Chiusure vino. La francese Diam (con un braccio operativo in Piemonte) rilancia il “tappo che non sa di tappo” nella nuova sede di Cèret

inserito il 5 Ottobre 2015

Un nuovo stabilimento a Cèret, in Francia, nel cuore della Languedoc-Roussillon, un procedimento brevettato e collaudato per togliere dal sughero le molecole responsabili del sapore di tappo e la prospettiva di espandersi ancora di più nel mondo del vino e delle chiusure. La Diam, industria francese che ha a Calamandrana, nell’Astigiano, la sua sede italiana per via della storica partnership con la Paolo Araldo, rilancia il suo concetto di tappo che non sa di tappo di cui avevamo già scritto qui. E lo ha fatto, come raramente fanno altre aziende, mettendoci la faccia. Parlando, cioè, con un gruppo di giornalisti italiani e spiegando loro, ovviamente, il proprio punto di vista. Dicono i manager Diam: «Il nostro procedimento è sicuro, salute prima di tutto. Garantiamo fino a 30 anni i nostri tappi di granella di sughero purificata e trattata in modo sicuro e in grado di aumentarne tenuta e stabilità. Siamo in grado di offrire una gamma completa di misure e caratteristiche adatti a ogni esigenza». Un discorso chiaro, di parte, come è ovvio che sia fatto da chi opera per un’azienda in cui crede fortemente, anche con una certa passione professionale che, come era accaduto tre anni fa, non abbiamo fatto fatica a cogliere nelle parole di Dominique Tourneix, direttore generale di Diamo Bouchage, e Jean Luc Ribot, direttore commerciale di Diam Italia che ha quartier generale in uffici e stabilimenti dell’astigiana Paolo Araldo, storico partner italiano di Diam, rappresentata nel tour allo stabilimento di Céret (l’altra sede produttiva è a San Vincente de Alcàntara in Spagna) da Daniela Araldo e dalla figlia Rosa Rainero. Dunque Diam, con il suo tappo che non sa di tappo, ha scompaginato un settore che appariva immobile. L’azienda francese ha, di fatto, lanciato una sfida a chi, e sono molti, sostengono che il tappo naturale sia l’unica chiusura possibile, almeno per i grandi vini come i piemontesi Barolo e Barbaresco. Quelli di Diam sostengono di no. Ovviamente. E molti produttori sono con loro. Tra questi citiamo: Carpenè Malvolti, Cavit, Fontanafredda, La Scolca, Marchesi Antinori, Mastrobernardino, Michele Chiarlo. I numeri che Diam ha fornito confermano un’ascesa commerciale costante. L’azienda fa parte del gruppo francese Oeneo, quotato in borsa e che ha due attività in due settori principali: tonnelerie (cioè la costruzione di botti) con il marchio Seguin Moreau e i tappi (Diam). Il fatturato 2014/2015 del gruppo è stimato in 180 milioni di euro. Nel settore tappi Diam e le sue filiali internazionali realizzano un fatturato di 102 milioni commercializzando più di un miliardo di pezzi l’anno. Diam produce tappi per vini fermi, per vini spumanti (Champagne compresi) e alcolici. È evidente che Diam, in Europa e nel resto del mondo, abbia “aggredito” il mercato con un taglio imprenditoriale deciso che in qualche modo ha rimesso in discussione molte certezze commerciali. Tra i suoi clienti esteri dichiarati ci sono grandi maison francesi come Raveneau, Bouchard, Hugel, Riger Belland; champagne come Billecart Salmon, Mumm Perrier-Jouët o marchi di liquori come Rémy Martin, Courvoisier o Hennessy. Ma al di là dei testimonial e delle testi commerciali di Diam in questo servizio SdP non ha la pretesa di dirimere questioni commerciali o tecniche. Vuole unicamente presentare un punto di vista, quello della Diam Bouchage, che sostiene il proprio percorso industriale presentando e rilanciando quella che a tutti gli effetti è una innovazione nel campo delle chiusure per vino. E chi presenta una nuova idea va sempre almeno ascoltato. Esattamente quello che abbiamo fatto noi. Anche in considerazione del fatto che, per ora e secondo alcune ricerche, il 75% dei consumatori affianca la chiusura con un tappo in sughero ad un vino di qualità. E quello Diam è a tutti gli effetti un tappo di sughero. Qui di seguito le immagini e le video interviste che abbiamo realizzato nel corso di una visita allo stabilimento Diam Bouchage di Céret, nel Sud della Francia.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

 

 

 

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