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Lutto. È morta Lidia Levi, sorella di Romano il grappaiolo angelico già volato in cielo due anni fa

È morta all’ospedale di Alba, Lidia Levi, 84 anni, sorella del distillatore più famoso d’Italia. Quel Romano Levi da Neive che Luigi Veronelli nominò “grappaiolo angelico”.Lidia Levi era malata da tempo. Ad ucciderla, secondo quanto hanno detto gli amici della famiglia, sarebbe stata una polmonite. I funerali si terranno domani, 13 marzo, alle 15, nella chiesa parrocchiale di Neive, in provincia di Cuneo.

«Con la sua scomparsa – commenta con commozione l’enogastronomo astigiano Beppe Orsini – termina il percorso terreno ed enologico di una famiglia che ha dato lustro al Piemonte e all’Italia». Un ricordo commosso di Lidia Levi lo fornisce anche Romano Dogliotti, produttore di vini in quel di Castlione Tinella e grande amico di Romano Levi: «Gentilezza e garbo, disponibilità e stile – dice – erano le caratteristiche di Lidia. Era una vera signora d’altri tempi. Ora temo che l’eredità, non solo materiale, ma anche enologica, artistica e culturale che i distillatori Levi hanno lasciato possa andare perduta»

Per tutta la vita Lidia era stata l’ombra di Romano. Da quando erano rimasti soli al mondo, dopo che il padre era morto nel 1933 e la mamma era rimasta uccisa sotto i bombardamenti del 1945, Lidia e Romano avevano formato una squadra invincibile. Lei a controllare conti e contatti commerciali. Lui a fare la famosa grappa con l’antico alambicco accesso una volta l’anno con la mitica cerimonia del fiammifero, disegnare etichette vere opere d’arte firmate una per una e, con sempre maggiore rarità, fare un po’ l’uomo immagine, cavalcando un successo non cercato, ma che era tributato da tutti e in tutto il mondo con clienti noti e meno noti che venivano a Neive da tutte le parti del globo per assicurarsi una bottiglia di grappa di Romano Levi.

Ora, come direbbe qualcuno, il grappaiolo angelico e l’ancella degli alambicchi si sono riuniti in paradiso dove le nuvole assomigliato tanto agli sbuffi del vapore che serve a distillare la grappa.

Purtroppo tanta poesia non può colmare il vuoto che la scomparsa dei Levi significa per il mondo enologico piemontese e italiano.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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