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Gancia investe in Pinot di Pinot e Prosecco. Sull’Asti intenzioni e poche parole. Per ora. Intanto Tariko rassicura: «Buoni trend dappertutto»

Roustam Tariko arriva direttamente dalla Russia e arringa il popolo della Gancia, oltre 600 persone, assiepato nel cortile della bella foresteria di fianco alla stazione ferroviaria di Santo Stefano Belbo, a un tiro di schioppo da Canelli, nell’Astigiano, dove c’è ancora la sede storica della maison che, nel 1865, ha inventato il primo spumante d’Italia quattro fa passata dalle mani della sesta generazione Gancia a quelle dell’oligarca russo con, secondo la rivista Forbes, 1,2 miliardi di dollari di patrimonio. La carica dei 600

Dunque in principio è stato l’aperitivo in giardino. Il Tariko, come tutti avrebbero scoperto dopo dalle parole dell’avvocato toscano, Alessandro Picchi, stretto collaboratore del patron e presidente della Gancia, era ancora in volo dalla Russia e sarebbe arrivato da lì a poco via aerea.

Nel mentre, tra le fiaccole del giardino a sorseggiare gli spumanti “made in Gancia” viticoltori, politici locali, qualche giornalista e spiccioli di umanità che gira attorno al mondo del vino in questo angolo di Sud Piemonte che è diventato anche il 5o° sito Unesco proprio per i suoi paesaggi vitivinicoli di cui i Gancia sono stati plasmatori, insieme ai vignaioli s’intende.

Per noi di SdP c’è stato il tempo di un confronto con chi si occupa di marketing e ha seguito la realizzazione del nuovo spot Pinot di Pinot firmato Armando Testa. La nuova clip PdP, come abbiamo scritto qui, richiama molto l’atmosfera “party-no-party” di Martini & Rossi. Poi c’è la questione delle mongolfiere, tanto “Grappa Bocchino” versione Mike Buongiorno anni Ottanta. E quell’ammiccamento in stile “50 sfumature di grigio” con il claim di chiusura “Perlage a trois” che, prendendo spunto dalle tre tipologie di uva (pinot bianco, nero e grigio) che servono a fare il vino, ammicca all’idea di un “menage” sentimentale. Paolo Gennero, del marketing, non batte ciglio: «Volevamo una comunicazione che si facesse notare. Ci siamo riusciti» commenta. Indiscutibile.

Il futuro

Dopo anni di “confino” italiano Gancia è alla conquista dei mercati stranieri. Oggi punta su Uk soprattutto con il Prosecco. Lo confermerà anche Tariko in persona. Le bollicine venete, del resto, fanno buon business non solo per i produttori veneti, ma anche per i quelli piemontesi che ne sono tra i più grandi imbottigliatori e commercianti. Poi c’è il Pinot di Pinot, in tutte le sue declinazioni. La relazione stampa è esplicita: “Il 2015 – si legge- ha visto anche il ritorno in comunicazione in Italia di Pinot di Pinot con un nuovo spot tv. L’obiettivo è consolidare il posizionamento di Pinot di Pinot nella categoria di mercato dello Charmat secco, nel segmento più giovane dei consumatori, quello tra i 30 e 45 anni, che lo scelgono soprattutto per la sua autenticità e qualità. I numeri lo confermano: Pinot di Pinot Brut è leader incontrastato sia a volume che a valore nel segmento monovitigno del Pinot, con oltre il 30% di quota, mentre il Rosé continua ad essere la referenza più venduta nel segmento degli Charmat Rosé”. Infine un po’ di storia: “Nato nel 1980, Pinot di Pinot è il primo spumante a dichiarare in etichetta il nome del vitigno e delle uve con le quali è prodotto, dando vita ad un nuovo segmento di mercato, quello del monovitigno. Dal 2014 si presenta in una nuova bottiglia proprietaria, combinazione di eleganza, heritage e innovazione grazie ad un design esclusivo ispirato ad una storica bottiglia degli anni ‘60”.

La serata fila via liscia. Sul palco compare la soubrette Luisa Corna. Presenta Tariko e Picchi che si rimpallano dichiarazioni istituzionali. «Siamo un’azienda che crede fortemente nei valori del territorio e nella passione di chi vi lavora e i consumatori riconoscono questi asset; Gancia è infatti riconosciuto come lo spumante più presente sulle tavole degli italiani a Natale”. Applausi. «È grazie alla fiducia dei Conferenti che Gancia può puntare sempre più ad una posizione di leadership in Italia e nel mondo. Presente con i suoi prodotti in oltre 60 paesi, quest’anno abbiamo completato il rilancio in alcuni mercati di riferimento come l’Inghilterra, dove lo spumante italiano sta crescendo molto, e gli Stati Uniti, dove la domanda è molto alta sia di spumanti sia dell’Americano, uno dei nostri prodotti storici». Applausi.

E l’Asti docg? Dal marketing filtrano solo intenzioni, laconiche: «Ne parliamo sempre» e un’indicazione altrettanto minimal: «C’è l’Asti 24…», un’Asti docg, metodo classico, con bottiglia vintage che la Casa di Canelli ha immesso sul mercato un po’ in sordina. Peccato perché sarebbe un bel segnale per il mondo del moscato da parte dell’azienda “mamma” del primo spumante d’Italia. Tra l’altro all’aperitivo era presente anche lo stand del Consorzio con degustazioni di Asti e Moscato docg. C’è da augurarsi che Gancia lanci questo Asti in grande stile, magari in vista del Natale 2015.

Intanto, per tornare alla festa di venerdì, al tavolo di Tariko e Picchi, c’era un “grande vecchio” del vino, Vittorio Vallarino Gancia. Ultraottantenne, ma con la tempra di un ragazzo, ha distribuito ancora, col suo stile diretto, commenti e giudizi salaci sul mondo del vino. Uno su tutti: «Cosa penso dell’Asti docg? Per me bisognerebbe fare un vino che si chiama Canelli. Del resto l’uva moscato si chiamava così». Dirompente e vero.

Tra i conferenti alla festa abbiamo registrato un fermento moderato. Bene le indicazioni di Tariko e Picchi, ma quello che tiene banco tra il popolo delle vigne del moscato sono le solite beghe. Soprattutto il blocage/deblocage, cioè la possibilità di sbloccare una parte di eccedenze pari a 5 quintali per ettaro qualora il mercato lo richieda. Nell’ultima riunione della commissione paritetica che raggruppa Case spumantiere e agricoltori, che si è svolta lo stesso giorno della festa Gancia, c’è stato un nulla di fatto. La parte agricola spaccata tra favorevoli e contrari ha congelato tutto. L’uva intanto matura e sembra ce ne sia davvero tanta e di ottima qualità. Tariko lo ha detto in italiano perfetto: «Faremo grandi vini». Applausi.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

 

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