Subito dopo la sua elezione a Presidente degli Stati Uniti d’America qualcuno ha fatto circolare la voce secondo la quale Donald Trump sarebbe astemio. Il “chisseneimporta” sarebbe d’obbligo se non fosse che i vini italiani hanno ottime performance sul mercato americano.
Naturalmente non possiamo verificare la notizia di un Trump astemio se non dopo il primo ricevimento ufficiale. Per la verità esistono foto con il neo presidente che brandisce un calice di vino, come quella che abbiamo tratto dal web. Tuttavia è certo che di vino il neo Presidente in qualche modo si interessa tanto da essere proprietario di una Casa vinicola.
La Trump Winery, infatti, si trova in Virginia, precisamente a Charlottesville.
L’estensione della tenuta è di tutto rispetto, oltre 500 ettari, ma sembra che quelli coltivati a vite siano 200.
Del resto la storia dell’acquisizione, che risale al 2011, è stata molto discussa dai media americani (leggi qui e qui) e la maison vinicola, condotta dal figlio di Donald, Eric Trump, è persino stata oggetto della campagna elettorale (leggi qui) a riprova, se ve ne fosse ancora bisogno, di quanto sia stata senza esclusione di colpi la sfida con Hillary Clinton poi vinta nettamente dal tycoon dal ciuffo biondo.
La Casa vinicola di Trump produce una decina di tipologie di vino tra spumanti, rossi, bianchi e rosè. Grande profusione di vitigni internazionali, soprattutto chardonnay e cabernet. Lo stile del packaging è decisamente europeo con riferimenti espliciti alle bottiglie italiane e francesi. E ovviamente, trattandosi di Trump, non poteva mancare al centro della tenuta uno splendido hotel con camere da favola e piscina ultra chic.
Dunque il neo Presidente Usa è un produttore di vino e questo, al di là dei suoi gusti personali, fa sì che potrebbe essere sensibile alle questioni legate alla produzione vinicola.
Gli Usa, come si sa, producono vino, soprattutto in California, ma ne importano molto dall’estero. Francia e Italia hanno negli Stati Uniti un importante mercato di riferimento soprattutto in relazione a tipologie di alta qualità.
È lecito quindi chiedersi quale sarà la politica di Trump in fatto di vini, se attuerà o meno, cioè, azioni di protezionismo commerciale nei confronti dei prodotti stranieri, vino compreso, o se prevarrà la ragion di Stato.
SdP
grazie Giovanni!
Come sempre sei sulla notizia. Bravo Filippo.