Riceviamo e pubblichiamo un appello di Coldiretti Piemonte in merito all’importazione selvaggia di riso straniero. È una storia che va avanti da un po’ e stride con il fatto che il settore riso non abbia ancora abbracciato nella sua totalità il meccanismo della tracciabilità di cui si parla almeno da una decina d’anni senza, naturalmente, ancora nulla di concreto.
Ecco la nota della Coldiretti Piemonte: «Mai così tanto riso straniero è giunto in Italia come nel 2016: dall’aumento del 489 per cento degli arrivi dal Vietnam al 46 per cento dalla Tahilandia. E’ la situazione che emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Istat che evidenzia una vera invasione dall’Oriente.
“Ormai i due terzi delle importazioni non pagano più dazi a causa dell’introduzione, da parte dell’Ue, del sistema tariffario agevolato per i Paesi che operano in regime EBA a dazio 0 – spiega Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo – Questa situazione non è più ammissibile perché sta agevolando solo le multinazionali del commercio con pesanti ricadute economiche sui nostri imprenditori agricoli. La nostra Organizzazione si sta battendo per ottenere l’obbligo dell’origine in etichetta, nonostante la parte industriale su questa partita continui a non volerci sentire ed, in alcuni casi, abbia dimostrato la volontà di investire in Asia, pur di non dichiarare l’origine della materia prima sulle scatole di riso lavorato”.
L’Italia è il primo produttore europeo di riso con un territorio di 237 mila ettari ed un ruolo ambientale insostituibile, oltre ad opportunità occupazionali.
“Il Piemonte rappresenta la più importante realtà risicola con oltre 116 mila ettari, 1.100 aziende ed una produzione di 8 milioni di quintali – sottolineano Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte ed il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – Chiediamo, al fine di salvaguardare il comparto, che si assuma una posizione chiara e si intervenga in tempi brevi per rendere obbligatoria una normativa sull’etichettatura. Solleciteremo gli organi – hanno continuato Revelli e Rivarossa – che dovrebbero avere competenze in tale ambito a prendere finalmente una posizione netta sulle problematiche del comparto. Inoltre, in attesa dell’etichettatura obbligatoria, rinnoviamo alle industrie piemontesi dell’indotto, l’invito a generare filiere territoriali nell’interesse dell’economia piemontese e a salvaguardia della salute dei consumatori”».