L’Alta Langa vive e lotta insieme a noi. Chi, noi compresi, aveva pensato che lo spumante docg millesimato ottenuto solo da uve pinot e chardonnay coltivate in alta collina avesse a che fare con una crisi d’identità o, quanto meno, di invisibilità, non ha fatto i conti con le dichiarazioni del presidente del Consorzio di Tutela, Giulio Bava. «Siamo un Consorzio piccolo che però si sta ritagliando una nicchia nel panorama enologico italiano». La nicchia significa un potenziale da 650 mila bottiglie secondo le stime consortili dell’annata e un’area di produzione da 100 ettari, «che arriverà a 200 ettari entro il 2017» precisa Bava, compresa in una fascia collinare tra le province di Alessandria, Asti e Cuneo situata alla destra del fiume Tanaro, per complessivi 146 comuni. Precise le caratteristiche dei terreni su cui coltivare i vitigni di pinot nero e di chardonnay atti a produrre uve destinate a diventare Alta Langa: devono essere marnosi, calcareo-argillosi, con una fertilità moderata, posizionati solo in collina, la cui altezza minima deve essere di 250 metri sul livello del mare, off limits i terreni di fondovalle, umidi e pianeggianti. Il disciplinare, inoltre, prevede che ogni vigneto sia composto da almeno 4.000 ceppi ad ettaro. Indicati anche sistemi di allevamento (controspalliera bassa) e di potatura (Guyot tradizionale o il cordone speronato ad altezza massima dal suolo di 90 centimetri). Anche la resa per ettaro è precisa: 11.000 chilogrammi. Con regole così impossibile non fare un vino da memoria. «È vero – ammette Bava – a dispetto dei numeri ancora non eccelsi l’Alta Langa si fa ricordare e ha una ottima immagine. Per questo stiamo lavorando per farlo conoscere di più sul mercato di riferimento che è quello italiano». Step immediato un summit di sommeliers in quel di Verona con come tutor proprio il presidente del Consorzio. «Nel 2015 non siamo stati fermi: abbiamo partecipato a eventi di livello come il festival Collisioni nell’Albese e il Salone Nautico di Genova. Il progetto, compatibilmente con le risorse, è quello di promuovere e valorizzare quello che è e resta lo spumante orgoglio del Piemonte. Noi ci crediamo». E ci credono anche altre maison spumantistiche che stanno rimpolpando le fila del Consorzio. Oggi i soci sono 15, tra loro nomi eclatanti dell’enologia italiana, ma anche piccoli produttori, un po’ come accade nello Champagne e nel Prosecco. Sono: Avezza Paolo , Banfi Piemonte , Bera Valter , Bretta Rossa , Paolo Berutti , Giulio Cocchi , Enrico Serafino , Fontanafredda , F.lli Gancia , Germano Ettore , Martini & Rossi , Monteoliveto , Az. Agr. Pianbello , Tosti , Colombo Cascina Pastori. Imminente l’ingresso nel Consorzio dell’Alta Langa di altre eno-griffe come i canellesi Coppo e Contratto e Rizzi di Barbaresco. «È la dimostrazione che l’Alta Langa interessa alle aziende e ci può essere spazio per arrivare al nostro obiettivo storico che è il milione di bottiglie» dice Bava.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)