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Etilometro obbligatorio nei ristoranti. Osti piemontesi divisi tra protesta, disubbidienza e rassegnazione

C’è addirittura chi annuncia disubbidienza alla legge che obbliga i ristoranti a mettere a disposizione dei clienti etilometri, cioè i misuratori dell’alcol che si è ingerito durante il pasto. Fa comunque discutere la norma, contenuta nel nuovo codice della strada e che secondo alcune interpretazioni dovrebbe entrare in vigore fra tre mesi, secondo la quale i ristoranti sono obbligati a mettere a disposizione dei commensali misuratori del tasso alcolemico.

La disposizione era stata proposta un anno fa da un senatore Pdl, Luigi Grillo, ligure e anche produttore di vino con cantina e vigneti nelle Cinque Terre. «Aiuterà il consumo del vino» aveva sostenuto. «È una iattura» avevano ribattuto a muso duro ristoratori e associazioni di categoria.

Sdp puntualmente aveva dato conto di tutte le posizioni. Leggete qui.

Oggi, che la dorma è diventata legge, abbiamo chiesto ad alcuni ristoratori piemontesi di commentarla.

Durissime le parole di Paolo Chiriotti, patron del ristorante “Caffi” di Acqui Terme in provincia di Alessandria. «Lo avevo detto e lo ripeto – dice a Sdp – non ero e non sono d’accordo su quella che ritengo un enorme errore. Per conto mio – aggiunge il ristoratore acquese – non ho nessuna intenzione di fare entrare etilometri nel mio locale». E a chi gli fa notare che la sua assomiglia tanto ad una disubbidienza civile ad una legge dello Stato, Chiriotti replica: «Assolutamente no. Sto solo tutelando i miei interessi e il mio lavoro di imprenditore».

Più sfumata la posizione di Piero Fassi, al timone del Gener Neuv, ristorante stellato sul lungo Tanaro di Asti e anche presidente della locale associazione di ristoratori e albergatori. «Se la legge lo impone lo faremo – dice -. Io mi sono già attrezzato con un misuratore ad alito. Lo metterò in evidenza, ma – avverte – non sarò certo io a invitare i clienti a fare la prova. Chi lo vorrà potrà farlo, io, però, starò zitto. Invitare al test sembrerebbe una sgarberia e questo è contrario alle elementari regole dell’accoglienza».

Nicola Batavia, giovane chef del “l’Birichin” di Torino è tra quelli che ubbidiranno alla legge, ma precisa: «Metterò a disposizione dei miei sopiti gli etilometri anche se sono sicuro che nessuno li userà. La clientela dei ristoranti di livello è abituata a consumare alcol con moderazione».

Di parere contrario ai colleghi Carlo Ferrari, socio con il conduttore e show-man Piero Chiambretti nella proprietà di ben 5 avviatissimi locali a Torino (Arcadia, Birilli, Porto di Savona, Sfascion Cafè e Fratelli La Cozza). «Noi gli etilometri li metteremo – afferma -. Siamo sempre ligi alle regole e le rispettiamo. E sono sicuro che la nuova legge non danneggia i ristoranti».

Ora, fatta la legge, si attende di sapere anche come si farà a farla rispettare la legge, se cioè ci saranno controllori che vigileranno sull’obbligo degli etilometri al ristorante e quali saranno le eventuali sanzioni.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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