C’è voluto uno lo splendido scenario che si gode dalla terrazza del Castello di Moasca, nell’Astigiano, per rivedere i contorni di un orgoglio di territorio che non sia solo proclami e annunci. Il merito va alla Strada del Vino Astesana, un soggetto fatto di imprese, comunicatori, istituzioni che credono in quello che fanno. Non è poco in un periodo in cui, anche a livello locale, si vive più di slogan vuole e di cortine fumogene che di veri progetti e idee.
Insomma bene ha fatto Stefano Chiarlo, presidente di Astesana e imprenditore del vino (i padre è il mitico Michele Chiarlo, cantine e vigneti tra Calamandrana, sempre nell’Astigiano, e zona del Barolo), a richiamare tutti al Castello di Moasca per presentare un programma fatto di nuovi itinerari per i turisti, tra le maxi panchine che ormai, con buona pace dei pochi detrattori, fanno parte del territorio come i giocattoli dimenticati dei bimbi sulla spiaggia; i borghi con palazzi e monumenti ancora tutti da scoprire (come al solito) e che Astesana segnala al meglio con cartine e segnaletica, i vigneti che sono Patrimonio dell’Umanità Unesco grazie a vignaioli che da secoli si spezzano la schiena sui filari; e i paesaggi da urlo che né cinesi né altri possono clonare.
Gli strumenti per fare scoprire lo scrigno Astesana sono molti: c’è il web, i social, ma anche le cartine e i tutorial per blogger e giornalisti. Non manca il concorso per scatti fotografici (anche selfie, per carità!) da farsi davanti alle “pachinone” per vincere soggiorni da favola e cene da leccarsi le dita.
«Non abbiamo niente da invidiare ad altre zone del Piemonte» afferma Chiarlo.
Gli fanno eco i sindaci (Gabusi per Canelli, Nosenzo per Nizza, Ghignone per Moasca), l’emiliano convertito alla piemontesità del gusto (bel colpo!) Pierpaolo Carini che è amministratore di Egea, la società energetica che ha il suo quartier generale in quel di Alba, Filippo Mobrici, presidente del Consorzio della Barbera e Gianni Bertolino, presidente dei produttori del Nizza docg; Massimo Fiorio, parlamentare e vicepresidente della commissione parlamentare della Camera che avverte: «Il ministero della Cultura ha risorse per l’enoturismo» e l’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero che concretamente sottolinea: «Okkei a tutto, ma attenzione perché chi lavora le vigne Unesco deve avere un reddito dignitoso, sennò niente vale la pena». Giusto.
Quindi: orgoglio di territorio, turismo, agro eccellenze, sostenibilità, rispetto per il paesaggio e l’ambiente, ma al centro ci deve essere comunque l’uomo.
fi.la.
Qui la nostra video intervista a Stefano Chiarlo