Dopo la segnalazione di Sdp, il Comune di Canelli ha dato mandato ai legali di tutelare il nome Canelli usato per vini e liquori venduti nell’Est europeo. L’annuncio arriva nel pomeriggio del 24 marzo 2010. Il Comune di Canelli (http://www.comune.canelli.at.it), nell’Astigiano, diffonde un comunicato nel quale, prendendo spunto da un articolo pubblicato pochi giorni prima da Sapori del Piemonte, su segnalazione di alcuni lettori, annuncia l’intenzione di avviare controlli legali riguardo all’uso del nome Canelli da parte di una società straniera che vende prodotti enologici, soprattutto vermouth e liquori, utilizzado proprio il nome Canelli.
Si legge nella nota comunale: «Le prime notizie sono arrivate da fonti giornalistiche e del web. Seguendo quelle prime tracce si è scoperta una lista infinita di prodotti, vini e liquori soprattutto, che mettendo in etichetta il nome della città astigiana dov’è nato il primo spumante d’Italia, sfruttano il “Canelli sound” per fare business.
È il caso, per esempio di un Vermouth bianco e rosso e di altri liquori aromatizzati che sono commercializzati soprattutto nei mercati dell’Est Europa: Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania.
Su tutte le etichette il marchio di punta è proprio Canelli che, anzi, è indicato nel sito della società di riferimento (http://www.ambra.com.pl) come un brand, cioè come un nome commerciale».
Per questo, in accordo con il Consorzio di tutela dell’Asti e del Moscato docg (http://www.astidocg.it), ed allo scopo di verificare la liceità dell’utilizzo del nome, «la Giunta Comunale ha dato mandato ad uno studio legale di valutare la possibilità di procedere giudizialmente nei confronti delle ditte che utilizzano arbitrariamente il nome “Canelli”».
Per il sindaco della capitale astigiana dello spumante e del moscato, Marco Gabusi si tratta di un caso eclatante: «Canelli – dice – è un nome che fa riferimento ad una sottozona del Moscato d’Asti docg. Per questo rientra nelle denominazioni da tutelare. Vaglieremo modi e tempi per garantirci da usi non autorizzati del nome in un momento in cui il produrre italiano fa la differenza sul mercato».
E c’è anche chi, come Piercarlo Merlino, consigliere delegato all’agricoltura, e Flavio Scagliola, assessore comunale a Canelli, ricordano che «già dieci anni fa il Consiglio comunale si era dotato di un apposito regolamento per la concessione del nome e del marchio Canelli solo ad associazioni senza fini di lucro, proprio allo scopo di difendere un marchio così importante»
Dal palazzo comunale si dichiarano certi di aver mosso «un primo passo per tutelare le denominazioni enologiche piemontesi».
Del resto, come noi di Sdp avevamo scritto, tutti ricordano il braccio di ferro che costrinse i produttori friulani a togliere la dicitura Tocai dalle etichette in favore dei vignaioli ungheresi che vantavano l’origine del famoso vitigno e che vinsero nonostante la centenaria presenza dello stesso vino anche in territorio italiano.
Oggi, però, sarebbe proprio il caso di difendere da copiature e usi impropri le denominazioni italiane e piemontesi che non identificano solo prodotti, ma anche un territorio, tra l’altro candidato a diventare Patrimonio dell’Umanità.
Sdp