Il vino di Natale e la Shoa. Una storia vera di solidarietà umana accaduta tanti anni fa

inserito il 27 Gennaio 2010

Oggi è il giorno della memoria. Si ricorda la Shoa, l’olocausto di milioni di ebrei. Tra tanta efferratezza, tuttavia, ci fu anche profonda solidarietà umana. Eccone una testimonianza. «Ricordate il binario 21 di Milano? Quello da cui partivano i carri bestiame con gli ebrei mandati ai campi di sterminio nazisti? Ebbene nel 1943 c’era un binario 21 anche a Genova. Dalla stazione Brignole i convogli partivano scortati dalle SS. Io ero bambino, avevo solo 9 anni. Mio padre era capostazione, iscritto al partito fascista, come quasi tutti all’epoca che lavoravano negli enti pubblici, anche quelli che poi, dopo la Liberazione, hanno detto che non lo erano mai stati. A mio papà comunque quella folla di famiglie ebree che salivano sui treni delal morte non piaceva per nulla. Ma sui binari c’erano i tedeschi che urlavano ordini con i mitra in mano, c’era poco da scherzare. Mio padre però aveva il compito di controllare la lista delle persone in partenza. Così, quando poteva, cancellava qualcuno. Gente che conosceva, nostri vicini di casa, amici, amici di amici. Era un grande rischio. Se le avessero scoperto sarebbe salito pure lui sui quei convogli. Quando la guerra finì, a casa mia cominciarono ad arrivare per posta ad ogni Natale casse di vini dalla Francia. Precisamente dalla Borgogna. In quella regione era riuscita a riparare una famiglia ebrea che abitava proprio nella nostra strada e che mio padre era riuscito a depennare dalla lista delle SS. Per anni, al pranzo di Natale, abbiamo brindato con quell’ottimo vino. E tutte le volte mentre alzava il calice a mio padre luccicavano gli occhi, mentre mia madre correva in cucina con la scusa di controllare la cottura dell’arrosto. Ma io sapevo che ricordava i tanti che dalla lista non erano stati cancellati».

Enrico P. Genova

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