrio che può ospitare una cinquantina di ospiti.
L’iniziativa si deve alla famiglia Scagliola al timone della Enos, una delle aziende storiche del polo enomeccanico che, insieme al settore vitivinicolo, ha in Canelli una sede di riferimento mondiale.
Ed è proprio il fatto che una famiglia di imprenditori abbia scelto, in questo periodo non facile, di concludere un investimento importante in un settore come quello del turismo, che rappresenta un unicum a livello nazionale.
SdP ha visitato la struttura e ha intervistato Leonise Scagliola, rappresentante della famiglia di imprenditori a cui si deve il progetto dell’Aja della Mirusina, e Serena Pascali Bandini della famiglia di albergatori (hanno strutture ricettive nell’Alessandrino) chiamata a gestire il resort. Videointerviste, filmati e reportage fotografico sulla struttura in corda a questo articolo.
E a proposito di corsi e ricorsi della storia e di misteri che si rincorrono, c’è da sottolineare che la struttura dell’Aja della Mirusina risale all’epoca a cavallo tra il XIII e il XIV secolo. Secondo le notizie raccolte dalla famiglia Scagliola pare si trattasse di una Commenda il cui controllo passò dai Templari a Cavalieri di Malta. L’edificio sembra avesse già in quei secoli funzione di rifugio e alloggio per i pellegrini, viandanti e cavalieri che passavano da quelle zone.
Successivamente, di mano in mano, la tenuta divenne azienda agricola, vinicola e perfino scuola viticola, per poi affrontare, prima del recupero da parte della famiglia Scagliola, un lungo periodo di inutilizzo. Dunque il resort l’Aja della Mirusina sorge sulle radici di un luogo di ristoro, conforto e riposo. La stessa struttura lo racconta. Attorno ci sono alberi d’alto fusto, siepi e aree verdi e un giardino all’italiana che fanno da contorno a una piscina con vista sulle colline del Moscato bianco, l’uva principe di queste zone.
Seguiranno in primavera i lavori di costruzione di un campo da tennis e un salone per conferenze da 150 posti. Non mancano le scelte green: con camere plastic free, colonnine di ricarica per auto elettriche e e-bike.
Il legame con il territorio inoltre è definito dall’enoteca dove sono presentati i vini dei produttori locali e di tutte le tipologie piemontesi più nobili.
Leonise Scagliola parla con passione del progetto: «Lo abbiamo fatto per noi, certo, e insieme anche per il territorio in cui crediamo».
Serena Pascali Bandini avanza già progetti e iniziative: «Pensiamo ad eventi a tema che coinvolgano produttori vinicoli, ristoratori e altre realtà locali, ma anche alla possibilità di aprire a chi, pur non essendo ospite della struttura, vuole concedersi un aperitivo, una degustazione di vino o un momento di relax in piscina».
Sullo sfondo, al di là dell’investimento e dei programmi gestionali, resta il segnale forte di uno spirito imprenditoriale che, nonostante il momento complicato dovuto alla pandemia, dà credito a un settore come quello turistico che ha subito contraccolpi importanti, ma che non rinuncia. Lo stesso spirito che ha portato Canelli a essere culla del primo spumante italiano e del progetto del sito Unesco dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, primo nel 2014 tra le aree vinicole d’Italia a diventare Patrimonio dell’Umanità.
SdP