Intervista esclusiva. Andrea Faccio, presidente nazionale di Confagricoltura Vino parla del Piemonte: «Non fa comunicazione collettiva. Il Barolo corre, altri vini più lenti. Forse ci sono troppe denominazioni»

inserito il 22 Gennaio 2017

Decidere di fare un’intervista in vigna con il termometro che segna temperature ben sotto lo zero (tra i -3 e i -4) non è certo un atto di coraggio, ma in stagione di influenza e malanni ci va molto vicino.
Inoltre parlare a sotto zero impone una sorta di sintesi del linguaggio che porta intervistatore e intervistato a esporre concetto brevi e, forse, più comprensibili. Insomma il gelo azzera i filtri con buona sodisfazione di tutti. Non ci credete? Seguite fino in fondo l’intervista esclusiva che ci ha concesso Andrea Faccio, vignaiolo e produttore vinicolo di Canelli, in provincia di Asti, con Cantina e vigne tra Canellese e Agliano Terme.
Faccio ha parlato di tutto il mondo del vino piemontese, affrontando temi anche spinosi, quali la crisi dell’Asti docg che ha fatto perdere decine di milioni di bottiglie; le polemiche che sono seguite al progetto, presentato dal Consorzio della Barbera, di una nuova denominazione Piemonte Nebbiolo che consentirebbe di produrre questo vino in altre zone a parte quelle albesi che già producono il Langhe Nebbiolo.
Il presidente nazionale di Confagricoltura Vino ha parlato anche della Barbera che spunta buoni prezzi, ma su partite selezionate e per la docg Nizza, mentre su altre tipologie ancora sconta problemi di identità ancora irrisolto, sia dal punto di vista economico che di mercato; del Moscato, che viene piantato in tutto il mondo e che, forse, i piemontesi dovrebbero tutelare e valorizzare di più; ha parlato dei vitigni autoctoni che vanno raccontati perché oggi nel mondo c’è fame di storie che raccontino cosa c’è dietro; dell’esigenza di sfoltire le denominazioni piemontesi per farle contare di più, Faccio ha fatto anche esempi di regioni eno-virtuose come la Sicilia (Etna e Marsala) o il Veneto (Prosecco).
E non è mancata neppure, nonostante la mattinata polare, la doccia gelata: «Se siete in Cina e digitate su un motore di ricerca abilitato dal Governo la parola vino, a parte i solito francesi compaiono i tedeschi. No, ma vi sembra normale che la Germania superi l’Italia del vino? A me no. Bisogna ragionare su questo e pensare come comunicare i vigneto Italia (e il vigneto Piemonte) nel mondo in modo corretto».
Qui di seguito, dunque, l’intervista a Andrea Faccio a cui è abbinata un suggestivo backstage di Vittorio Ubertone intitolato “Un mare di vigne”. Buona visione.

Filippo Larganà (filippo,largana@libero.it)

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