Antitrust e Moscato. Il presidente dei Comuni della zona di produzione, scrive a Ministero e Regione. Icardi: «Chiarite o a rischio l’accordo sulla vendemmia 2016»

inserito il 17 Maggio 2016

Dunque, la storia parte da una notizia pubblicata ad aprile da alcuni media, tra cui SdP, che dà conto come l’Antitrust, l’agenzia governativa che vigila sulla concorrenza nel commercio e non solo, abbia messo sotto la lente gli accordi interprofessionali tra produttori di uve e case vinicole che regolano rese e soprattutto prezzi dei grappoli per alcune tipologie di vitigni. Si parla di Cortese di Gavi, ma la mente corre anche al Moscato i cui prezzi da alcuni decenni sono regolati da quello che alcuni vecchi cronisti battezzarono un “patto tra gentiluomini”. Quella dell’Antitrust a noi, e non solo, parve un avvertimento che avrebbero potuto tradursi in “state attenti perché in Europa queste cose non si possono fare”. Le reazioni del mondo del moscato furono varie, come al solito. Qualcuno disse che il caso del moscato era diverso, altri che bisognava stare attenti che era in gioco tutto il sistema, molti preferirono il silenzio.

Luigi Icardi

Luigi Icardi

Ora questo silenzio è stato rotto da Luigi Icardi, presidente dell’associazione dei Comuni del Moscato, ma anche sindaco di Santo Stefano Belbo, centro cuneese della valle Belbo al confine con l’Astigiano che conta oltre mille ettari di vigne di moscato e aziende tra le più attive del Comparto. In sostanza il sindaco presidente sostiene che l’accordo tra vignaioli e vinificatori del moscato non è mai stato vincolante per la filiera, e richiama, semmai il gentlementagreement, cioè proprio un’intesa tra gentiluomini. Inoltre Icardi ricorda come anche in altri settori agroalimentari si sia proceduto ad accordi di rese e prezzi. Il sindaco, inoltre, paventa le incognite che l’eventuale cancellazione della Commissione paritetica del Moscato potrebbe portare al settore. Ora, per farsi un’idea delle argomentazioni del presidente dei Comuni del Moscato, SdP pubblica integralmente la lettera di Icardi che, vale sottolinearlo, altri media hanno pubblicato come annuncio a pagamento. Perché lo facciamo? Perché siamo convinti che il comparto del Moscato sia talmente importante da avere bisogno di un coro di più voci, anche non intonate tra loro, ma che lo traghettino verso uno sviluppo più armonico e concreto di quello attuale. Ecco la leggera di Icardi.

“L’Associazione Comuni del Moscato, come noto, è un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale che riunisce tutte le 52 Amministrazioni Comunali comprese nel territorio di produzione del Moscato d’Asti Docg ed è portatrice di un interesse collettivo che è quello del benessere delle comunità locali la cui economia si poggia sulla coltivazione, sulla trasformazione delle uve moscato e sulla vendita dei vini recanti la Docg “Asti”.

In qualità di presidente e nell’interesse del territorio che rappresenta l’Associazione Comuni del Moscato intendo portare all’attenzione di tutti i rappresentanti politici del territorio, dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte e del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali la necessità di chiarire, urgentemente, nelle sedi competenti alcuni punti non privi di contraddizione presenti nella pronuncia resa dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (A.G.C.M.), comunemente nota come Anti Trust.

L’AntiTrust il 22 marzo scorso, nell’ambito della propria attività consultiva, ha espresso un parere in merito agli accordi sui prezzi delle uve destinate alla produzione di vini Docg e Doc. Il caso nasce con riferimento alla cessione delle uve “Cortese”, tuttavia in ragione dei principi generali che vengono enunciati e le conclusioni cui perviene l’Anti Trust sono applicabili a tutte le varietà di uve destinate alla produzione di vini con denominazione di origine, compresa, dunque, anche la Docg “Asti”.

DIVIETO DI ACCORDI SUL PREZZO DELLE UVE

Si legge, infatti che: “L’Autorità intende sottolineare con fermezza la necessità di circoscrivere rigorosamente le intese di filiera a quanto consentito dalla normativa vigente, con espressa esclusione di accordi di prezzo delle uve e tanto più dei vini sfusi”.

Ebbene, gli accordi siglati nei vari anni in sede di Commissione Interprofessionale per il Moscato, (c.d. commissione paritetica) alla presenza dell’Assessore regionale non si sono mai tradotti in una determinazione dei prezzi, vincolante per il comparto. Per convincersene è sufficiente consultare uno qualsiasi degli accordi pubblicati sul sito internet della Regione Piemonte: le firme presenti, sia per la parte agricola che per le case spumantiere molto spesso non superano la decina.

Applicando i principi generali dettati in materia di contratti, e in particolare l’art. 1372 del c.c. che dispone “il contratto ha forza di legge tra le parti. Il contratto non produce effetto rispetto ai terzi che nei casi previsti dalla legge”, si conviene che l’efficacia degli accordi in questione è relativa e riguarda solo i soggetti che li hanno sottoscritti. Per i terzi il rispetto degli stessi, se vi è stato, è stato il frutto di una libera scelta, di un gentlementagreement che per anni ha reso più agevole le singole contrattazioni.

Vero è che la disciplina comunitaria, compresa quella relativa all’Organizzazione del Mercato Vinicolo (OCM) si pone a sfavore della fissazione dei prezzi in sede di accordi e pratiche concordate di organizzazioni interprofessionali riconosciute, ritenendole incompatibili con la normativa dell’Unione e comminando la nullità di tali accordi.In proposito si vedaquanto previsto dall’art. 210 comma 4 del Reg. 1308/2013 e dall’art. 101 del Trattato Fondamentale dell’Unione. E’ sufficiente, seguendo il dettato comunitario, che vi sia più di un’impresa che concorda con un’altra parte della filiera il prezzo del prodotto per dare origine ad un accordo vietato dalla legge.

Nel settore lattiero caseario, ben diverso da quello vinicolo, ma pur sempre caratterizzato dalla presenza di accordi interprofessionali regolamentati a livello legislativo, sia nazionale che comunitario, l’Anti Trust ha valutato in maniera positiva il caso della società Lactalis, che nel 2015 ha concluso, sotto l’egida del MIPAAF, con le organizzazioni sindacali agricole, un accordo sul prezzo del latte crudo.

Non ogni “accordo sul prezzo” viene stigmatizzato, spetterà dunque alle Autorità competenti valutare soluzioni compatibili con la normativa comunitaria e con gli interessi della filiera.

LIMITAZIONIAL“BLOCAGE-DEBLOCAGE” E ALLA VARIAZIONE DELLE

RESE

Maggiori perplessità desta l’Anti Trust quando afferma che:“si richiamano gli enti competenti a un uso il più possibile circoscritto di meccanismi di controllo delle attività d’impresa – in primo luogo il blocage-deblocage delle uve di cui all’art. 14 del D.lgs. n. 61/2010 – in quanto incidenti direttamente sulle disponibilità di prodotto ( e prezzi conseguenti) sui mercati finali”.

In tale contesto non ci si può esimere dal rilevare la contraddizione in cui è incorsa l’Anti Trust, posto che è lo stesso D.lgs 61/2010 recante il titolo “Tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei vini” ad assegnare alle Regioni specifiche competenze in materia di variazione delle rese e di regolamentazione della raccolta e dello stoccaggio dei vini.Le decisioni al riguardo, da adottarsi in casi specifici di squilibri congiunturali, di annate climatiche favorevoli o sfavorevoli, sono tuttisubordinati al parere preventivo dei consorzi di tutela e delle organizzazioni professionali di categoria, così come previsto dagli artt. 10 comma 1 lett. D) e 14 comma 10 e 11 del D.lgs 61/2010.

In assenza di una pronuncia della Corte Costituzionale che dichiari l’illegittimità di tali norme o di una sentenza di un Giudice che le disapplichi in quanto le ritenga contrarie ad una fonte del diritto comunitario, l’invito dell’Anti Trust a limitare il ricorso alle pratiche del blocage-deblocagee così pure gli interventi sulle rese, pare ridursi ad un mero suggerimento, privo di capacità coercitiva. Tale monito potrà essere l’occasione, tutt’al più, per introdurre motivazioni più articolate all’interno delle determine dirigenziali in materia.

Non si comprende quale altro effetto giuridico possa sortire, posto che, come si è ribadito, ad oggi tutte le decisioni in materia di rese e di stoccaggio sono state assunte nel pieno rispetto della legge – e segnatamente del D.lgs 61/2010 – e del Disciplinare di Produzione.

IN CONCLUSIONE

Tuttavia, il parere reso dall’Anti Trust avrà il drammatico effetto di causare la fine della Commissione Interprofessionale per il Moscato, (c.d. commissione paritetica) che da ben 36 anni costituisce, insieme al consorzio di tutela, un importantissimo organo di autogoverno della filiera del moscato d’Asti e Asti Spumante. Le aziende e le rappresentanze che siedono in Commissione, di fronte al rischio di sanzioni irrogate dall’Anti Trust, comprensibilmente, si asterranno dal partecipare ai lavori della Commissione, determinandone, di fatto, la fine e privando l’intero settore di uno strumento fondamentale, specie in questo periodo particolarmente delicato per il mondo del moscato d’Asti.

Appare evidente che la certezza del diritto sia un bene fondamentale e che non si possa accettare che enti e autorità diverse di uno stesso stato forniscano interpretazioni difformi riguardo a una norma di legge.

Alla luce di quanto illustrato, auspico che attraverso il confronto tra tutti i soggetti interessati, si possano sanare i dubbi sollevati a seguito del parere reso dall’Autorità Garante della concorrenza e del mercato.

Confermando massima disponibilità dell’Associazione Comuni del Moscato a collaborare per dirimere la questione, esorto, pertanto,la Regione, L’Assessorato all’Agricoltura a farsi parte diligente unitamente al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali,ai rappresentanti politici del territorio, di concerto con le organizzazioni interprofessionali, ad assumere le necessarie iniziative per porre fine alla situazione d’incertezza determinatasi a seguito della pronuncia dell’Anti Trust e ristabilire così le condizioni essenziali perché tutta la filiera produttiva dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg possa affrontare con serenità le importanti sfide che la attendono.”

Il Presidente dell’Associazione Comuni del Moscato

Luigi Genesio Icardi

 

1 Commento Aggiungi un tuo commento.

  1. giovanni bosco 20 Maggio 2016 at 07:17 -

    Vedrete che alla fine la palla passerà al Consorzio di Tutela dell’Asti e tutto finirà in tarallucci e Buon Moscato d’Asti….

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