Sdp è lieta di presentare il primo esame autoptico su un panino che, come dice la pubblicità, fa parlare italiano al gusto McDonald’s.E sia ben chiaro che il nostro approccio è stato fermamente laico, improntato alla più completa autonomia di giudizio e lontano anni luce da posizioni ortodosse pro o contro.
Non è bastato. Ma perché siamo arrivati alla determinazione di mettere il McItaly sul freddo tavolo dell’anatomopatologo? Qui di seguito vi raccontiamo com’è andata.
Quando il ministro Luca “grease” Zaia annunciò in pompa magna di avere accorsato la benedizione ministeriale con tanto di logo e patrocinio, all’iniziativa puramente di marketing del colosso americano del fast food di farcire suoi panini con spacialità italiane, lo ammettiamo, pensammo che vabbè se un come lui, col pelo e contropelo del leghista celodurista, uno che non aveva guardato in faccia nessuno quando aveva lanciato la campagna brindiamo italiano (e pazienza se poi aveva fatto qualche spot in più per il suo amato Prosecco), aveva deciso per il sì qualcosa di buono doveva pur esserci. E che diavolo! ci eravamo detti, anche tra i lumbard ci saranno persone in gamba. Mica sono tutti come Borghezio! Insomma a monsù Zaia avevamo dato credito.
Lui, d’altra parte, aveva assicurato – e ancora assicura – che McItaly sarebbe stato un bene per l’agroalimentare nostrano, sempre a caccia di nuovi mercati da conquistare, che i sapori itaiani avrebbero contaminato positivamente il gosto omologato e omologante dell’armata dei cheesburger.
D’altronde il gusto italiano nei panini a stelle e strisce c’era già attraverso un accordo pre Zaia, firmato con quelli del Parmigiano Reggiano e con un paio di altri salumi tipici italiani.
Okkei. Sdp aveva concesso il beneficio del dubbio senza evitare di ricordare, però, che un altro sapore tipico italiano, quello della pizza, aveva sì conquistato il mondo accreditandosi come il cibo “fast” più conosciuto e mangiato al mondo, ma era stato stravolto e vessato in ogni parte del luogo, con varianti gastronomiche spesso orripilanti anche agli occhi dei non pizza-puristi.
Ebbene in queste settimane è accaduto di tutto. Reportage tv, inchieste giornalistiche, forum pro e contro, perfino, notizia di ieri, un’interrogazione parlamentare di 14 (quattordici) deputati Pd contro Zaia-uomo-sandwich e relativa contromossa del ministro che aveva accusato la sinistra di aver creato un nuovo Kgb del gusto (Kgb?).
Ma Zaia, che nel frattempo si è candidato anche alla presidenza delle Regione Veneto e non gli pare vero di aver sollevato un polverone con questa storia del McItaly che insieme a critiche e solidarietà gli porta pure una valanga di popolarità a costo zero, ha fatto di più: ha annunciato che Ministero (il Ministero!) e McDonald’s starebbero pensando a varianti regionali del Mcitaly.
E noi una di queste varianti del panino americoitalico l’abbiamo voluta analizzare con rigore alla Csi (non Crime Scene Investigation, ma Cibo Italiano Sicuro).
Abbiamo subito arruolato un mangiatore seriale di hamburger. L’esperto non ha la faccia di Gil Grissom, l’entomologo che guida la squadra di Las Vegas, e neppure di Horatio Cane, il criminologo esperto di esplosivi che guida il team di Miami.
È piuttosto un professionista cinquantenne, un po’ sovrappeso, ma ancora agile e scattante che per lavoro gira molto il mondo e, per questo, frequenta spesso i fast food dei cinque continenti, compresa qualche isoletta sperduta in mezzo all’oceano.
Ebbene a lui – che per motivi a noi ignoti ha chiesto l’anonimato – abbiamo chiesto di acquistare un McItaly in uno dei ristoranti McDonald’s piemontesi. Ecco cosa ha raccontato a Sdp.
«Mi sono recato al Mc nel pomeriggio del 25 febbraio 2010. Sono entrato e c’era un solo cliente davanti a me. Ho chiesto un Mcitaly da portar via. L’inserviente in due minuti l’ha confezionato. Ho pagato 4,20 euro. Ho portato il panino nel laboratorio dove lavoro ho acceso la telecamera, ho indossato un paio di guanti di lattice, per non contaminare quello che dopo avrei mangiato, e ho aperto la confezione»
Da qui in avanti la descrizione e le sensazioni del nostro esperto diventano personali.
«Subito l’aspetto del sandwich non è dei migliori. Mi aspettavo uno dei panini quadrati e bianchi che ho visto in tv, addentati da Zaia e dall’ad di McDonald’s Italia. Invece quello che hanno dato a me è rotondo, sembra un rosetta, è scuro e con puntini neri. Leggo sugli ingredienti che si tratta di pane al grano saraceno 100% italiano. Però mi ricorda quei pani “neri” che si mangiavano sotto la guerra e di cui mi parlava mia nonna. Mi appresto ad eseguire la prima autopsia di un panino transnazionale. Alzo la prima fetta, la “cupola”, è come se avessi fatto la famosa incisione a “Y” che i patologi eseguono per aprire un corpo umano. All’interno il pane è inzuppato di umori. Metto da parte la fetta-coperchio e subito mi si presenta la farcitura del McItaly. Inutile girarci attorno, per me non è un bello spettacolo. Ma sono abituato a ben peggio. Ho mangiato in Mc e fast food in remote province cinesi, al centro di convulsi centri urbani russi, o nelle magalopoli tutte cemento e cristallo dei Paesi Arabi. So perfettamente che all’aspetto non proprio gradevole del cibo, a cui siamo, invece, abituati noi italiani, posso corrispondere sapori più che accettabili.
Quindi vado avanti. Sposto con cautela grumi di cipolla gelatinosa, anche questa, assicura la confezione, è italiana doc. Sembra una gelatina perché forse l’hanno grigliata troppo. Quindi c’è l’insalata, un’unica fetta, anche un po’ appassita. Pazienza. Sotto la tanto decantata pancetta affumicata della Val Venosta. Anche questa è in un’unica fetta. Ora arriva il pezzo forte: l’hamburger di carne, ovviamente 100% italiana. È un disco bruno, troppo bruno. con venature ancora più scure. In fondo la seconda fetta di pane di grano saraceno. La consistenza è gommosa. Lo piego e sembra gomma. Ricompongo il tutto. mi sfilo i guanti di lattice e mi accingo a divorare il McItaly. Il primo morso è timoroso, il secondo speranzoso, il terzo invaso da dubbi, il quarto un po’ deluso, l’ultimo mia dà la certezza. Il McItaly non è all’altezza di quello che promette. Il gusto italiano non si sente. L’unico ingrediente che si salva è la pancetta valvenostana. Il resto è insapore. Inoltre il panino risulta talmente asciutto e difficile da mandar giù che mi bevo due coca di seguito. Insomma il gioco non vale la candela e se penso che con quattro euro e venti mi potevo comprare quattro cheesburger in offerta, oppure due panini col salame dalla signora Maria dell’alimentari sotto casa, mi arrabbio per davvero. Insomma va bene il marketing, va bene aiutare i prodotti tipici, ma per favore il gusto italiano è un’altra cosa».
Fin qui la cronaca, assolutamente personale, del nostro gastropatologo. Che vuol essere solo quella che è: un punto di vista per dire che forse i prodotti italiani si possono valorizzare in altri modi.
Sdp
Grazie per i complimenti! Più che ad un settore scientifico il gastro-patologo appartiene ad una categoria: quella dei commensali coraggiosi!
Complimenti per l’idea! Ma a che settore scientifico disciplinare appartiene il Gastro-poatologo? 🙂
Mi sento chiamato in causa dall’amico Adriano per numerosi motivi: sono un giornalista professionista, mi occupo di economia agroalimentare, con altri dello staff di Sdp sono stato tra gli ispiratori dell’autopsia al famigerato McItaly e, non ultimo, sono pure un papà. Ebbene devo dire che l’Adriano ha ragione su molto, ma, naturalmente, non su tutto. Vero che i pargoli quando possono ingurgitano schifezze, ma è pur vero che lo fanno molti adulti or ora vengo da un viaggi di lavoro è transitando davanti ad un fast food ho visto in coda non bimbetti o ragazzotti foruncolosi, ma compassati giovani manager in gessato e valigetta. Una tristezza… Essendo papà mi sono fato l’idea bizzarra che tocchi ai genitori educare i figli. Anche in campo alimentare. Con questo non voglio dire di vietare in toto il cibo spazzatura, ma di limitarlo a pochissimi episodi all’interno di un lungo e ininterrotto menù costruito sulla dieta meditterranea, meglio, quella dei nostri genitori e dei nostri nonni, con il latte a colazione, il pane e marmellata o burro o olio a merenda, pranzo e cena suddivisti tra pate, ministre, carne, insalate e frutta, magari bevendo della sanissima acqua del rubinetto che costa 400 volte meno di quella nel pet. Adriano ha ragione quando dà ragione a Petrini sul pane e salame, è una cosa talmente lapalissiana… che diventa rivoluzionaria. Non sono d’accordo invece su quel finale “…tanto vale che almeno ci sia un poì di materia italiana…”. Intanto che sia proprio tutta italiana è da vedere, eppoi siamo così sicuri che questo faccia bene all’immagine del gusto made in Italy. Un panozzo con una mega polpetta spiaccicata e anche un po’ bruciacchiata, una fetta di insalata, una di pancetta e mezza cipolla, mia nonna e mia mamma non me l”anno mai fatto. E io non l’ho mai fatto a mio figlio…
Devo dire che ne ho lette di tutti i colori sui blog enogastronomici in merito a questo “paninazzo” …..metterla in politica, dato il clima elettorale era quasi scontato….ma a differenza di colleghi anche ben più illustri di me, io di non mettere mai piede dal Mc ne faccio un vanto….quel vostro esperto in panini horror ci credo che voglia mantenere l’anonimato…..non mi pare una qualifica ma un attentato alla propria salute mangiare spesso robaccia del genere (eh,eh)
La cosa che mi fa più incavolare è che molti giornalisti sostengono la teoria secondo la quale sia in pratica obbligatorio portare i figli ad ingurgitare queste schifezze, pare che diversamente i pargoli vengano colpiti da chissà quali problemi e diventino dei complessati per non aver mangiato un Mc e qualcosa……quei furboni multinazionali ovviamente hanno organizzato vere e proprie sale giochi per figli che non socializzano più con gli altri perchè non socializzano neppure i loro genitori…sarà pure così ma anche in tempi di confusione alimentare come questi io rimango dell’idea che si possa educare i figli a mangiare di meglio,a cominciare appunto, come dice giustamente Carlin, dal pane e salame….capisco che ai più piccoli possano piacere le patatine fritte, ma quelle possono mangiarle anche in pizzeria, dove 90 su 100 sono migliori…
Comunque dal punto di vista commerciale, a vederla tutta, visto che la gente ama mangiare questi paninazzi gommosi tanto vale che almeno ci sia un pò di materia prima italiana, meglio che niente…buon appetito!
Grazie mille! Soprattutto per averci definito “ragazzi”, la componente quasi cinquantenne dello staff di Sdp ne è stata felicissima… Per il resto l’intento, lo ripetiamo, non era di demolire McItaly, ma di rappresentare, lo facciamo sempre, la realtà dei fatti supportata, questa volta anche dalle immagini: il panino italoamericano ha un gusto discutibile e non presenta al meglio le eccellenze italiane. Se sarà un business lo si vedrà quando i manager faranno i conti. Certo il ministero (e il ministro) potevano pensarci un po’ su prima di sposare i progetti McDonald’s. Magari giusto per una questione di opportunità istituzionale. E siamo contenti che Carlin Petrini, nella sua intervista a Fabio Fazio a “Che tempo che fa” del 27.02.2010 (http://www.chetempochefa.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-c3409e97-fcbf-45b5-a4e5-a134eae60e77-ctcf.html?p=0) abbia criticato il McItaly con un breve ma intenso inno al pane e salame. Viva!
Bravi ragazzi!
Ci siete andati un pò leggero, specialmente per la carne, ma ottimo inizio.
Penso che un’iniziativa di questo tipo tenda maggiormente a creare l’effetto indesiderato: ossia quello di svalorizzare i prodotti italiani. La ritengo una trovata prettamente commerciale che poco si sposa con la tradizione culinaria made in Italy. Se oltretutto la qualità del prodotto risulta essere quella che leggo ora…beh, non vedo proprio quale sia l’obiettivo. Sono d’accordo con voi quando dite che la valorizzazione dei prodotti italiani debba essere tutt’altra cosa. La cucina italiana è in tutto il mondo sinonimo di qualità. Le invenzioni bizzarre lasciamole a coloro che evidentemente devono sopperire ad una scarsa cultura e preparazione in campo gastronomico.
Andrea