Barbera70 a Torino. La Barbera d’Asti docg acclamata da centinaia di winelovers. E in degustazione batte le colleghe straniere

inserito il 8 Ottobre 2016

Diciano la verità (la diciamo sempre qui su SdP): un po’ ce lo aspettavamo, ma la certezza. soprattutto per noi italiani, è sempre l’ultima ad arrivare. E così anche noi, con un altro centinaio di invitati tra giornalisti, operatori del settore, produttori di vino e intenditori, abbiamo tirato un sospiro di sollievo alla fine della degustazione comparativa tra nove Barbere internazionali: tre italiane, due Usa, altrettante argentine e slovene: Barbera d’Asti e Nizza docg (sempre da uve barbera astigiane) battono il resto del mondo 3 a 0, punto, set e incontro.
Tutto è accaduto venerdì sera (7 ottobre) nel corso dell’evento allestito dal Consorzio di Tutela della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato a Torino, nelle belle sale di Palazzo Barolo, proprio nel centro della capitale sabauda.
L’occasione l’ha fornita il 70° anniversario di attività dell’ente consortile guidato dal presidente Filippo Mobrici. Per l’occasione serata d’onore in grande spolvero con le sale di Palazzo Barolo aperte al pubblico per un buffet e una “lectio magistralis” di Adua Villa, sommelier e volto televisivo del vino italiano (Una Mattina, Prova del Cuioco, Gusto del Tg5 solo per citare alcune apparizioni in tv).
Ma prima del bagno di folla (oltre 300 persone accreditate attraverso il sito www.barbera70.com) la degustazione internazionale guidata da Piera Genta, eno-giornalista e degustatrice Onav, insieme a Joe Roberts, statunitense e blogger di vino.
Ne è venuta fuori una divertente comparazione tra Barbere piemontesi, d’Asti e Nizza docg, e vini fatti con lo stesso vitigno ma coltivato in altre aree del mondo, come le colline argentine, quelle della Slovenia o della California. Bene, a tasting eseguito un dato è emerso indiscutibile: la Barbera piemontese, in particolare quella astigiana, vince e gli “altri” perdono. E per nostro gusto personale all’ultimo posto ci mettiamo gli americani (Nord e Sud), mentre sono da tenere d’occhio gli sloveni che fanno Barbere davvero buone e gradevoli, appena un gradino sotto a quelle piemontesi, aiutati anche da un territorio molto simile a quello della Barbera d’Asti.
Per il resto la serata è stata un bel biglietto da visita per la “rossa del Piemonte” più amata, ma che può essere ancora più amata e conosciuta con iniziative simili a quella di Palazzo Barolo che il Consorzio ha intenzione di proporre in altre zone d’Italia (Milano e Roma su tutti) e anche oltreconfine.
Ha annotato Mobrici: «Abbiamo un prodotto eccezionale da un vitigno che è ormai considerato internazionale anche dal punto di vista della condificazione enoligica, essendo conosciuto e coltivato in tutto il mondo, ma che trova in Piemonte la sua zona di elezione. A Torino è stato il primo passo. Ne seguiranno altri. Il mondo deve conoscere la nostra Barbera d’Asti docg in tutte le sue declinazioni».
Tra gli interventi anche quello di Gianni Bertolino, presidente dell’associazione del Nizza docg una denominazione indentificativa di un vino prodotto in una zona ristretta (18 Comuni attorno a Nizza Monferrato) esclusivamente con uve barbera secondo un disciplinare rigoroso e molto selettivo (leggi qui).

F.L.

Lascia un Commento


I commenti inviati non verranno pubblicati automaticamente sul sito, saranno moderati dalla redazione.
L’utente concorda inoltre di non inviare messaggi abusivi, diffamatori, minatori o qualunque altro materiale che possa violare le leggi in vigore.
L’utente concorda che la redazione ha il diritto di rimuovere, modificare o chiudere ogni argomento ogni volta che lo ritengano necessario.