Decidere di fare un’intervista in vigna con il termometro che segna temperature ben sotto lo zero (tra i -3 e i -4) non è certo un atto di coraggio, ma in stagione di influenza e malanni ci va molto vicino.
Inoltre parlare a sotto zero impone una sorta di sintesi del linguaggio che porta intervistatore e intervistato a esporre concetto brevi e, forse, più comprensibili. Insomma il gelo azzera i filtri con buona sodisfazione di tutti. Non ci credete? Seguite fino in fondo l’intervista esclusiva che ci ha concesso Andrea Faccio, vignaiolo e produttore vinicolo di Canelli, in provincia di Asti, con Cantina e vigne tra Canellese e Agliano Terme.
Faccio ha parlato di tutto il mondo del vino piemontese, affrontando temi anche spinosi, quali la crisi dell’Asti docg che ha fatto perdere decine di milioni di bottiglie; le polemiche che sono seguite al progetto, presentato dal Consorzio della Barbera, di una nuova denominazione Piemonte Nebbiolo che consentirebbe di produrre questo vino in altre zone a parte quelle albesi che già producono il Langhe Nebbiolo.
Il presidente nazionale di Confagricoltura Vino ha parlato anche della Barbera che spunta buoni prezzi, ma su partite selezionate e per la docg Nizza, mentre su altre tipologie ancora sconta problemi di identità ancora irrisolto, sia dal punto di vista economico che di mercato; del Moscato, che viene piantato in tutto il mondo e che, forse, i piemontesi dovrebbero tutelare e valorizzare di più; ha parlato dei vitigni autoctoni che vanno raccontati perché oggi nel mondo c’è fame di storie che raccontino cosa c’è dietro; dell’esigenza di sfoltire le denominazioni piemontesi per farle contare di più, Faccio ha fatto anche esempi di regioni eno-virtuose come la Sicilia (Etna e Marsala) o il Veneto (Prosecco).
E non è mancata neppure, nonostante la mattinata polare, la doccia gelata: «Se siete in Cina e digitate su un motore di ricerca abilitato dal Governo la parola vino, a parte i solito francesi compaiono i tedeschi. No, ma vi sembra normale che la Germania superi l’Italia del vino? A me no. Bisogna ragionare su questo e pensare come comunicare i vigneto Italia (e il vigneto Piemonte) nel mondo in modo corretto».
Qui di seguito, dunque, l’intervista a Andrea Faccio a cui è abbinata un suggestivo backstage di Vittorio Ubertone intitolato “Un mare di vigne”. Buona visione.
Filippo Larganà (filippo,largana@libero.it)