Ancora acque increspate attorno al Consorzio dell’Asti tra nuove defezioni, rimpasti del Cda e i proclami dei Cobas del Moscato. Ecco le ultime cronache. Cominciamo dall’azienda, la quinta in poco più di due mesi, che ha deciso di uscire dall’ente di Isola d’Asti.
È la Marchesi di Barolo, maison storica dell’area barolistica, fondata due secoli fa dai Marchesi Falletti a cui si deve proprio la nascita del vino Barolo. La Casa vinicola ha in gamma produzioni limitate di Asti e Moscato d’Asti docg. Tuttavia si è chiamata fuori dal Consorzio. Perchè?
Spiega il presidente Ernesto Abbona: «La decisione è subordinata al fatto di avere come partner tecnico, per la produzione dell’Asti spumante docg, proprio la cantina sociale Vallebelbo di Santo Stefano Belbo. Uscita dall’ente la cooperativa che ci spumantizza l’Asti l’unica cosa che potevamo fare è stata uscirne anche noi».
Una defezione questa però per così dire tecnica, lontano, sembra e anche per ammissione dello stesso Ernesto Abbona, dalle polemiche e dalle critiche che hanno accompagnato le altre uscite. E che tuttavia allunga di fatto la lista di nomi fuori Consorzio.
A dicembre 2009 erano usciti, non senza clamori e polemiche, Martini & Rossi e Gancia. Poi era stata la volta della Cantina sociale Vallebelbo e quindi di un piccolo produttore, Giacinto Gallina di Santo Stefano Belbo. Ora è fuori anche la blasonatissima Marchesi di Barolo. Strappi più o meno dolorosi che fanno parlare e discutere. Ma se ci sarà voglia di ricucire la prima occasione sarà quella dell’assemblea della Commissione paritetica (decide l’accordo interprofessionale che fissa rese e prezzi per ettaro delle uve moscato) prevista a settimane. Al tavolo, oltre a Regione e Consorzio, anche Case spumantiere, vinificatori, cantine sociali e vignaioli con le organizzazioni sindacali rurali di riferimento. Consesso ideale per verificare umori, malumori o eventuali vogie di riappacificazione . Si vedrà .
E veniamo al rimpasto del Cda. Giovanni Satragno, presidente di Assomoscato (iscritti oltre duemila contadini) non entrerà nel Consiglio di Amministrazione del Consorzio dell’Asti, come aveva chiesto, indicando il suo nome, il vicepresidente di parte agricola, Evasio Polidoro Marabese. Al suo posto andrebbe un altro dirigente del sindacato dei produttori di uva. Lo ha confermato a Sdp lo stesso Satragno.
Marcia indietro strategica per avere le mani libere? «Nessuna strategia o retromarcia, solo valutazioni sulla mole di lavoro e di incarichi – assicura il presidente Assomoscato -. Non si può fare bene tutto. Come presidente di Assomoscato ho già molto da fare. Eppoi – precisa – non è esatto dire che la Produttori entra nel Cda del Consorzio come fosse una novità . Ci siamo già da un pezzo. L’ingresso di un nostro dirigente va solo a sostituire un nostro associato, già in Cda, che cambia di ruolo per andare a rappresentare la cantina sociale di riferimento».
Insomma Satragno, che in un primo tempo sembrava avesse accettato la nomina venuta dopo che il figlio di Ricagno, Stefano, aveva rimesso la nomina a consigliere di amministrazione del Cda presieduto dal padre, ora sceglie di restare fuori dal Cda affidando la rappresentanza ad un suo fedelissimo il cui nome sarà indicato nelle prossime settimane.
Intanto, sul fronte dei viticoltori, c’è da registrare l’assemblea generale del Ctm, il Coordinamento delle Terre del Moscato, movimento nato dai cosiddetti Cobas del Moscato, convocata a Santo Stefano Belbo. Il presidente Valter Cresta ha inviato una lettera a tutti gli associati in cui ribadisce come in questo periodo i vignaioli «non devono lasciarsi sfuggire l’occasione di rivendicare e ribadire la propria linea e le proprie idee per la risoluzione de problema e per un cambiamento di strategia del Ctm». Qualche siano i problemi da risolvere e la nuova strategia del Coordinamento dei Cobas del moscato lo si saprà nei prossimi giorni.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)