Regno Unito, Turchia, Francia, è tempio di elezioni in giro per l’Europa e non solo. Va alle urne anche il mondo del vino piemontese che entro aprile dovrebbe rinnovare Consigli di amministrazione e presidenze di due importanti Consorzi di Tutela, quello dell’Asti e quello della Barbera.
Per quest’ultimo, oggi guidato dall’agronomo Filippo Mobrici, sembra tutto chiaro. Mobrici, che sotto la sua presidenza ha dato grande impulso al comparto promuovendo attività e progetti, secondo molti osservatori e fonti vicine al Consorzio, dovrebbe essere rieletto per un altro mandato.
Una scelta di continuità dovuta, non solo alle iniziative in ballo, ma anche al rispetto dei delicati equilibri che regolano i rapporti tra le varie parti della filiera: vignaioli, imbottigliatori, cantine sociali e Case vinicole.
Per quanto riguarda, invece, il Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti docg, che va alle urne il 20 aprile, la situazione non potrebbe essere più effervescente e aperta.
Tutt’altro che scontato, infatti, lo scenario che seguirà la decadenza dalla presidenza di Gianni Marzagalli, lombardo, ex manager Campari, attuale presidente consortile in carica da 5 anni invece dei soliti 3 per via di una variazione del regolamento interno dell’ente che ha allungato provvisoriamente di due anni la presidenza in quota industriale.
La parte agricola (vignaioli e Cantine sociali), in forza di un patto non scritto che ha sempre decretato l’alternanza tra industria e agricoli alla presidenza, ha reclamato il proprio turno alla guida del Consorzio vinicolo più antico d’Italia (1932). E lo ha fatto, sembra a seguito di resistenze più o meno esplicite da parte degli industriali che gradirebbero continuare a guidare il Consorzio, anche attraverso proteste e dichiarazioni forti sfociate pure in un’affollata e compatta assemblea che si è svolta un mese fa a Santo Stefano Belbo (Cuneo).
In quella occasione oltre 400 vignaioli, con i rappresentanti di tutte le associazioni di categoria e quelle dei produttori, avevano gridato il loro disappunto e la loro voglia di guidare l’ente che ha sede storica in piazza Roma ad Asti.
L’incognita sembra gravare non solo su quale parte della filiera debba guidare il Consorzio, ma anche su chi possa essere il candidato giusto alla presidenza del dopo-Marzagalli.
Le ipotesi sono molte, evocate da voci che si rincorrono da settimane.
In un primo tempo era sembrato che le industrie volessero riconfermare per altri tre anni lo stesso Gianni Marzagalli o eleggere un altro manager (magari in quota Martini & Rossi/Bacardi). Altre voci assicurano l’appoggio delle Grandi Case spumantiere a un nome storico della parte agricola come il moscatista Romano Dogliotti.
Ma di conferme ufficiali su queste ipotesi nemmeno l’ombra.
Dall’altra parte gli “agricoli” vogliono esprimere un proprio candidato. E per far questo molti viticoltori sono stati invitati ad aderire al Consorzio. Potranno votare personalmente o attraverso delega.
Per quanto riguarda il nome del candidato quelli che circolano con più insistenza sono i soliti: si va da Giovanni Satragno, presidente Assomoscato, al moscatista Romano Dogliotti, a Stefano Ricagno, 38 anni, enologo, direttore generale di Cuvage, una delle cantine spumantiere più attive degli ultimi anni, ma anche attuale vicepresidente di parte agricola del Consorzio.
Infine un paio di ipotesi un po’ fuori dagli schemi classici: quella di un candidato extra schieramenti e di un presidente pscato dalla “società civile”.
Ci sono alcuni vignaioli che hanno proposto una propria lista, tra loro alcuni iscritti ad associazioni di categoria, ma anche che al Ctm, il movimento eno-culturale del Moscato di cui è presidente il “pasionario” Giovanni Bosco e che da sempre, per la verità, dichiara sé stesso e il suo Ctm fuori da ogni gioco consortile.
Anche la seconda ipotesi ha una sorta di radice nel Ctm in quanto proprio Bosco, auspicando un presidente “laico”, cioè non legato al mondo enologico, del Consorzio dell’Asti, mesi fa aveva ricordato come nella storia dell’ente, specialmente nei primi anni dalla fondazione, ci furono presidenti scelti dalle istituzioni pubbliche. C’è da chiedersi, tuttavia, se una strada del genere sia praticabile anche oggi dove la politica e il suo sottobosco hanno già invaso vaste aree della società con risultati non sempre positivi. È il caso di “rischiare” anche per il mondo del vino?
Non resta che attendere le elezioni che rinnoveranno, in un modo o nell’altro, i “parlamentini” dei Consorzi di Tutela d Barbera e Asti.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
un presidente per il Consorzio proveniente dalla “società civile” mi mancava…..anche perché non ho mai capito bene che cosa voglia dire “società civile” e quali siano i suoi esponenti…….comunque quelli eventualmente provenienti da istituzioni pubbliche forse coi tempi che corrono sarebbero un po’ rischiosi……