Strategie. L’Asti docg torna in tv sotto Natale. Dal 15 dicembre spot sulle reti e manifesti murali. Vendite 2016 a 83 milioni

inserito il 8 Dicembre 2016

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Al di là delle urla (le solite) e degli appelli all’unità e ad abbassare i toni (i soliti), dal consueto appuntamento dell’Immacolata che il Cepam di Santo Stefano Belbo, movimento presieduto da Luigi Gatti, dedica al “Moscato nuovo” sono uscite, per fortuna, anche un paio di notizie. Cominciamo da quelle.
Il direttore del Consorzio dell’Asti, Giorgio Bosticco, ha buttato lì un po’ di dati e numeri riguardo Asti e Moscato docg vendemmia 2016. Di fascette ministeriali per Moscato d’Asti ne sono state distribuite oltre 29 milioni contro i 28 del 2105, siamo a +5%; il “fratellone” Asti è a 49,2 milioni, 1,6 milioni meno dello stesso periodo del 2015, «Ma si tratta di un calo tecnico dovuto a dinamiche aziendali» ha assicurato Bosticco che ipotizza vendite 2016 almeno pari a quello dello scorso anno, attorno, quindi, agli 83 milioni tra Asti e Moscato docg.
La platea del centro congressi, oltre 200 persone, ha tirato un sospiro di sollievo. E i mercati? Bosticco è stato analitico e sintentico: la Russia risente di crisi e sanzioni internazionali, ha perso 8 milioni; la Germania, che una volta era il bengodi dei produttori di Asti, ora è stabile; il mercato Usa è molto promettente e infatti Bosticco ha annunciato progetti triennali da milioni di euro (fondi Ue) proprio lì. L’Italia arranca e anzi flette.
In questo panorama certo non roseo, ma, bisogna dirlo, neppure infernale, ecco spuntare la seconda notizia: dopo anni di silenzio lo spot sull’Asti torna in tv. Lo ha confermato il vicepresidente del Consorzio, Stefano Ricagno. «Caroselli dedicati all’Asti e al Moscato su tutte le reti nazionali con manifesti che ricopriranno l’intero territorio di produzione per dimostrare che questa è la patria dell’Asti e del Moscato». Tutto bello. Ma servirà? È su questo che si è scatenata la bagarre. Da una parte Giovanni Bosco, il presidente del Ctm, altro movimento di opinione sul mondo del moscato; dall’altra Ricagno, Bosticco e persino Luigi Icardi, il sindaco di Santo Stefano Belbo che è anche presidente dell’associazione Comuni del Moscato.
«Quella pubblicità servirà a poco e poi l’hanno fatta pagare ai vignaioli è un’ingiustizia, come se i pastori sardi pagassero la pubblicità a Benetton» tuona Bosco. Bosticco, Ricagno e Icardi controbattono, ragionano, argomentano. La pubblicità è un segnale, non sono i soldi dei vignaioli, la filiera deve essere unita. I richiami all’unità sembrano un mantra, tanto quanto le critiche.
Massimo Fiorio, parlamentare piemontese che è vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera e che è stato relatore del Testo Unico del vino, la prima legge unitaria che tenta di regolare il comparto, prova a scuotere gli animi.
Racconta del suo viaggio nell’Italia del vino, di un Nord Est che non è più solo prosecchista ma sta mettendo in campo altri formidabili progetti. «Hanno messo la freccia e accelerano. Qui si deve fare altrettanto» invoca.
La platea incassa, se ha capito lo capiremo più avanti. Intanto Bosco lancia l'”arruolamento” dei vignaioli affinché diventino soci del Consorzio dell’Asti per «essere nella stanza dei bottoni e decidere».
Ma c’è da fare i conti con le multinazionali, Bacardi e Campari, che hanno in mano una bella fetta di mercato. Che fare? Scendere a patti o andare allo scontro? Forse un po’ di strategia politica non guasterebbe. Bosco lo sa, Bosticco pure, Ricagno anche. Ad aprile ci sarà il rinnovo dei vertici del Consorzio. Toccherebbe alla parte agricola. È già partito il toto presidente. Ne parleremno tra qualche settimana facendo nomi e cognomi.
In chiusura risuonano bellissime e sagge le parole di Lorenzo Tablino, storico enologo langarolo e scrittore di vini che da sempre ama il mondo del moscato. Racconta del “Segreto di Santa Vittoria” (la vera storia è qui) di come, cioè, a Santa Vittoria d’Alba la popolazione riuscì a nascondere ai nazisti macchinari enologici e un ingente quantitativo di bottiglie di spumante di valore. «Tutti sapevano ma nessuno tradì e la popolazione di Santa Vittoria fu unita a difendere il proprio tesoro. Lì i nazisti fallirono perché gli italiani furono una sola cosa. Il mondo del moscato deve fare lo stesso». Ottimo. Speriamo che qualcuno abbia ascoltato.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

8 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. giovanni bosco 4 Gennaio 2017 at 09:34 -

    Innanzitutto dobbiamo chiarire una cosa. Il CTM non fa parte delle sette sorelle (Assomoscato, Agrinsieme Moscato, Vignaioli Piemontesi, Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Confcooperative) che hanno il diritto e la possibilità di intervenire nelle trattative con la parte industriale e come sono intervenute nell’attuale pubblicità. Il CTM è un movimento d’opinione che può solamente proporre ed eventualmente criticare certe decisioni prese. E’ come il “Grillo” nella favola di Pinocchio (ed ogni tanto fa la stessa fine).L’obiettivo finale del CTM è di aver in commercio 50 milioni di bottiglie di Asti Docg (e queste ci sono) e 50 milioni di bottiglie di Moscato d’Asti nelle tre versione :tappo raso, spumante e secco.Su questo argomento sono anni che ci battiamo e continueremo a batterci sino al risultato finale.Per quanto riguarda la pubblicità siamo perfettamente in linea con Lei. La pubblicità senza un’adeguata promozione non serve a nulla: La pubblicità dell’Asti docg se non è seguita da altrettanta pubblicità dell’Asti docg con i nomi delle aziende (a loro spese) non da nessun risultato. Idem con la pubblicità del Moscato d’Asti, se i produttori di questo vino non si propongono nei vari negozi, enoteche, supermercati il risultato è pari a zero. E questo l’abbiamo detto in tutte le riunioni e scritto su molti giornali. Essendo però il CTM solamente un movimento d’opinione si sta prendendo “scarponi” da ogni parte, non ultima la “diffida” del consiglio direttivo dell’Associazione dei Comuni del Moscato. Tutto questo però non basta a fermarci.Il 10.gennaio saremo a Castiglione tinella.
    Buon Moscato d’Asti

  2. contadina 3 Gennaio 2017 at 18:54 -

    Grazie per la risposta, seppur più celebrativa che attinente alle mie domante. Si evince che l’autostima non le è venuta a mancare, attenzione perché gli eccessi spesso si rivelano deleteri. Per contro, mi sento l’unica deficiente in un mondo di maestri. Le pongo ancora alcuni quesiti, gli ultimi, dopodiché consiglierei di lasciar cadere l’argomento per non risultare pedanti. Quando sono stati posti in essere i blocage-deblocage, senza un adeguato supporto commerciale e promozionale, quali misure ha preso il ctm per limitarne i danni? Quando ci hanno messo le mani in tasca togliendoci i diritti, che rappresentavano un valore reale in quanto vera merce di scambio, il ctm quale verbo ha proferito? Concorda che una valida azione promozionale è alla base di ogni mercato e che il periodo idoneo per renderla efficace è proprio quando la Berta fila? Tradotto: ai tempi della moscato-mania, di cui non siamo artefici, poteva essere il momento migliore per intraprendere un solido percorso promozionale che consolidasse le basi commerciali dell’Asti? Le rappresentanze agricole, ctm compresso, hanno mosso qualche passo in questo senso? Preciso che, dal mio punto di vista, fare promozione non vuol dire limitarsi allo stacchettino pubblicitario ma implica un approccio più complesso al mercato volto a far conoscere, distinguere, attirare l’attenzione, magari riuscire a creare un bisogno relativamente ad un prodotto. Poi, insindacabilmente, è necessario che tale prodotto continui a mantenere la credibilità sul mercato. Ma per raggiungere un simile obbiettivo è necessario rispolverare tutte le 4 c, o le 4p, del marketing e porle in essere. Solo quando vedrò movimenti in questo senso, che sia dalla parte agricola o da quella industriale, potrò credere che l’asti, in qualsiasi tipologia lo si voglia declinare, possa avere delle chances.

  3. giovanni bosco 22 Dicembre 2016 at 09:49 -

    Contadina. Chiesto scusa , ma non ho risposto alla sua domanda. Cosa è cambiato rispetto a 20 anni fa? Tantissimo 20 fa si vendevano appena 5 milioni di bottiglie di Moscato d’Asti. Oggi, grazie anche alle battaglie del CTM, se ne vendono oltre 30 milioni. Se così non fosse quest’anno e per i prossimi anni le rese per ettaro sarebbero state di 50 q.li per ettaro. Scusi se è poco.

  4. giovanni bosco 22 Dicembre 2016 at 09:43 -

    contadina. Da ricerche che ho fatto la Martini & Rossi e la Cinzano spendono nel mondo oltre 20 milioni di euro in pubblicità, tantè che il 90% delle bottiglie vendute di Asti DOCG sono di queste due multinazionali. Le ditte del territorio hanno ormai, da alcuni anni, abbandonato l’Asti per puntare sul Moscato d’Asti più semplice da vendere in quanto oltre ad esserci Asti (territorio) c’è anche il nome del vitigno.(vedi la Gancia che a fronte di 2 milioni di bott. di Asti DOCG ne vende 4 milioni di bott. di Moscato d’Asti): Questo è il motivo per il quale il CTM si sta battendo da oltre 4 anni per due nuove denominazioni : Moscato d’Asti tipo spumante e Moscato d’Asti secco. 50 milioni di bott. di Asti DOCG e 50 milioni di bott. di MOSCATO D’ASTI nelle tre versioni e noi avremo risolto il problema.Io ci ho messo le idee e la faccia a Voi tutti l’impegno entrando nel Consorzio di Tutela dove si prendono le decisioni..

  5. contadina 21 Dicembre 2016 at 20:38 -

    Mi auguro che il suo cammino fili dritto alla meta. Mi auguro che nel prox futuro il mio reddito passi dal vergognoso al dignitoso. Ma quali sono, mi illumini gentilmente, le multinazionali che dimostrano di crederci? Per ora io vedo pubblicità al prosecco Sant’Orsola, un 958 spinto con ottimi risultati, promozioni a moscati secchi non docg, e sento gossippare sulla probabile intenzione a vendere il marchio cinzano….di asti docg restano solo i pochi secondi dello stacchetto natalizio pagato da una classe contadina che si preoccupa più dei superi che della % di docg. Cosa è cambiato rispetto a 20 anni fa?

  6. giovanni bosco 15 Dicembre 2016 at 10:38 -

    Buongiorno signora Contadina, come sempre precisa, aggiornata e….curiosa. Nemmeno questa volta mi tiro indietro.Anche nelle più cruente battaglie ogni tanto ci si ferma per studiare le mosse degli avversari e impostare nuove strategie di combattimento.Oggi abbiamo le “sette sorelle” unite, ma questa unione serve al mondo del Moscato? La nuova legge sui vini ha tolto ogni potere alle Associazioni di Categoria (Assomoscato, Agrinsieme-Moscato, Gruppo Moscato presso I Vignaioli Piementesi) per darlo tutto al Consorzio dell’Asti con la regola “erga ommes” il CTM sta incontrando i Contadini del Moscato nei vari comuni, con quella di Sabato pomeriggio ad Alba, Sala dell Resistenza, sono 17, invitandoli ad aderire al Consorzio dove sono depositate le nostre richieste per la soluzione del problema Moscato.Dopo le feste continueremo il giro.Domenica a Costigliole d’Asti sono arrivati importanti personaggi dagli Stati Uniti a dire le stesse cose che da quarant’anni scrivo e dico io.Da quarant’anni predico(ex-seminarista) 50 milioni di bottiglie di Asti Docg prodotte dalle multinazionali che spendono oltre 20 milioni di euro all’anno in pubblicità all’Asti Docg con il loro marchio dimostrando di crederci ancora e 50 milioni di bottiglie (quarant’anni fa erano 20 ma gli ettari a moscato erano solo 7 mila) di Moscato d’Asti nelle quattro versioni : tappo raso, spumante ,secco e Sorì. Questo è l’obiettivo finale. E non permetterò a nessuno di intralciare questo cammino.

  7. contadina 15 Dicembre 2016 at 07:39 -

    Sig. Bosco, lieta di ritrovarla in forma smagliante, risoluto ed agguerrito più che mai…la versione mansueta ed accomodante di cui ha dato performance negli incontri Ctm metteva a disagio quanto l’ignoto!
    La parte agricola sembra aver raggiunto compattezza, peccato che all’appello manchi la classe contadina che non cambierà mentalità neppure quando sarà alla fame. Convengo che l’importante è che sia unita almeno la parte che ci rappresenta ma, mi chiedo, quale potere avrà di fronte ad una industria che manda chiari segnali di disinteresse all’Asti.? Nell’eventualità di proporre nuove tipologie di vino, quale sarà la strategia volta ad interessare aziende che già le commercializzano nella versione non docg, economicamente molto conveniente?

  8. giovanni bosco 9 Dicembre 2016 at 09:58 -

    Come ho ribadito ieri la parte agricola è più unita che mai.Le sette sorelle (Assomoscato, Agrinsieme, Vignaioli Piemontesi,Cia Coldiretti, Confagricoltura e ConfCooperativive) ormai fanno un blocco unico. dire pertanto che ci vuole l’unità nel mondo agricolo solo perchè il CTM fa le pulci al sistema è dire una gran cavolata.Fin che sarò io presidente il CTM non abbasserà i toni ma nemmeno abbasserà i pantaloni come purtroppo hanno fatto quest’anno molti addetti al lavoro.Mi auguro ancora che la pubblicità che verrà fatta non serva a nulla, altrimenti fra qualche anno, se si continua sulla linea di far pagare la pubblicità ai contadini, metà della vendemmia andrà in pubblicità.

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