L’opinione. Donald Trump e il partigiano Johnny. «La Langa della cultura e della viticoltura come antidoto ai suprematismi»

inserito il 30 Settembre 2020

Molti analisti riferiscono di un confronto a base di insulti che ha lasciato spazio a pochi temi politici e realmente legati all’amministrazione del Paese. Quello tra Donald Trump e Joe Biden, andato in onda stanotte, sembra essere stato un battibecco durato un’ora e mezza in diretta tv dove, a detta di molti, Trump non avrebbe sconfessato e preso le distanze dalle frange estreme dei suoi supporter suprematisti bianchi e in odore di razzismo e fascismo, e Biden, secondo altri analisti, non avrebbe risposto a tono e puntato sui lati deboli dell’avversario come le tasse e i conti in rosso delle sue società.
del resto ci sono commentatori che giudicano il confronto Trump-Biden, che si è svolto in Ohio (ce ne saranno altri due), da dimenticare per la pochezza dei temi. Per vedere tutto il dibattito e farvi una vostra idea ecco il link Rai
qui

Noi di SdP, a poche ore dal dibattito che ha visto davanti il Presidente degli Usa, Donald Trump e il candidato alla presidenza per il partito Democratico, Joe Biden, pubblichiamo il punto di vista di Jeremy Parzen, blogger, giornalista, docente americano esperto del mondo del vino che da anni visita l’Italia regolarmente.
Jeremy presenta la sua posizione su un dibattito che ha lasciato perplessi molti osservatori e pone l’accento su una deriva sovranista e suprematista che in America è sospettata di essere fascista.
Naturalmente sono benvenuti commenti (civili) e interventi argomentati sia pure da chi, come noi, vive molto lontano dagli Usa. In caso contrario non saranno pubblicati.
(immagini da web Raiplay e Bloomberg)

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Ormai tutta l’America (e tutto il mondo) parla del fatto che ieri sera durante il dibattito con il suo sfidante democratico Joe Biden, Donald Trump si è rifiutato di condannare i suprematisti bianchi negli USA.

Sembra una cosa impensabile che un presidente statunitense, leader del paese che ha sconfitto i nazisti e fascisti nella Seconda Guerra Mondiale, non abbia voluto esprimere un giudizio sfavorevole nonché il suo biasimo nei confronti di un movimento apertamente razzista ed anti-Semita.

Ma non è nulla di nuovo. È in realtà una cosa risaputa che Donald Trump è un suprematista e razzista accanito.

È importante però tener presente che il moderatore e giornalista, Chris Wallace non gli ha chiesto solo di condannare i suprematisti. «È disposto – chiede Wallace a Trump – a condannare i suprematisti bianchi e i miliziani?»

L’esortazione da parte di Trump nei confronti dei Proud Boys espressa durante la disputatio deve essere interpretata come una palese chiamata alla violenza. «State fermi e state pronti» ha detto Trump rivolgendosi direttamente e esplicitamente ai Proud Boys, il gruppo di miliziani suprematisti forse più visibile, l’ennesimo eufemismo per il Ku Klux Klan. È importante notare che Trump ha detto “state fermi e state pronti” e non “state fermi, ma state pronti” come hanno tradotto le sue parole i media italiani. Non c’è nessun dubbio che questo sia incitamento.

Queste sue parole – tanto ripugnanti quanto orripilante – mi hanno fatto venire in mente la campagna contro i fascisti e i nazisti descritta dal famoso scrittore langarolo del Dopoguerra Beppe Fenoglio, autore de Il partigiano Johnny.

In America ormai chi si protesta contro la politica razzista di Trump viene sottoposto alle minacce di violenza di gruppi miliziani come i Proud Boys. Parlo anche della mia esperienza personale come attivista in Texas, dove i neo-Confederati continuano a costruire e difendere monumenti dedicati al “potere bianco”. Nel mio caso si tratta dei Sons of (neo) Confederate Veterans.

Fenoglio vedeva nella cultura contadina della sua epoca l’umanità che ha salvato una generazione di europei dalla violenza dei suprematisti e razzisti. Quella stessa cultura contadina, quella stessa umanità, ha dato origine sia alla cultura sia alla viticoltura dell’epoca contemporanea in Langa.

Sta a noi ora, e parlo di me stesso in quanto osservatore della viticoltura italiana, ritrovare dentro di noi stessi l’umanità necessaria per combattere il sorgere, ancora forse arrestabile, della violenza razzista (non razziale, ma razzista!).

Sta a noi, come fece Johnny quando tornò ad Alba per aiutare i suoi concittadini, trovare il coraggio dentro di noi per dire non sono razzista, ma sono anti-razzista.

Come disse il grande vignaiolo langarolo Baldo Cappellano poco prima di morire, “certe battaglie, anche se sai di perderle, sono quelle che devi combattere a tutti i costi”.


Jeremy Parzen

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