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Commento. 6 anni fa, oggi, i Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato diventavano sito Unesco Patrimonio dell’Umanità. Furono le prime colline del vino italiane a diventarlo. Ora c’è ancora molto da fare, specie dopo il Covid -19
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Commento. 6 anni fa, oggi, i Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato diventavano sito Unesco Patrimonio dell’Umanità. Furono le prime colline del vino italiane a diventarlo. Ora c’è ancora molto da fare, specie dopo il Covid -19

È un anniversario che, probabilmente, avrebbe dovuto essere celebrato con più enfasi, ma l’effetto Covid -19 e le regole del distanziamento personale non lo hanno consentito. Non resta che la memoria.
Sei anni fa, oggi, il 22 giugno del 2014, l’Unesco inseriva i Paesaggi vitivinicoli del Piemonte, Langhe-Roero e Monferrato nella lista dei siti Unesco (il 50° italiano) considerati Patrimonio dell’Umanità.
Era l’inizio di un’avvenuta cominciata anni prima quando, Canelli, con le sue Cantine sotterranee storiche, annunciò che si sarebbe candidata a sito Unesco. Poi il progetto, anche su indicazioni dell’Unesco, si allargò, giustamente, agli altri territori vitivinicoli langaroli, roerini e monferrini. Su questo blog abbiamo già parlato e scritto delle origini del progetto qui, qui e qui. Ora bisogna pensare a quello che si è fatto e, soprattutto, a quello che bisogna ancora fare.

Bisogna dire che molto è stato fatto. Il fatto, ad esempio, che si sia arrivati a un’agenzia turistica unica, Langhe Monferrato Roero, che accomuna l’area Unesco, è stato un successo che forse non è stata abbastanza sottolineato. Avere superato campanilismi, spesso radicati, non è stato di poco conto.
Poi, però, è arrivata la pandemia e ha congelato quasi tutto. Quasi tutto, perché ci sono stati forum e conferenze sul web che hanno quanto meno tenuto alta l’attenzione sulle potenzialità turistico-culturali del 50° sito Unesco. Sono andati avanti anche progetti di territorio, come le “rotonde” stradali firmate dal Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti docg che prendono spunto proprio dai paesaggi Unesco; le tante iniziative locali che puntano, nel rispetto delle regole sanitarie, a rilanciare e promuovere le aree Unesco. Ma basterà tutto questo? Certo che no.
Un sito come quello dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato non è un’entità museale, statica, di vetrina. È, al contrario, un elemento vivo, da vivere, da gustare con tutti i sensi e che fornisce stimoli sociali, culturali, artisti, ambientali ed economici (sì, anche economici) che vanno tutelati.
Negli Stati Generali, appena conclusi a Villa Pamphilj, il Governo italiano ha sentito le istanze delle varie filiere, dall’Industria all’Agricoltura, dall’Artigianato al Turismo. Ecco, forse, sarebbe stato opportuno che fosse sentita anche la filiera “Unesco” perché l’Italia, il Paese con più siti Unesco (oggi sono 55) ha proprio in questo comparto una voce importante che collega eventi culturali, turistici, tutela ambientale e paesaggistica, monumentale e architettonica, archeologica e storica.
Arriveranno i fondi per la ripresa, certo, ma non si sa ancora quando e in che modo. Intanto c’è bisogno di progettare oggi il futuro.
Tutti sono chiamati a farlo. Nessuno si senta escluso.
È un imperativo che dobbiamo a noi stessi, ma soprattutto alle generazioni future che riceveranno da noi un territorio che, come sappiamo, abbiamo ricevuto solo in prestito e con la consegna di tutelarlo al meglio e c’è da chiedersi se fino ad oggi lo abbiamo fatto.
Comunque vada buon compleanno Paesaggi Vitivinicoli Langhe-Roero e Monferrato.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
(nelle foto le Cantine storiche di Canelli, le Cattedrali Sotterranee, Gancia, in copertina, Coppo, Contratto e Bosca)



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